giovedì 3 giugno 2010
Già nel ’93 la polizia contro il sospetto killer. Il rapporto del giorno successivo alla scomparsa della studentessa indicava Danilo come possibile responsabile. Secondo la squadra mobile, la versione data dall’allora studente su come si fosse procurato una ferita alla mano non era credibile.
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Danilo Restivo? È un «teste da ritenersi non credibile». E che anzi «potrebbe celare fatti ben più gravi, che lo vedrebbero direttamente coinvolto, in danno di Elisa Claps». A 24 ore dalla scomparsa della studentessa potentina (12 settembre 1993), il cui cadavere verrà ritrovato il 17 marzo scorso nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, l’ispettore della squadra mobile del capoluogo lucano, Donato Pace, scrive un’annotazione di servizio al suo dirigente dell’epoca, Luigi Grimaldi.La nota reca la data del 13 settembre 1993 e riporta le risultanze dell’ispezione che il poliziotto conduce in un cantiere di scale mobili in costruzione, con Danilo Restivo - oggi accusato dalla magistratura salernitana di essere l’assassino di Elisa - sul quale ricadono i primi sospetti della scomparsa della sedicenne. Il documento, diffuso ieri dall’Ansa, mette in luce le prime anomalie di una indagine che la famiglia Claps ha sempre definito superficiale e caratterizzata da «colpevoli depistaggi». L’ispettore Pace, il 13 settembre 1993, conduce Restivo nel cantiere di Potenza dove il ragazzo, giustificando il ferimento a una mano, dice di essere caduto il giorno prima, intorno alle 13. Dopo cioè aver visto, secondo la sua versione, Elisa Claps nella chiesa della Trinità.«Sono andato nel cantiere per semplice curiosità», dice Restivo ai poliziotti, quel lunedì 13 settembre, aggiungendo che poco dopo avviene la rovinosa caduta, con gli occhiali da vista persi ma immediatamente recuperati «senza nemmeno una graffiatura», e un frammento di lamiera che si conficca nel dorso della mano sinistra.Da qui le considerazioni dell’ispettore sul giovane, che sarà condannato anni dopo dalla magistratura potentina a due anni e otto mesi per falsa testimonianza resa al pubblico ministero. «È opportuno far presente che la versione dei fatti inerenti alla caduta, illustrata sul posto da Danilo, è apparsa oltremodo inverosimile, perché se il citato teste fosse rovinato lungo la scalinata indicata... i danni fisici che avrebbe subito su tutto il corpo sarebbero stati molto più gravi della semplice ferita riportata alla mano sinistra. L’inattendibilità della dinamica dei fatti descritta... è avvalorata dal fatto che sia la scalinata, sia le pareti della stessa, sono costruite in cemento armato, allo stato ancora grezzo, il cui strato superficiale si presenta estremamente ruvido».Ed è «inimmaginabile», ammette l’ispettore, che se i fatti si fossero verificati così come narrato da Restivo, quest’ultimo non avesse riportato, «oltre alla semplice ferita, escoriazioni, tumefazioni o altri più evidenti danni». Appare evidente, aggiunge l’agente, che Restivo «stesse simulando la vera dinamica di quanto gli è successo». Inoltre, «dall’accurato sopralluogo lungo la scalinata dove il citato Restivo ha dichiarato di essere caduto, non vi erano frammenti di lamiera di alcun genere, né sono state rilevate, in tutto il luogo indicato, tracce di sangue». Quindi la conclusione: «Dall’analisi della ricostruzione dell’episodio della caduta esposta da Restivo Danilo... emerge chiaramente che il teste non è da ritenersi credibile. Lo stesso potrebbe celare fatti ben più gravi, che lo vedrebbero direttamente coinvolto, in danno di Elisa Claps».Intanto, da ambienti investigativi si è appreso che i magistrati inquirenti salernitani avrebbero avuto già pronte, dall’ottobre scorso, due richieste per il 38enne Restivo: una di misura cautelare e un’altra di rinvio a giudizio per omicidio volontario e occultamento di cadavere. La procura avrebbe prodotto una «ricostruzione logica» di notevole spessore nei confronti di Restivo - nel frattempo detenuto in Inghilterra per l’omicidio di Heather Barnett, il cui processo inizierà il 24 settembre -. I magistrati campani avrebbero tuttavia preferito una strada di maggiore cautela per «il timore di andare a un processo per omicidio senza un cadavere e senza la certezza assoluta che un cadavere vi fosse».Ieri Restivo ha ricevuto dai giudici inglesi la notifica del mandato di arresto europeo emesso dal gip di Salerno.
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