Come si fa a restare umani dopo tutto quello che è successo? «È ancora possibile – risponde mamma Egidia –. Anzi, se Vittorio fosse qui ci esorterebbe di nuovo, come faceva in tutti i suoi articoli dalla Palestina: “Restiamo umani”. Credo non ci sia modo migliore per ricordarlo e onorarne la memoria. Siamo tutti orgogliosi di lui». Per tutta la giornata di ieri, la villetta di Bulciago (Lecco) dove vive la famiglia di Vittorio Arrigoni - il cooperante italiano 36enne del Movimento di Solidarietà internazionale rapito ieri da estremisti salafiti vicini ad al-Qeida e trovato morto nella notte a Gaza City - è stata meta del mesto pellegrinaggio dei tantissimi che hanno voluto manifestare di persona il proprio cordoglio ai familiari. Alla mamma Egidia Beretta, che di Bulciago è il sindaco, a papà Ettore e alla sorella Alessandra, che vivono con grande dignità e forza d’animo questo momento di dolore. «Vittorio – racconta la madre – aveva conosciuto la Palestina nel 2002 e per lui era stata un’autentica folgorazione, tanto che, a quasi dieci anni di distanza, non so se sia stato Vittorio a scegliere la Palestina o la Palestina ad adottare Vittorio». La decisione di stabilirsi nella Striscia, dove viveva stabilmente da gennaio 2010, è stata appoggiata dalla famiglia, che assecondava Vittorio in quella che lui considerava una scelta di vita. Di più, una vocazione. «Noi eravamo contenti perchè lo vedevamo felice», ricorda ancora Egidia Beretta, che ha ricevuto la notizia della morte del figlio nel cuore della notte. «Verso le due del mattino – aggiunge – ci ha telefonato da Gaza un’amica di Vittorio, chiamata dalle autorità locali a riconoscere il corpo. Da lei abbiamo avuto la conferma che le nostre speranze erano finite». Da quel momento, a casa Arrigoni sono cominciate ad arrivare telefonate di cordoglio e, in mattinata, anche il prefetto di Lecco, Marco Valentini, ha fatto visita alla famiglia, impegnandosi a tenere i contatti con Roma per organizzare il rientro della salma. Al momento non è però ancora possibile ipotizzare quando Vittorio potrà rientrare in Italia. In attesa di dargli l’ultimo saluto, ieri sera gli amici lo hanno voluto ricordare con una veglia nella palestra delle scuole di Bulciago. Non si è svolto, invece, il presidio in piazza Aldo Moro, dove ieri pomeriggio stazionava un gruppo di pensionati, increduli per l’accaduto. Anche se tornava poco a casa, tutti in paese conoscevano Vittorio e il suo impegno per la pace in Palestina. A pochi passi ci sono il Municipio, con le bandiere a mezz’asta e la chiesa parrocchiale dedicata a san Giovanni evangelista. Sul sagrato, una statua di papa Giovanni XXIII con la scritta “Insegnaci la bontà, donaci la pace”. Due ideali per i quali Vittorio Arrigoni si è impegnato con tutto sè stesso fino a sacrificare la propria vita. «Vittorio – dichiara il sindaco di Lecco, Virginio Brivio, che ieri mattina ha telefonato alla madre – era davvero un operatore di pace, bellissimo esempio della generosità concreta e dello spirito di solidarietà che sono tipici dell’animo dei lecchesi». Alla famiglia sono giunte anche le condoglianze del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni («Queste manifestazioni d’odio e di disprezzo totale della vita ci inducono ad una riflessione che coinvolge tutti noi su come sia caduto in basso il rispetto della persona e della vita nel mondo di oggi. Nessuno si senta estraneo o indifferente ») e del presidente della Provincia di Lecco, Daniele Nava, che ha definito l’assassinio del cooperante «un gesto barbaro che impone una forte condanna e che ci lascia sgomenti».