sabato 27 aprile 2019
La Farnesina: Libia, migliorare il governo dei flussi. Secondo i dati Eurostat sono diminuiti di oltre un terzo i ragazzini in viaggio da soli. La maggioranza verso Germania, Italia e Grecia
Foto archivio (Ansa)

Foto archivio (Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

Respinti alle frontiere e lasciati a soffrire la fame. La faccia feroce dell’Europa sovranista ha il volto del premier ungherese Orban che, come ammette il suo portavoce, dopo avere srotolato il filo spinato lungo i confini, adesso rifiuta perfino un pezzo di pane ai migranti ricacciati indietro. Un Europa che non fa sconti neanche ai bambini migranti, che in gran numero si ammassano in Grecia o in Libia, ma per i quali non è prevista alcuna corsia preferenziale.

Ma cosa accadrà se dalla Libia dovessero ripartire migranti e profughi in massa a a causa del conflitto? «Se ci sono dei rifugiati e dei profughi –- ha detto il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi – abbiamo il dovere di accoglierli, e le cifre che sono uscite mostrano che l’Italia non si è mai tirata indietro sul dovere di accogliere chi cerca rifugio». Affermazione, quest’ultima, che in realtà si scontra con i numerosi episodi di respingimento avvenuti anche con navi italiane, per non dire delle inchieste per vicende come il caso della nave Diciotti e più recentemente la Sea Watch e Mare Jonio. Tuttavia, «dobbiamo governare meglio il fenomeno migratorio», ha detto il capo della diplomazia italiana incalzato dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, nel corso di un dibattito a Lecco. «L’Europa – ha aggiunto il ministro – è fortemente inadempiente».

A preoccupare sono soprattutto i minori migranti arrivati nell’Ue senza nessun parente adulto. Secondo i dati Eurostat diffusi ieri sono diminuiti di oltre un terzo rispetto al 2017, quando erano stati 31.395, segnando un ritorno ad un livello inferiore a quello del 2014 (23.100), anno in cui si era evidenziato un primo aumento rispetto al periodo 2008-2013. Oltre a Germania e Italia, i Paesi a ricevere il più alto numero di richieste d’asilo da parte di minori non accompagnati sono stati il Regno Unito (2.900; 15%) e la Grecia (2.600; 13%). I ragazzini soli hanno rappresentato il 10% dell’insieme dei richiedenti asilo con meno di 18 anni. La maggioranza sono maschi (86%); tre quarti di età compresa tra i 16 e i 17 anni (14.800 persone), mentre quelli al di sotto dei 15 anni rappresentano il 17% (3.400 ragazzi); il 7% non aveva però compiuto 14 anni (1.400 adolescenti).

Oltre la metà proviene da sei Paesi: Afghanistan (16%), Eritrea (10%), Pakistan e Siria (entrambi 7%), Guinea e Iraq (entrambi 6%). E se dalla Libia non arrivano buone notizie, di pessime se ne registrano lungo la rotta balcanica. Il portavoce del primo ministro ungherese Viktor Orbàn, Zoltàn Kovàcs, ha respinto le critiche riguardo il rifiuto di fornire cibo ai richiedenti asilo. Le sue dichiarazioni, però, costituiscono una conferma. Secondo Kovàcs, che ha risposto a una inchiesta del Guardian, le autorità hanno fornito «tutto il necessario alle persone che hanno il diritto legale di rimanere nella zona di transito», precisando così che che il cibo non viene fornito per quelli respinti «perché non soddisfano criteri per l’asilo». Numerosi attivisti per i diritti umani definiscono la politica adottata da Budapest come «una violazione senza precedenti dei diritti umani in Europa».

Viktor Orbàn ha costruito il suo programma politico sulla lotta all’immigrazione. Nel 2105, ordinò la costruzione di una recinzione lungo il confine meridionale del Paese con la Serbia, facendo poi approvare una tassa sulle organizzazioni umanitarie che forniscono un aiuto ai migranti. Secondo il Comitato ungherese di Helsinki, una Ong che offre assistenza legale a coloro che transitano nelle zone di confine, si potrebbe trattare di un «trattamento disumano e persino una tortura» ai sensi della legge internazionale sui diritti umani. Le dichiarazioni del governo lasciano intendere che i casi siano ben più numerosi degli otto documentati quest’anno e per i quali le autorità ungheresi hanno fornito alimenti ai richiedenti asilo solo dopo un intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo. Alcuni, in attesa della sentenza, sono stati lasciati senza mangiare per cinque giorni.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: