lunedì 4 marzo 2013
​Ad Arcore era stato organizzato un vero e proprio "sistema prostitutivo" di cui Ruby era "parte integrante". Lo ha detto il pm Antonio Sangermano nella requisitoria al processo sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi. Per l'avvocato Ghedini quella de pm Sangermano "è una ricostruzione squisitamente di parte​.
Il Pm dei minori: dissi di affidare Ruby a una comunità
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Ad Arcore era stato organizzato un vero e proprio «sistema prostitutivo» di cui Ruby era «parte integrante». Lo ha detto il pm Antonio Sangermano nella requisitoria al processo sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi.Il pm, nell'insistere su un «complesso sistema prostitutivo» organizzato attraverso l'aiuto soprattutto di Nicole Minetti, imputata di reato commesso con Lele Morta e Emilio Fede, ha parlato di remunerazione delle ragazze ospiti ad Arcore da parte dell'imputato in cambio di prestazioni sessuali. Remunerazione anche in «denaro in contante» e in «prospettive di inserimento professionale, financo politico» come è emerso anche dalle intercettazioni. «È falso che le cene ad Arcore fossero incontri conviviali arricchiti da qualche scenetta di burlesque» si legge in un passaggio della requisitoria. Il Pm, che ha parlato di «complesso sistema prostitutivo» organizzato durante le serate «scandite» da tre fasi, ha aggiunto: «Non si può non sottolineare la macroscopica anomalia per la quale l'imputato ha preso a remunerare con 2.500 euro al mese» le giovani poi chiamate a testimoniare in dibattimento. Lele Mora ed Emilio Fede sarebbero stati «disponibili a trafficare sesso a pagamento con Silvio Berlusconi per lucrare vantaggi economici». Per il pubblico ministero Mora e Fede, con Nicole Minetti, avevano organizzato quello che lui ha definito più volte «il sistema prostitutivo» che ha caratterizzato le serate ad Arcore, di cui Ruby era «parte integrante», un sistema «collaudato per il soddisfacimento personale» di Berlusconi. «Non siamo di fronte a una prostituzione di strada ma a un sistema più sofisticato ma non meno lesivo della dignità della donna». Nella sua discussione il Pm si è basato su molte intercettazioni e testimonianze anche delle cosiddette ragazze chiamate le "pentite del bunga-bunga". A differenza di queste, le altre giovani erano «ansiose di rimanere a dormire ad Arcore», per partecipare alla «terza fase» in cui erano scandite le serate al termine delle quali «venivano remunerate in cambio di prestazioni sessuali».A fronte di ciò «ci sono le balbettanti giustificazioni di alcuni di questi testimoni che contrastano con chi ha ammesso e ricostruito onestamente i fatti». È sempre il pm Antonio Sangermano, che ha messo in contrapposizione le deposizioni delle ragazze ospiti ad Arcore e che hanno «ammesso» quanto sarebbe accaduto, con le testimonianze delle giovani ritenute parte del "sistema prostitutivo collaudato per il soddisfacimento personale" dell'ex premier e che da lui sono state retribuite con 2.500 euro al mese anche dopo l'avvio del dibattimento. La requisitoria proseguirà venerdì prossimo 8 marzo e si chiuderà con la richiesta di condanna. Per l'avvocato Ghedini quella fatta oggi dal pm Sangermano «è una ricostruzione squisitamente di parte per giustificare le indagini e le intercettazioni e dare conto delle ragioni che hanno portato la procura a investigare su queste cene che non c'entrano nulla con il capo di imputazione. Oggi non si è parlato degli indizi relativi alla telefonata in questura e degli asseriti rapporti sessuali con Ruby, ma si è ricostruito il contenuto delle cene sulla base di alcuni frammenti di testimonianze smentite da altri».Sulla possibilità che la procura apra un'inchiesta a carico di Berlusconi su presunta corruzione delle testimoni che vengono retribuite con 2.500 euro al mese dal Cavaliere, Ghedini ribatte: «Se il pm ha qualcosa da contestare lo farà. Certo sarebbe peculiare visto che Berlusconi versa questo contributo alla luce del sole, non c'è nulla di segreto ed è una cosa nota alla procura da un paio di anni».
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