mercoledì 26 ottobre 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
Enzo è appoggiato all’angolo della chiesa parrocchiale. Intorno è devastazione. Piange. Il suo negozio, come tutti, lì davanti, è sommerso, inglobato nei detriti. Le porte della chiesa sono spalancate. L’acqua entra da una, esce dall’altra. In ogni casa del paese lo spettacolo è il medesimo. A terra, poco distante, emerge una statua di San Giovanni Battista. La puliamo. Enzo riprende le forze: «È il patrono del paese. Lo porto a casa mia». In chiesa non può tornare. Il fango la riempie, per mezzo metro. Mi chino per aiutarlo. Lui non vuole. Quella statua, ora, è la sua missione. È alta quanto lui. La carica in spalla e, barcollando la porta all’asciutto, a casa sua. Martedì ha cominciato a piovere dalla mattina. Erano le 10. Non ha più smesso fino alle diciassette. Un muro d’acqua. In un paese di mare come questo è una cosa normale. Dura dieci minuti, mezz’ora. Poi smette. Martedì su Monterosso, sulle Cinque Terre e sull’entroterra della Val di Vara sono caduti quasi cinquecento millimetri in sei ore. Nelle prime tre ore 243. «Nella devastante alluvione che ha colpito Genova lo scorso anno ne sono caduti 221», afferma Renata Briano, assessore regionale alla Protezione civile, che è arrivata ieri in tarda mattinata da Genova in barca, col presidente Burlando e un seguito di giornalisti. I due, con un minuscolo seguito, si aggirano spaesati fra le montagne di detriti. Lo spettacolo è inimmaginabile. La strada principale, via Roma, costruita sopra un torrente che scende dalla montagna, è saltata e appoggiata su un fianco. Nella stessa condizione sono altre due strade nel paese nuovo. Quando è successo, intorno alle 14 di martedì, l’acqua, che già scorreva sopra e sotto, ha cominciato a passare soltanto sopra, portando via ogni cosa. Le macchine sono scese in spiaggia. Sono andate in mare. Il porto a terra, con due scali e decine di imbarcazioni, non esiste più. Al suo posto una voragine. Raccoglie tutte le acque del paese in una cascata. Quando l’ho vista, alle 15,30 di martedì, faceva venire in mente la sudamericana "Garganta del diablo".E proprio il diavolo, martedì, deve essere passato da queste parti. Nella vicina Vernazza restano la bellissima chiesa medievale e i piani alti delle case. Il resto non c’è più. La calata a mare è cancellata. Inghiottita. E ti stupisci che non sia stata una strage. A Vernazza i morti accertati sono tre. Si cercano alcuni dispersi. A Monterosso non si hanno più notizie di Sandro, 35 anni. Stava cercando di mettere in salvo alcune persone. L’onda di piena lo ha colto di sorpresa. Qualcuno lo ha visto dalla finestra mentre cercava di aggrapparsi a un albero. Poi, solo acqua. Scendeva che era una furia. Fra i carrugi, come un fiume al disgelo. Guido Carriola, poco più che ventenne, la stazza imponente, l’hanno tirato fuori dal suo bar quando stava per essere travolto. Gabriele Marcellini è rimasto chiuso per ore nel suo ristorante invaso dal fango. Quando ormai temevamo il peggio ne è emerso vivo. Questa mattina era già lì, a spalare.In Val di Vara, a Borghetto, ci sono stati sette morti. Nella vicina Pignone, nell’entroterra di Monterosso, sono cadute due case. L’acqua ha spazzato la provinciale. Franco Betta, che si trovava a passare di lì, venendo da La Spezia, ha abbandonato la macchina con l’acqua dentro. Si è salvato per miracolo. Alcuni testimoni, a Vernazza, hanno visto un’auto con due persone finire in mare. Nessuno sa quanti siano i dispersi. Per due giorni le persone si sono contate. Se mancava qualcuno scattava l’allarme. Nessuno ha coordinato i soccorsi. Monterosso è isolata. Le due pale meccaniche che scavano nel centro storico arrivano dalla vicina Levanto, per iniziativa del proprietario, la ditta Queirolo. Soccorsi ufficiali: nessuno. Martedì c’erano i carabinieri della stazione locale, alcuni volontari. L’acqua ha spazzato anche una camionetta della Forestale. Ieri è arrivato qualche vigile del fuoco. La ferrovia verso La Spezia è interrotta. L’autostrada è interrotta. Renata Briano dice che ci sono frane che occupano strade e binari per tre chilometri complessivi. Il sindaco, Angelo Betta, è rimasto per ore isolato in comune, senza telefono, senza corrente elettrica. Lo trovo seduto dietro una scrivania mentre risponde al cellulare (il telefono fisso è interrotto) e cerca di mangiare del pane e un po’ di formaggio. L’unico alimentari agibile è stato preso d’assalto. Ora e vuoto. «Ci vorranno tre mesi – spiega Betta – solo per ripristinare i servizi: acqua, fogne, gas. Poi bisogna ricostruire tutte le strade, rifare la piazza, aiutare i commercianti…». Il disastro giunge al termine di una stagione turistica eccezionale. Nelle Cinque terre si sono contate un milione di presenze. Americani, giapponesi, cinesi, russi, tedeschi, australiani. Monterosso, 1500 abitanti, ha 3000 posti letto. Un fiore all’occhiello dell’economia nazionale… in ginocchio. Burlando è venuto dal mare, come l’uomo della canzone di Dalla. Il sindaco mi chiede, ironico e arrabbiato: «Li ha portati i soldi?». Burlando passeggia. Soldi non ne ha portati. «L’unica cosa che si può fare – mi dice – è farsi dare prima i 45 milioni stanziati per l’alluvione dell’anno scorso a Genova». Una goccia. E gli aiuti? «Abbiamo chiesto l’esercito». Anche il sindaco ha chiesto l’esercito. Basterebbero due mezzi da sbarco da La Spezia, con pale meccaniche e generi di prima necessità… I viveri arrivano grazie all’impegno di una ditta di navigazione locale, la Golfo dei Poeti. In chiesa l’acqua continua a entrare. Entro anch’io. Mi faccio largo nel fango. Emergono una statua del Sacro Cuore, una Madonna. Col vice parroco, don Selvaraj, cerco di estrarle. Non ci riesco. Mi rivolgo al Tabernacolo. L’acqua, più alta di quella dell’alluvione del ’66, si è fermata qualche centimetro più sotto. Piango.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: