mercoledì 21 settembre 2011
Sarà voto segreto, domani alla Camera, sulla richiesta di arresto del parlamentare Pdl Milanese. Polemica della Lega con Napolitano dopo le parole del capo dello Stato sulla secessione. Il capogruppo alla Camera Reguzzoni: «Il popolo è sovrano, conta di più». Il premier ha lasciato il Colle intorno alle 20.
Napolitano a Bossi: «Secessione, fuori da storia e da realtà»
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Sarà voto segreto, alla Camera, sul caso Milanese: la conferenza dei capigruppo di Montecitorio stabilisce che l'Assemblea domani si esprimerà, con voto elettronico, sulla richiesta di arresto del parlamentare Pdl. Ma, archiviata la querelle di metodo, la giornata si agita per la polemica della Lega con il Presidente della Repubblica, dopo le parole di ieri di Napolitano contro la secessione e per i toni con i quali dall'opposizione si chiede un cambio della guardia a Palazzo Chigi. Presto, "prima che ci scappi il morto" per dirla con Antonio Di Pietro.

La mattina vede il capogruppo leghista alla Camera, Marco Reguzzoni, ricordare prima che "il popolo è sempre sovrano e quindi è l'unica figura che è sempre sopra il Capo dello Stato" e precisare poi che "per principio e anche per doveroso rispetto non commentiamo mai le dichiarazioni del Capo dello Stato". Le parole di Reguzzoni suscitano la reazione sdegnata dell'opposizione: "È grave e inaccettabile l'attacco della Lega al capo dello Stato - dice Enrico Letta (Pd) - ed è oltremodo inopportuno in un momento drammatico come questo. Il Quirinale sta tenendo unito il Paese che il governo di Berlusconi e Bossi sta invece portando alla retrocessione".

La maggioranza è alle prese con la vigilia del voto in Aula sull'autorizzazione all'arresto di Marco Milanese: la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha discusso oggi a lungo della questione, dopo che il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha chiesto che si votasse con le palline, per impedire che con il voto elettronico, come successe il 20 luglio, i deputati possano usare l'indice della mano sinistra per rendere palese la loro intenzione. Fini non ha accolto la richiesta ricordando che l'articolo 55 del regolamento della Camera stabilisce "che si possa votare con le palline solo in caso di malfunzionamento del dispositivo elettronico".

È Di Pietro a legare la vicenda dell'ex consigliere di Tremonti alle sorti del governo e a chi chiedere ruvidamente che Berlusconi lasci evocando potenziali, e cupi, scenari sulle conseguenze che una crisi politica porta a livello sociale. Questo è il clima in cui si inserisce il colloquio del pomeriggio al Quirinale tra Berlusconi e Napolitano, durato dalle 19 alle 20, al termine del quale il premier si è recato a Palazzo Grazioli senza rilasciare dichiarazioni.

Domani l'agenda della giornata è di quelle 'pesantì. Si aprirà con un Consiglio dei ministri su nota di variazione al Dpef dopo la manovra e misure per il sostegno alle opere pubbliche, ma si tratta anche della prima occasione di confronto collegiale tra Berlusconi e i suoi ministri dopo le vicende degli ultimi giorni legate alle tensioni internazionali e alla cronaca giudiziaria. Poi ci sarà il voto alla Camera su Milanese e, a seguire, un vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli. Preceduto, stamattina, da un faccia a faccia tra lo stesso Berlusconi e Umberto Bossi.

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