giovedì 20 marzo 2014
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Il giorno del giudizio è fissato: il 10 aprile il governo sceglierà i tagli alla spesa pubblica che dovranno finanziare il taglio delle tasse. Oltre non si può andare. Sia perché quel giorno deve essere presentato il Def, il Documento di economia e finanza che registra tutti le variazioni nei dati macroeconomici (nuove stime del Pil e del deficit), compreso il nuovo impatto della spending. Sia perché la predisposizione del decreto per alzare le detrazioni Irpef non può essere procrastinato a lungo, data la volontà di Matteo Renzi di presentare «la più grossa operazione di sinistra degli ultimi 20 anni» entro l’1 maggio, festa dei lavoratori.Fissato il timing, c’è il problema delle scelte. Da Palazzo Chigi sembra essere arrivato un «via libera» definitivo al ridimensionamento del programma F35. E non è un caso se ieri c’è stata profonda fibrillazione intorno a questo tema. Il Quirinale ha convocato e presieduto il Consiglio supremo di Difesa (cui partecipano lo stesso premier, i ministri di Difesa, Esteri e Sviluppo, il Mef e il Capo di stato maggiore, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli), ed è riuscito a strappare all’esecutivo qualche mese di tempo per stendere un "Libro bianco" sullo strumento militare - una sorta di nuovo quadro strategico che dovrebbe orientare le scelte da assumere l’anno prossimo, dato che il documento dovrà essere predisposto entro la fine del 2014 -. Ufficialmente, fanno sapere del Colle, non si è parlato nello specifico degli F35. Ma fonti parlamentari vicine al premier affermano invece che il tema dei nuovi caccia è emerso ed è stato anche causa di momenti di gelo. Perciò M5S ha gioco facile ad accusare Napolitano di essere «la sentinella della commessa».Quasi negli stessi istanti in cui si è svolto il Consiglio, poi, il Pd ha fatto capire chiaramente da che parta sta. Una relazione del gruppo democratico in commissione Difesa a termine dell’indagine parlamentare sui sistemi d’arma stronca il programma F35 con parole nette: «Non ci sono ritorni industriali significativi, le tecnologie sensibili sono americane, gli Eurofighter possono avere ancora sviluppi positivi e per gli aerei a decollo verticale ci sono altre soluzioni». Insomma, tante «criticità» che spingono ad un «ridimensionamento significativo». Lockheed Martin, l’azienda Usa che produce i caccia, sente il fiato sul collo e avverte: «Sono in gioco 6300 posti di lavoro nell’anno di massima produzione, 15,8 miliardi di dollari di benefici economici». E si ricorda la precedente riduzione della flotta da 131 a 90 (governo Monti). Ma Renzi vuole tagliare ancora. Così come, rispetto al piano-Cottarelli, vuole intervenire con più durezza sulle partecipate. Mentre per le pensioni d’oro, ormai, si rinvia al 2015: il polverono che si è creato intorno alla previdenza impone cautela.
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