lunedì 24 marzo 2014
Ai microfoni del Tg1 Renzi "twitta" le sue posizioni, contro la "strana coppia". La leader Cgil: così si indebolisce la democrazia.
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Gli attacchi di Confindustria e Cgil non lo scalfiscono e non intende fare passi indietro rispetto agli stipendi dei super manager: se a maggio gli impegni presi con gli italiani saranno rispettati, Matteo Renzi si dice disposto ad incassare qualsiasi tipo di polemica. Il presidente del consiglio ha preso al parola davanti ai microfoni del Tg1 rinunciando ai 140 caratteri di Twitter per rispondere alle prese di posizione della "strana coppia", come lui stesso l'ha definita, composta da Susanna Camusso e Giorgio Squinzi. Strana perché per vent'anni, come ricordato dal premier, sindacato e industriali se le sono date di santa ragione mentre ora " si arrabbiano" con il governo perchè "ha abbassato l'Irap. Bene, ce ne faremo una ragione", ha sottolineato Renzi con il sorriso sulle labbra: "L'importante è che l'italia si rimetta in moto". "Posizioni come quella di Renzi, che riducono le forme di partecipazione, indeboliscono la democrazia. Sempre. Non è un giudizio su questa fase, ma un'affermazione di scuola". Così la leader della Cgil Susanna Camusso in un'intervista alla Stampa in cui ribadisce: "Cancellare la rappresentanza è un errore ed espone a rischi". "Scavalcare le parti sociali è una mossa conservatrice".Il registro renziano non cambia nemmeno quando il discorso si sposta sui manager, per i quali il governo prevede un drastico abbassamento del tetto massimo degli stipendi: a dare voce agli scontenti è stato l'ingegner Mauro Moretti che ha minacciato, non solo di lasciare le Ferrovie dello Stato, ma l'Italia. "Resisteranno a parole", ribatte Renzi, "ma poi è naturale che le cose cambino" perché "non è possibile che l'ad di un una società guadagni mille volte più di un operaio. Noi non molliamo, dobbiamo tornare a un principio di giustizia sociale". Il modello, dunque, è quello di Olivetti e del rapporto 1 a 10 tra lo stipendio dell'operaio e quello del manager.
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