lunedì 11 agosto 2014
Un altro tentativo del governo italiano verso l'apertura di un canale di comunicazione con New Delhi per sbloccare una vicenda che va avanti ormai da due anni e mezzo.
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Una soluzione "rapida e positiva" al lungo e complicato caso che vede al centro i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. È l'auspicio espresso oggi dal premier Matteo Renzi al primo ministro indiano Narendra Modi nel corso di una telefonata che, al di là dei contenuti, è stata un altro tentativo del governo italiano verso l'apertura di quel canale di comunicazione con New Delhi con la speranza che un accordo tra i due governi possa servire a sbloccare una vicenda che va avanti ormai da due anni e mezzo. E almeno sul fatto che bisogna parlarsi, Roma ha trovato una sponda nel premier indiano che si è detto d'accordo con Renzi sulla necessità di "mantenere un dialogo ravvicinato a tutti i livelli". Meno conciliante la posizione sul percorso giudiziario del caso, che è quello a cui il governo e i due marò tengono di più. Modi ha infatti rassicurato il premier che la giustizia indiana è libera, indipendente e farà tutti gli accertamenti del caso. Ma, in sostanza, ha invitato l'Italia a mettersi l'animo in pace e accettare che la giustizia indiana faccia il suo corso. A una settimana dalla visita a New Delhi del ministro della Difesa Roberta Pinotti, la seconda in soli cinque mesi, il governo continua il suo affondo diplomatico premendo sull'esecutivo indiano perché affronti la vicenda dei due militari italiani, bloccati in India dal febbraio del 2012 con l'accusa di aver ucciso due pescatori del Kerala. Già a inizio mese Renzi s'era detto "molto fiducioso nel nuovo governo indiano" e aveva espresso la speranza che l'esecutivo Modi "nelle prossime settimane" avesse "la possibilità di affrontare" la vicenda dei due marò" e di "recuperarla in una dimensione di collaborazione" sulla base "del diritto internazionale". Per la verità, durante la sua campagna elettorale, il premier indiano aveva assunto posizioni dure sui marò. Ma, secondo molti analisti indiani, con il passare del tempo e con una vicenda che se mal gestita può arrecare danno all'immagine dell'India, potrebbe crearsi lo spazio per una soluzione diplomatica in cui nessuna delle due parti esca chiaramente sconfitta e che permetta di raggiungere l'obiettivo più importante: il ritorno in patria di Latorre e Girone. Oggi, però, nella telefonata con Renzi il premier indiano è sembrato indirettamente escludere quest'ipotesi. "La parte italiana permetta un proseguimento del cammino del processo indiano", è stato l'invito di Modi che poi ha sottolineato che "la giustizia indiana è libera, giusta e indipendente" e "considererà tutti gli aspetti" perché una "soluzione giusta e rapida" della vicenda "è nell'interesse reciproco". Anche in vista di un "ulteriore rafforzamento" dei rapporti economici e commerciali tra Italia e India, di cui i due premier hanno parlato oggi. La scorsa settimana il ministro Pinotti da New Delhi aveva ribadito la volontà dell'Italia di "aprire un canale importante di comunicazione" con il governo indiano. Sperando, questo è il punto cruciale, che il dialogo possa avere un esito diverso. E, secondo l'Italia, "il fatto che ci siano due governi nuovi può agevolare in questo senso". Su questo punto la posizione di Modi è sembrata più vicina agli auspici del governo italiano. Lui e Renzi "si sono detti d'accordo di mantenere un dialogo ravvicinato a tutti i livelli". Il tempo non è però dalla parte dei due militari italiani. Da un punto di vista giudiziario il caso in questi giorni vive una fase di stallo. Anzi, sui due ricorsi alla Corte Suprema indiana non si prevedono novità per molte settimane. Le due udienze di fine luglio nel tribunale speciale e nella Corte Suprema di New Delhi per il rinnovo delle garanzie bancarie a sostegno della libertà dietro cauzione dei marò si sono rivelate pura routine e non hanno modificato la situazione.
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