venerdì 21 marzo 2014
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A tagliare la testa al toro ci ha pensato lo stesso premier da Bruxelles. "Non è intenzione del partito democratico inserire il mio nome nel simbolo del Pd". Ma la proposta di "sfruttare" il nome di Renzi per tirare la volata al Pd alle europee ha tenuto banco tutto il giorno. A lanciarla, parlando di un "valore aggiunto" il vicepresidente del pd Matteo Ricci. "Tatticamente sarei d'accordo" risponde a stretto giro di posta Elisa Simoni sottolineando che non c'è da scandalizzarsi ma anche che il vero problema è rafforzare il partito. "Comunque vada - è il pensiero di Isabella De Monte, della direzione dem - gli italiani alle prossime europee voteranno a favore o contro Renzi. "Il precedente di Walter Veltroni nel 2008 portò il partito al suo massimo storico" ha detto De Monte. Dopo il no di Renzi, lo stesso Ricci ha commentato: "Sono convinto che comunque con il suo nome certamente il Pd avrebbe preso più voti con una ricaduta positiva anche sulla tornata delle elezioni". Anche sul web la proposta Ricci è stata ampiamente dibattuta. Le motivazioni dei detrattori si basavano sul fatto che mettere Renzi nel simbolo del Pd equivarrebbe a mettersi "sullo stesso piano di Berlusconi e Grillo", "sarebbe una pazzia visto che il Pd è l'unico partito non padronale" e "Veltroni fece una sciocchezza". Alcuni militanti invece non hanno nascosto che in certi casi "il fine giustifica i mezzi" e che il riferimento a Renzi avrebbe potuto rappresentare un "incentivo" per molti elettori. Ma il dibattito, a quando sembra, si è rivelato del tutto virtuale.
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