venerdì 24 gennaio 2014
Il segretario avverte la minoranza Pd e "piccoli": modifiche solo se tutti d’accordo. Poi rassicura il premier: «Io a Palazzo Chigi? Faccio un altro mestiere».
Letta apre alle preferenze e al rimpasto
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Inizia il percorso ad ostacoli per la legge elettorale. Matteo Renzi non chiude, ma avverte: se salta tutta la riforma è la stessa legislatura a rischio. Il messaggio è rivolto innanzitutto alla minoranza interna che ieri ha serrato le fila. «Modifiche sono possibili - concede il segretario del Pd -, il Parlamento è libero, ma che tutti siano d’accordo. Altrimenti ricomincia tutto d’accapo». Il voto segreto, però, rimanda a scenari già visti. Renzi invita a non giocare col fuoco: «Qualche franco tiratore ci sarà, ma se faranno fallire la riforma elettorale senza metterci la faccia, dopo quel che è accaduto per l’elezione del presidente della Repubblica, allora la strada della legislatura sarà in salita. Non affosseranno la legge elettorale – avverte – ma la legislatura».Da Renzi, parlando al Tg3, anche messaggi distensivi verso Enrico Letta: «Il governo deve darsi un bello sprint e credo che ci siano tutte le condizioni perché avvenga. Nel patto di governo, però, non ci siano solo espressioni in politichese ma cose concrete. Il governo è Letta, io faccio un altro mestiere».La richiesta del voto di fiducia sul decreto Imu-Bankitalia ha imposto la sospensione dei lavori di tutte le commissioni - compresa la Affari costituzionali dove il testo dell’Italicum è stato incardinato l’altra sera - regalando un giorno in più di riflessione che i partiti recalcitranti e la minoranza Pd hanno utilizzato ieri per affilare le armi. Nel piatto al primo posto c’è l’introduzione della preferenza, sposata ieri anche da Letta, su cui la minoranza Pd promette battaglia, e non meno fanno Popolari per l’Italia e Scelta civica, e lo stesso Ncd. Ma da quest’orecchio Berlusconi e Verdini non ci sentono proprio, di qui il rischio che tutto salti evocato da Renzi. Sotto la lente anche il funzionamento del premio di maggioranza e le soglie minime che rischiano di lasciare senza rappresentanza grandi aree di consenso. La commissione verrà convocata oggi dopo il voto di fiducia e verrà fissato il termine per gli emendamenti. Lunedì e martedì, poi, la commissione dovrebbe votarli per portare il testo in aula mercoledì 29 con l’obiettivo di arrivare al primo sì di Montecitorio al testo entro fine mese.Nel corso di un vertice del Pd col ministro Dario Franceschini, i democratici si sono dati una linea di difficilissima attuazione: l’impegno è di concordare modifiche unitarie su cui far convergere anche agli altri partiti che hanno sottoscritto il testo, ossia Forza Italia e Ncd. Fra i nodi affrontati anche quello non marginale, di carattere tecnico, del complicato ridisegno dei collegi che andrà formulato sotto la regia del Viminale.
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