sabato 6 dicembre 2014
​Berlusconi e M5S: ora al voto. No di Grasso e Alfano.
Tra urla e proteste Marino ora chiede «giunta di salute»
Recuperare il senso del nostro agire di Paola Binetti
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«Quello che emerge dalle indagini in queste ore fa letteralmente schifo. Un sistema di potere corrotto, denari ai politici e non solo ai politici. Vale, come sempre, la presunzione di innocenza, per tutti. Ma vale anche l’auspicio che si faccia presto a fare i processi. Perché abbiamo il diritto di sapere chi ha rubato». Il premier Matteo Renzi va giù duro sui corrotti, ma invita anche a non generalizzare, perché «non siamo tutti uguali, come qualcuno vuole far credere: esistono migliaia di persone per bene». Tra questi inserisce a pieno titolo il suo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, un «galantuomo» tirato in ballo ingiustamente», perché «prendere una tangente non è la stessa cosa che fare una foto a cena. Se passa questo vince chi dice che sono tutti uguali». Per il resto, l’impegno che prende è solenne: «Più vengono fuori questi scandali, dall’Expo al Mose fino a Roma, più sarà chiaro che questa è la volta buona in cui non si fanno sconti a nessuno. Nessun giudizio anticipato, ma nessuno sconto: questo è l’impegno del Pd». Renzi, insieme a tutto il Pd, fa quadrato attorno al sindaco Marino: «Sia chiaro: la città di Roma è la capitale di questo Paese. Non consentiremo - insieme al Sindaco e a tutti i cittadini onesti che sia accostata a fenomeni squallidi come corruzione e disonestà». La pressione su Marino perché si dimetta è comunque fortissima. In campo scendono i leader nazionali. Primo tra tutti Silvio Berlusconi, che afferma: «Sono convinto che l’unica soluzione accettabile sia quella di uno scioglimento immediato del Consiglio Comunale procedendo conseguentemente all’immediata convocazione di nuove elezioni per la città di Roma». Una richiesta, quella di dimissioni della giunta, che viene anche dal M5S: «Il cancro – dice il dirigente nazionale Luigi Di Maio – non potrà mai estirparlo chi l’ha creato. Per questo Marino se ne deve andare e il Consiglio comunale deve essere sciolto. Ma ma non ci accontenteremo solo delle elezioni: è necessario che i responsabili di questo sfascio non si ricandidino ». Risponde a entrambi Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario del partito romano: «Berlusconi e Di Maio, la strana coppia unita contro chi sta combattendo le infiltrazioni criminali in questa città». La vicenda sull’opportunità o meno dello scioglimento del Consiglio capitolino diventa un caso nazionale. Il presidente del Senato Piero Grasso, forte della sua esperienza di procuratore nazionale antimafia, commenta: «Per sciogliere un Comune ci vuole ben altro rispetto a quel che conosco io, il Comune di Roma mi pare che sia al di fuori di queste tematiche, solamente alcuni sono coinvolti» . Anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, titolare del potere di scioglimento, è contrario: lo scioglimento, spiega, «è un procedimento molto complesso e bisogna andarci con i piedi di piombo. Il sindaco Marino non è coinvolto e aggiungo anche che la Capitale d’Italia è una città sana, non è marcia».  Voce discordante nel Pd quella di Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia ed esponente della minoranza, che non condivide la difesa d’ufficio di Poletti e Marino: «Le foto non sono una prova di reato, a volte non sappiamo neanche con chi ci stanno fotografando, ma è evidente i due esponenti devono fare chiarezza».
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