lunedì 9 febbraio 2015
​Il premier: andiamo avanti da soli, nessuno stop sull'Italicum. Allo studio l'ipotesi di un ministero sul Mezzogiorno che gestisca i fondi Ue. Prove di dialogo tra Salvini e il Cavaliere.
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Berlusconi ribadisce, ancora una volta, che il patto del Nazareno è morto, e non per colpa sua. E al premier Renzi dice: Forza Italia dirà sì alle riforme, ma solo a quelle che risulteranno positive per l'Italia. Soprattutto, avverte che ora "si torna nel ruolo di opposizione a 360°. E in qualche modo manda segnali anche ai suoi: "sgravato il peso" del patto del Nazareno, ora "possiamo ritornare a lavorare nella direzione di un forte e compatto centrodestra". Ripete più e più volte il termine democrazia, Berlusconi, durante il suo intervento telefonico al primo Meet up del Governo ombra organizzato da Gianfranco Rotondi: democrazia malata, a metà, mai completa. Accusa tutti: chi lo definisce un detenuto, un condannato, un ex cavaliere del lavoro ("invece lo sono ancora"). Si presenta come il leader del centrodestra "eliminato" eppure disposto a dare il suo sostegno alle riforme per amore del Paese. Berlusconi ha rotto dunque silenzio e in tanti lo hanno ascoltato ieri dentro e fuori Forza Italia. Come Raffaele Fitto, che plaude alla nuova linea e chiede di "passare dalle parole ai fatti" tanto più che "serve poco piangere sul latte versato". E se, solo poche ore fa, Matteo Salvini aveva detto no ad "ammucchiate" e a liste con Fi in vista delle regionali, oggi annuncia che a breve vedrà il Cav, "per capire se ha compreso che Renzi è un problema". D​a Pontassieve, dove Matteo Renzi ha trascorso la domenica, suonano molto lontane le minacce di Silvio Berlusconi di una Forza Italia "all'opposizione a 360 gradi" dopo la rottura del Patto del Nazareno. Ma nemmeno a Roma il premier ha intenzione di subire la levata di scudi del leader di Forza Italia. "Andiamo avanti, vedremo se il Cav strappa davvero su riforme concordate insieme non per fare un favore a me ma al paese", è l'indicazione che il leader Pd dà ai suoi alla vigilia di una settimana in cui alla Camera torna la riforma istituzionale e al Senato sarà incardinato il ddl anticorruzione. Nel frattempo il segretario Pd ha voglia di uscire dal Palazzo dove è stato costretto anche per gestire la partita del Quirinale. Sabato 14 il premier potrebbe andare a Melfi per avviare da là il tour delle province "per tornare a contatto con lavoratori e realtà produttive del paese". E la prima tappa di Melfi non è casuale visto che il presidente del consiglio si è convinto di trasformare il ministero degli Affari Regionali, ora vacante dopo l'addio di Maria Carmela Lanzetta, in un ministero del Mezzogiorno che gestisca i fondi Ue. Un dicastero che dovrebbe essere guidato da una donna e che, ragionano nel Pd, strizza l'occhio a parlamentari, legati al sud, che potrebbero scegliere di passare in maggioranza potenziando i numeri al Senato.
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