lunedì 1 dicembre 2014
​Il premier alla direzione Pd respinge la proposta di Berlusconi di scegliere prima il capo dello Stato. Sull'astensione: non c'è nessun collegamento con il Jobs Act.
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​Il premier Matteo Renzi è tornato a ripetere che la riforma elettorale va votata in Parlamento al più presto e ha respinto la richiesta di Silvio Berlusconi di elegger prima il prossimo presidente della Repubblica, dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano. La legge elettorale "va calendarizzata il prima possibile", ha detto Renzi lunedì sera durante il suo intervento alla direzione del Pd. "Non c'è alcuna ragione per ritardare la legge elettorale. La proposta di Berlusconi di scegliere prima il prossimo capo dello Stato va restituita al mittente". "Questo tentativo sarebbe inaccettabile", ha detto il premier, che ha anche chiesto un voto alla direzione sulla necessità di accelerare le riforme. La maggioranza dei commentatori politici pensa che Giorgio Napolitano possa annunciare la data delle sue dimissione nel corso del discorso di auguri agli italiani il 31 dicembre prossimo, con le elezioni per il nuovo capo dello Stato in gennaio. Napolitano ha risposto che "non smentisce e non conferma" le indiscrezioni. Anche se il Pd ha vinto le elezioni regionali, restando sopra il 40%, non bisogna sottovalutare l'ascesa della nuova destra guidata dalla Lega, mentre con il M5s non si tratta di fare alleanze politiche ma discutere sulle riforme istituzionali ha detto ancora il premier nel corso della riunione della direzione del suo partito. "S'avanza una nuova destra, è un elemento che dovrebbe farci riflettere. Fuori dalle nostre discussioni non ci sono le future sorti e progressive ma c'è il leader della Lega Nord Matteo Salvini", che basa il suo programma soprattutto sulla lotta all'immigrazione. Renzi ritiene che "questa nuova destra non debba essere sottovalutata e va affrontata dritta negli occhi", e ha invitato il Pd a "fare di più nelle periferie" e contro il crimine. Per il premier la destra radicale rischia di alimentarsi anche grazie al sostegno di una parte degli ex elettori del movimento di Grillo, che "salta grazie al Pd". Ma al tempo stesso, dice Renzi, bisogna provare a coinvolgere i grillini nel processo di riforme: "Nessuno di noi vuole proporre un'alleanza politica, vogliamo portarli a discutere". Renzi ha anche definito "preoccupante", il calo della affluenza alle elezioni regionali della scorsa settimana in Emilia-Romagna, soprattutto, e in Calabria. Ma ha definito "superficiale, discutibile e parziale" l'intepretazione che vede nell'astensione diffusa una critica al cosiddetto Jobs Act, cioè alla riforma del mercato del lavoro che, oltre a proporsi di ridurre le tipologie di contratti e garantire ammortizzatori sociali universali, ha sostanzialmente fatto tramontare l'applicazione dell'articolo 18 sul licenziamento per giusta causa. "Attribuire a questo la responsabilità del crollo dell'affluenza in Emilia-Romagna mi sembra un esercizio intellettualmente ardito", ha detto Renzi.
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