venerdì 20 giugno 2014
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La crescita «è una strada obbligata ». Il giorno dopo l’incontro con il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy, Matteo Renzi ripete il messaggio, al telefono, al cancelliere tedesco Angela Merkel. Una telefonata per dire che l’Italia non chiede di cambiare le regole del Patto di stabilità, ma, appunto, che «la crescita è una strada obbligata, è questa la linea che deve seguire Van Rompuy », che sta preparando il documento 'programmatico' per la prossima Commissione. Un modo per ribadire al cancelliere tedesco che l’Italia potrebbe appoggiare Jean-Claude Juncker, come successore di José Manuel Barroso alla Commissione, se però rispetterà questo cruciale paletto. Un tema che sarà anche al centro dell’incontro che Renzi avrà domani a Parigi con il presidente francese François Hollande, la premier danese Hella Thorning-Schmidt, il capo dei socialdemocratici tedesco (e ministro dell’Economia) Sigmar Gabriel e il presidente uscente del Parlamento Europeo Martin Schulz. A togliere i dubbi che l’Italia non vuole cambiare il patto è stato, a margine dell’Eurogruppo ieri a Lussemburgo, anche lo stesso titolare dell’Economia Pier Carlo Padoan. A chi gli chiedeva se l’Italia vuole scorporare dal calcolo del deficit gli investimenti, ha risposto secco: «Noi non abbiamo fatto questa richiesta, abbiamo posto il problema di mettere sul campo tutti gli strumenti di cui l’Europa già dispone per accelerare la crescita e la creazione di posti di lavoro». «Le regole sono regole e vanno rispettate, bisogna solo trovare il giusto ritmo di aggiustamento per ognuno», ha detto anche il collega francese Michel Sapin. Lo stesso presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha spiegato al termine della riunione che all’Eurogruppo «sono tutti d’accordo » che le regole vanno rispettate. Le quali, hanno detto sia il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, sia il commissario agli Affari economici  Olli Rehn, «sono già abbastanza flessibili». Germania e Bce hanno insistito perché nelle raccomandazioni paese proposte dalla Commissione Europee il 2 giugno e che saranno oggi approvate dall’Ecofin si rafforzasse il richiamo all’Italia sui suoi impegni di bilancio: alla frase in cui si chiede a Roma di «rafforzare la strategia per assicurare il rispetto dei requisiti di riduzione del debito», si è aggiunto: «così raggiungendo l’obiettivo di medio termine». Una tirata di orecchi, sembrerebbe, alle richieste del governo italiano di rinviare al 2016 il pareggio di bilancio in termini strutturali. In realtà la partita è proprio sulla flessibilità: «c’è ampio spazio per un attuazione intelligente e mirata, che tengano conto di numerosi aspetti», ha sottolineato lo stesso Rehn. Del resto, ha ricordato ancora il commissario, «a fine 2014 ci sarà una revisione delle regole della governance scritte negli ultimi anni, e allora sarà utile riflettere alla luce dei risultati ottenuti».
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