giovedì 8 giugno 2023
Il presidente dell'Anac Busia presenta il rapporto sui fenomeni corruttivi. Auspica una sforbiciata alle stazioni appaltanti (perche"26mila sono troppe") e boccia le intese sul Ponte sullo Stretto.
Giuseppe Busia, alla guida dell'Anac

Giuseppe Busia, alla guida dell'Anac - IMAGOECONOMICA

COMMENTA E CONDIVIDI

L'attuazione del piano di riforme e investimenti collegati al Pnrr "è entrata nella fase più intensa", ma "i passi da compiere sono ancora molti e, forse, i più difficili ". La valutazione arriva dal presidente dell'Autorità Anticorruzione, Giuseppe Busia, che ha presentato alla Camera dei deputati la relazione annuale dell'organismo da lui guidato. Un rapporto scarno, appena 32 pagine, che mette anzitutto l'accento sui rischi e sulle opportunità legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fino al 28 febbraio scorso, rileva Busia, gli investimenti finanziati con le risorse del Piano hanno toccato quota "25 miliardi di euro, ossia meno del 14% dell'ammontare complessivo". E ciò rende "evidente che la salita d'ora in poi sarà particolarmente ripida". A questo proposito, il numero uno dell'Anac fa notare come, già un paio d'anni fa, l'autorità avesse messo sotto i riflettori la questione. "Decisiva sarà la rinegoziazione di alcune misure del Pnrr - argomenta - Occorre riconoscere che, mentre le diverse riforme previste dal Piano sono indispensabili ed esigono un rapido completamento, non tutti gli investimenti hanno la medesima urgenza. Per questo possono essere utilmente spostati su altri finanziamenti europei, per i quali pure il nostro Paese registra da sempre ritardi e sprechi inaccettabili, guardando così ad un orizzonte più ampio rispetto al 2026". A suo parere, il tema del Pnrr dovrebbe essere "terreno condiviso, sottratto alla dialettica politica di corto respiro" e incentrato invece "su condivisione e collaborazione", ovviamente con una precondizione: "La massima trasparenza e controllabilità dei progetti e dello stato degli investimenti".

Troppe stazioni appaltanti

Busia ritiene che non sia più sostenibile, anche per adeguarsi agli standard dell'Ue, "un’architettura istituzionale in cui tutte le 26.500 stazioni appaltanti registrate possano svolgere qualunque tipo di acquisto, a prescindere dalle loro capacità. Occorre una drastica riduzione del loro numero". In base alle valutazioni dell'Anac, "solo le amministrazioni in grado di utilizzare le più evolute tecnologie possono gestire le gare più complesse". Inoltre, la norma che ha innalzato "a 500mila euro la soglia oltre la quale è obbligatoria la qualificazione per l'affidamento di lavori pubblici", ha avuto il "risultato di escludere dal sistema di qualificazione quasi il 90% delle gare espletate". Dunque, incalza Busia, ridurre le stazioni appaltanti è "una necessità, non solo per rispondere all’obiettivo posto dal Pnrr, ma anche per assicurare procedure rapide, selezionare i migliori operatori e garantire maggiori risparmi nell'interesse generale".

Il Ponte sullo Stretto: “Troppi rischi per la parte pubblica”

Fra le note critiche più marcate, una riguarda la maxi opera su cui il governo, trainato dalla Lega del vicepremier Matteo Salvini, sta spingendo con forza: il Ponte sullo Stretto fra Calabria e Sicilia. L'Anac fa sapere di aver proposto, rispetto al decreto legge che si basa su un progetto elaborato oltre dieci anni fa, alcuni interventi emendativi con lo scopo di "rafforzare le garanzie della parte pubblica". Suggerimenti "non accolti, tuttavia, dal Governo in sede di conversione del decreto", aggiunge Busia, facendo notare come ci sia ancora "uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi".

Il nodo delle deroghe al Codice degli appalti

L'Anac lancia un ammonimento rispetto al nuovo Codice degli appalti, in vigore dal prossimo primo luglio, avvertendo che "la deroga non può diventare regola, senza aprire a rischi ulteriori". Busia si dice sorpreso che, in una fase di digitalizzazione, che può accrescere semplificazione, trasparenza, rapidità e concorrenza, "per velocizzare le procedure si ricorra a scorciatoie certamente meno efficienti, e foriere di rischi. Tra queste, l'innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti o l'eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro". E sempre in tema di appalti, l'Autorità lamenta lo svuotamento dell'ingresso di donne e giovani in quelli legati al Pnrr: "I dati confermano che quasi nel 60% degli appalti sopra i 40mila euro e nel 44% di quelli sopra i 150mila euro, le stazioni appaltanti non hanno inserito, nei bandi, le relative clausole".

Per vincere la corruzione "serve uno sforzo corale" dell'Ue

"La corruzione non si vince da soli neanche all'interno di un singolo Paese. È necessario uno sforzo corale, capace di andare anche al di là dei nostri confini", considera alla fine della relazione il presidente dell'Anac, soddisfatto per la proposta di direttiva per la lotta alla corruzione presentata dalla Commissione europea, che a suo parere "contribuirà a consolidare la leadership regolatoria europea, in un campo tanto strategico per accrescere la competitività dell'Europa rispetto alle altre economie del Pianeta, aiutando, così, anche le nostre imprese che ogni giorno affrontano le sfide dell’internalizzazione".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: