giovedì 4 marzo 2021
Così tanti che operano in agricoltura, nel lavoro domestico e in quello di cura restano in nero. Prefetture molto più che a rilento. Vince la burocrazia, lenta e cieca, aiutata dal Covid.
Preoccupa anche, secondo la Caritas, la tendenza a non applicare la protezione speciale voluta dalla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese

Preoccupa anche, secondo la Caritas, la tendenza a non applicare la protezione speciale voluta dalla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese - Pagani

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La campagna di emersione lanciata dal governo a maggio 2020 per regolarizzare i lavoratori stranieri impiegati irregolarmente in agricoltura, nel lavoro domestico e in quello di cura è a rischio. A lanciare l’allarme sono le associazioni che aderiscono alla rete "Ero straniero", che pubblicano oggi un dettagliato dossier denunciando «ritardi gravissimi e stime di tempi di finalizzazione delle domande improponibili». Un documento dettagliato in cui le associazioni chiedono al ministero dell’Interno un intervento immediato per «evitare di trovarsi nuovamente al punto di partenza e vanificare gli effetti del provvedimento straordinario di emersione».

Al 31 dicembre 2020, infatti, delle oltre 207mila domande presentate dai datori di lavoro per l’emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l’instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero, sono stati rilasciati solamente 1.480 permessi di soggiorno in tutta Italia. Meno dell’1% del totale. Inoltre, dai dati del ministero dell’Interno analizzati dagli autori del report, emerge che al 16 febbraio 2021 (a sei mesi dalla chiusura della finestra per l’emersione) erano state fatte appena 13.244 convocazioni in Prefettura, una volta ultimata la verifica della correttezza della documentazione allegata. Di queste, 10.701 si sono tradotte in permessi di soggiorno richiesti. Mentre i rigetti sono stati 923 e le rinunce sono state 440.

«In circa quaranta Prefetture non risultano nemmeno avviate le convocazioni e le pratiche sono ancora nella fase iniziale dell’istruttoria. Questi dati, trasportati nella realtà, vogliono dire che 200mila persone sono sospese, ancora in attesa di sapere se la loro domanda andrà a buon fine», denuncia "Ero straniero", campagna cui aderiscono, tra gli altri il Cnca, il Centro Astalli, Oxfam, le Acli, ActionAid e la Casa della carità di Milano.

La situazione nei territori
I dati che "Ero straniero" ha ottenuto da Prefetture e Questure permettono di fotografare in dettaglio la situazione sui diversi territori. A Bari, a fine gennaio, erano 556 le istanze arrivate a conclusione con il rilascio del permesso di soggiorno, su un totale di 4.993 domande ricevute.

Quella di Bari «è una delle situazioni migliori rilevate» ma se si manterranno gli attuali flussi di lavoro (con 12-15 persone convocate al giorno, per garantire condizioni di sicurezza considerata la situazione di emergenza sanitaria) ci vorranno circa 300 giorni lavorativi per concludere le pratiche. A Caserta a metà febbraio erano state effettuate solo 10 convocazioni su un totale di 6.622 domande ricevute. A Roma, al 31 gennaio 2021, su un totale di 16.187 domande ricevute, lo sportello unico della Prefettura aveva in trattazione 900 pratiche, ma nessuna era arrivata alla firma del contratto di lavoro.

«Di questo passo, ci vorranno cinque anni per concludere le procedure di emersione» si stima nel report.
Ancora più critica la situazione a Milano dove, su oltre 26mila istanze, quelle per cui è stata avviata un’istruttoria sono 289 e non c’è stata alcuna convocazione in Prefettura. Nel capoluogo lombardo servirebbero più di 30 anni per portare a termine tutte le domande, stimano gli autori del report, mentre altre Prefetture interpellate hanno confermato che non potranno ricevere nei propri locali più di 4-5 persone al giorno, con previsioni di tempi ancora più lunghi.

Problemi e ritardi
«Abbiamo avviato questa ricerca per dare una risposta alle sollecitazioni che ci arrivavano dai territori: persone migranti, associazioni, organizzazioni che si occupano di contrasto allo sfruttamento lavorativo che ci segnalavano un’enorme difficoltà nelle procedure di emersione e per ottenere informazioni» spiega Stefano Trovato, referente per il Cnca della campagna "Ero Straniero". La lunga attesa e la mancanza di informazioni stanno causando confusione e gravi conseguenze sulla vita di centinaia di migliaia di persone che hanno fatto richiesta di emersione e aspettano un permesso di soggiorno, ma sono costrette a restare nell’incertezza e nella precarietà. Le motivazioni di questi ritardi nelle convocazioni sono legate ai limiti imposti dall’epidemia di coronavirus: per garantire il rispetto delle distanze di sicurezza all’interno degli uffici, infatti, le convocazioni si riducono a poche unità o poche decine di persone al giorno.

A differenza di quanto avveniva, ad esempio, nel 2012, quando venivano convocate decine di persone ogni giorno. Il report di "Ero straniero" evidenzia poi un’altra criticità: la mancanza di personale aggiuntivo dedicato esclusivamente all’esame delle domande di regolarizzazione, a differenza di quanto previsto inizialmente dal ministero dell’Interno. Il carico di lavoro legato alla regolarizzazione si è quindi sommato al lavoro ordinario degli operatori delle Prefetture (ricongiungimenti, pratiche legate al decreto flussi...) generando una situazione difficile da gestire senza l’attivazione di personale dedicato che, finora, non è ancora stato impiegato.

Le proposte da fare
«Proprio alla luce di tali difficoltà non è possibile proseguire l’istruttoria delle domande di emersione con le attuali modalità», sottolinea il cartello delle associazioni che chiede un «immediato intervento del ministro dell’Interno» per consentire a quante più persone di poter portare a termine la procedura avviata, vivere in sicurezza e lavorare regolarmente in Italia. In concreto, la prima richiesta riguarda l’assunzione, già prevista, «di ulteriore personale presso le Questure e le Prefetture da dedicare a tali pratiche».

Il secondo scoglio da superare riguarda le criticità legate all’emergenza sanitaria, che obbligano le Prefetture ad accogliere un numero limitato di persone ogni giorno per il disbrigo delle pratiche in presenza. «Auspichiamo quanto meno la possibilità di procedere con l’invio telematico nella maggior parte dei passaggi previsti, con la logica e conseguente limitazione degli appuntamenti in presenza, e agevolando il completamento online della procedura» sottolinea Fabrizio Coresi, di "Ero Straniero".

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