mercoledì 22 aprile 2009
C'è l'intesa sul referendum. Maggioranza e opposizione hanno trovato l'accordo nella Conferenza dei capigruppo del Senato. Ora si voterà un disegno di legge che permetta di spostare la data della consultazione oltre il limite di legge del 15 giugno. Il Pd accetta, ma rimane «insoddisfatto» per il mancato accorpamento alle elezioni europee. No dell'Italia dei Valori.
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C'è l'intesa sul referendum. Maggioranza e opposizione hanno trovato l'accordo sulla data: si voterà il 21 giugno. Per questo si va verso un disegno di legge che permetta di spostare la data della consultazione oltre il limite di legge del 15 giugno. È quanto emerso dalla Conferenza dei capigruppo del Senato. Il disegno di legge sarà presentato alla Camera e - secondo quanto afferma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri - dovrebbe essere approvato «in sede deliberante», cioè senza il passaggio in aula.L'opposizione: «D'accordo, ma non siamo soddisfatti». Anche la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, conferma questa ipotesi, sottolineando che però «la data del 21 giugno non ci soddisfa. Noi avevamo chiesto l'accorpamento alle elezioni del 6 giugno, ma ormai è tardi essendo scaduto il termine per procedere in questo senso. Si va al 21, ma - avverte - è bene che questa data resti certa». Il Pd è comunque disponibile a «un esame rapido di un testo che si preannuncia di poche righe». Confermata anche l'ipotesi «che si vada in deliberante». Netta, a tal proposito, la contrarietà dell'Italia dei valori. Il capogruppo Felice Belisario spiega che «l'Idv è contraria a qualsiasi spostamento della data del referendum», così come «siamo contrari alla deliberante. Continueremo la nostra battaglia perché è pericoloso non far votare i cittadini quando lo stabilisce la legge». La tensione dei giorni scorsi e la posizione della Lega. L'approvazione di un ddl per spostare il referendum, in modo che coincida con i ballottaggi per le amministrative, era stata sollecitata dallo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nelle settimane scorse, l'opposizione ha duramente attaccato la maggioranza, affermando che il mancato accorpamento del referendum alle elezioni europee ed amministrative del 6 giugno (un'ipotesi duramente osteggiata dalla Lega, che secondo Berlusconi era pronta a una «crisi di governo») provocherà una perdita di 400 milioni di euro.
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