lunedì 20 giugno 2011
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Il pollice di Umberto Bossi resta per ora a mezz'aria: né verso l'alto né verso il basso. Ma Silvio Berlusconi ne è sollevato e preferisce, dopo il raduno di Pontida, vedere solo il bicchiere mezzo pieno: la Lega chiude al voto anticipato ed è al momento indisponibile a far cadere l'esecutivo o ad accordi con il Pd per un governo tecnico; la premiership del Cavaliere è in discussione, ma tra due lontanissimi anni e solo se non verrà rispettato lo scadenzario in 12 punti di cose da fare che in fondo certifica, se non proprio la convinzione granitica del Carroccio di voler andare avanti, l'impossibilità di staccare la spina.«Si è verificato quello che Bossi mi aveva annunciato: assolutamente la conferma che la nostra alleanza non ha alternative e che c'è la volontà di proseguire la legislatura, con scelte sulle quali c'è un accordo consolidato», tira un sospiro di sollievo il premier visitando l'alpino ferito in Afghanistan all'ospedale Niguarda . «Martedì e mercoledì sarò al Senato e alla Camera e illustrerò il programma che comprenderà anche alcune delle richieste che sono state eplicitate da Umberto Bossi a Pontida», promette il premier. Avanti, dunque.«Non abbiamo nessun dubbio sul fatto che la maggioranza in Parlamento ci mantenga la sua fiducia - dice ancora Berlusconi -, la fiducia che dal 14 dicembre ci ha espresso numerose volte. E quindi andremo avanti per affrontare al meglio la presente crisi che non è finita e che ancora coinvolge le nostre imprese e i consumatori. Oggi l'Italia richiede di essere governata, richiede stabilità. Le elezioni di medio termine hanno fatto pagare anche a noi il dazio della crisi, ma questo non significa che si debba interrompere il governo e la legislatura, significa soltanto che bisogna proseguire con un'azione più incisiva».Durante il discorso di Pontida Umberto Bossi «ha detto anche cose giuste come per esempio il ridimensionamento delle missioni militare a cominciare da quella in Libia e che è un discorso condivisibile». Quello «che non va bene» per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, «è l'ultimatum perché non si può governare» con questo metodo. Dai microfoni di Rtl Alemanno ha aggiunto, all'indomani del meeting di Pontida, che la Lega «non si può chiamare fuori perché se il centrodestra e il governo hanno delle difficoltà è colpa loro».La mancata "rottura" sul governo di Umberto Bossi da Pontida lascia tirare un sospiro di sollievo nel Pdl. Ma le parole del leader del Carroccio, soprattutto la sua richiesta di spostare da Roma al nord quattro ministeri, non restano prive di conseguenze nel partito di Silvio Berlusconi: con il sindaco della Capitale Gianni Alemanno che annuncia una mozione parlamentare per bloccare qualsiasi trasloco e la governatrice del Lazio Renata Polverini che invoca un intervento del presidente della Repubblica. E durissima è l'opposizione, che parla senza mezzi termini di «fine politica» del governo e della maggioranza che lo sostiene e chiede il ritorno alle urne. «Bisogna subito votare in Parlamento una mozione che interpreti ciò che è scritto sulla Costituzione: la Capitale è Roma e i ministeri non si possono spostare. Se il governo tiene bene; se cade ne prenderemo atto», dice Alemanno, secondo cui lo spostamento dei ministeri è una "boiata" di Calderoli. Alemanno va giù duro: «Per mantenere un governo non si può sacrificare una Capitale», rileva. Come Alemanno la pensano in tanti nel Pdl, mentre la governatrice Polverini annuncia una raccolta di firme contro la proposta di legge di iniziativa popolare partita oggi da Pontida per spostare i ministeri. E una mozione parlamentare che garantisca il Sud viene reclamata dal governatore della Campania Caldoro. Nessun commento ufficiale dal Quirinale su Pontida. Ma dal Colle si rimanda agli interventi di Napolitano su unità e indivisibilità dello Stato. L'ultimo, venerdì scorso a Verona, dove il capo dello Stato ha citato l'articolo 5 della Costituzione, che definisce l'Italia «una e indivisibile». Una sottolineatura, si fa osservare, che può essere riferita anche alla richiesta leghista di trasferimento di alcuni ministeri al Nord. Il capo dello Stato da tempo ha fatto conoscere il suo punto di vista alla Lega: quando i leghisti lo informarono della loro volontà, il presidente della Repubblica aveva risposto loro che occorreva salvaguardare le strutture portanti di uno Stato nazionale. Napolitano, dunque segue con attenzione tutta la vicenda; e fonti bene informate fanno osservare che, se finora il trasferimento dei ministeri più volte preannunciato dalla Lega non si è mai realizzato, vuol dire che qualche autorevole intervento c'é stato. L'opposizione dà manforte all'iniziativa di Alemanno contro lo spostamento dei ministeri al Nord: il capogruppo del Pd Dario Franceschini chiede che la Camera venga chiamata a votare già martedì prossimo. Sulle conseguenze dell'ultimatum leghista di Pontida, l'opposizione si divide tra chi pensa che Bossi abbia fatto molto rumore per nulla e chi invece intravede ricadute negative sulla stabilità del governo. «Con il suo discorso di oggi Bossi ha attaccato il governo al respiratore artificiale, decretandone la fine politica», tuona da Fli Italo Bocchino, secondo cui «Bossi ha scaricato Berlusconi». Invece per Pier Ferdinando Casini (Udc), Bossi «si è arrampicato sugli specchi» e «prende tempo perché cambiare strada sarebbe stato molto difficile», Antonio Di Pietro (Idv) invita il centrosinistra a «dialogare con i delusi della Lega». Per la capogruppo Pd al Senato Angela Finocchiaro a Pontida Bossi ha dato solo prova di «una stanca, imbarazzata e impotente propaganda», visto che l'ultimatum del Senatur ha una «scadenza lontana». Ma ormai, ragiona Cesare Damiano (Pd), «il tappo è saltato; meglio andare alle elezioni che il caos di governo». Anche perché, dice Beppe Fioroni (Pd), «Il discorso di Bossi a Pontida rende evidente che la Lega ha aperto il dopo-Berlusconi».
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