mercoledì 19 agosto 2009
Francesco Tagliente, questore di Firenze sì a verifiche preventive e regole severe. «Voglio sapere quando e dove sarà il ritrovo, e se il proprietario ha dato il consenso. Chi dorme all’aperto deve essere registrato, stop alla vendita di alcolici sei ore prima che la festa finisca»
COMMENTA E CONDIVIDI
Da qualche tempo, nei forum di Internet frequentati da ragaz­zi in cerca di musica spacca­timpani e sballo anfetaminico, gira vo­ce che il territorio di Firenze sia da e­vitare, perché lì la polizia ci va giù du­ra e, se ci si mette, riesce a far saltare tutto. Le cronache danno conto di u­na corposa serie d’interventi: un rave fermato il 21 agosto 2007 a Vaglia, con centinaia di persone identificate, montagne di casse e amplificatori se­questrati 10 denunce per gli organiz­zatori e 5 arresti per spaccio. Un se­condo “regolamentato” e condotto senza incidenti, sempre nell’estate 2007. Un terzo interrotto nel 2008, i­dentificando e rispedendo all’estero partecipanti francesi che avevano provato a tenerlo ugualmente. Un quarto infine vietato nell’aprile 2009, poi traslocato e nuovamente inter­rotto dai poliziotti, con l’organizzato­re, un 61enne toscano, denunciato per una caterva di reati. Tra i fan dei ra­duni, il questore fiorentino Francesco Tagliente è diventato impopolare, tan- to che c’è chi lo chiama il poliziotto anti-rave. Pugliese d’origine, da qua­rant’anni in Polizia, Tagliente non è un novellino: esperto di ordine pub­blico negli stadi e già presidente del­l’Osservatorio nazionale sulle mani­festazioni sportive, a Roma ha coope­rato alla gestione della sicurezza di e­venti come il Giubileo del 2000, le e­sequie di Giovanni Paolo II e l’ascesa al soglio pontificio di Benedetto XVI. A Firenze dal 2007, da quando si è in­sediato in questura, sta sperimentan­do un metodo innovativo, di concer­to con la Prefettura e con l’Arma dei Carabinieri. A chi gli chiede se abbia una ricetta speciale, replica bruscamente: «Non dico no a chi voglia passare la notte a cielo aperto. E neppure, in teoria, ai ra­ve parties. Però non mi faccio coglie­re di sorpresa: quotidianamente, a­genti della Digos e della Polizia po­stale monitorano i siti web dove gira il passaparola sui raduni. Poi, alcuni investigatori assumono informazioni per capire chi e quanti siano gli orga­nizzatori. Infine, in anticipo rispetto alla data fissata, io invito gli organiz­zatori in Questura ed espongo loro al­cuni paletti molto semplici: debbono farci sapere quando sarà il raduno, qual è il sito scelto e se il proprietario ha dato il consenso. Inoltre, chiedo che chi dorme all’aperto sia registra­to con nome e cognome, come avvie­ne nei campeggi, e pretendo che sia collocata all’interno della zona pre­scelta una postazione medica per ca­si di malori. Preciso che saranno pre­disposti servizi di controllo delle for­ze dell’ordine, con unità cinofile, sul­l’eventuale presenza di droghe e altre sostanze tossiche. Infine, comunico agli organizzatori del rave che un’or­dinanza della prefettura stabilirà che, sei ore prima del termine della mani­festazione, debba cessare la vendita di alcolici, per evitare che ragazzi u­briachi si mettano alla guida per tor­nare a casa, mettendo a rischio la vi­ta propria e quella degli altri». Con tanti paletti, capita che la mani­festazione salti. Se invece le condi­zioni vengono rispettate, il raduno di giovani si può tenere. Anche perché, ragiona un investigatore fiorentino, «finisce di essere una bolgia pericolo­sa e inizia a somigliare a una kermes­se, magari movimentata ma certo me­no rischiosa». In che senso? Mica un rave diventa una festicciola di edu­cande? «No - spiegano in questura ­ma almeno è controllato e si può evi­tare che ci scappi il morto». In effetti, è accaduto con Italia wave nel luglio 2007: l’anno prima si era tenuto ad A­rezzo e c’era stato un ragazzo morto per arresto cardiaco. Nel 2007 viene spostato a Firenze: Tagliente è appe­na arrivato, ma i suoi uomini si orga­nizzano. Uno di loro ricorda come: «Sapemmo del nuovo raduno e indi­viduammo un’area, fu fatta attrezza­re e sorvegliata. Alla fine l’Italia wave si tenne e senza incidenti. Prevenire si può, visto che le leggi lo consentono. Pensi ad esempio alla droga: i ragaz­zi vengono forniti da spacciatori. Al­lora che si fa? D’intesa coi carabinie­ri e con la polfer, nell’approssimarsi di una data, predisponiamo servizi di controllo nelle stazioni e negli alber­ghi della zona. E ci è accaduto di piz­zicare in anticipo alcuni pusher in tra­sferta. Insomma, nel rispetto delle leg­gi vigenti, stiamo perfezionando gli strumenti d’azione. Ciò non vuol di­re che manchino i momenti di ten­sione, come quest’anno, il 25 aprile...». Un sabato da incubo: i servizi da ga­rantire per la ricorrenza della Libera­zione, Digos e Celere impegnate per l’ordine pubblico allo stadio per Fio­rentina- Roma. E infine il rave: «Sape­vamo che era previsto nell’area del Mugello. Abbiamo fatto accertamen­ti per individuare l’organizzatore, l’ab­biamo convocato sottoponendogli le condizioni di sicurezza per tenere l’e­vento, ma lui non si è fatto più senti­re. Quel giorno avevamo gli uomini contati. Ma siamo riusciti comunque a interrompere il raduno. Migliaia di ragazzi ci hanno riprovato a Greve in Chianti. Anche lì siamo intervenuti sospendendo il rave». Dopo tre mesi di indagini, la questura ha stilato un’informativa congiunta, insieme ai Carabinieri, per denunciare all’auto­rità giudiziaria il comportamento del­l’organizzatore, ritenuto colpevole di una lunga serie di reati.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: