martedì 30 maggio 2023
XIX Rapporto sulle condizioni di detenzione. «Non c'è visione, ma immobilismo». Allarme per le proposte di abolire il reato di tortura: a rischio processi come per i pestaggi a S.Maria Capuavetere
 Carcere: sovraffollamento, suicidi, psicofarmaci. Mancano educatori e lavoro
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Ancora sovraffollamento, suicidi in crescita, psicofarmaci in quantità, pochissimo lavoro e educatori assolutamente insufficienti. Gli standard di dignità e diritti umani nelle carceri italiane sono ancora a livello di guardia, nonostante l’impegno di chi ci lavora e confessa una grande stanchezza. «È la stanchezza "penitenziaria" – la definisce così il presidente di Antigone Patrizio Gonnella - prodotta dalla mancanza di una visione, dall’immobilità, dalla solitudine degli operatori, penalizzati di fronte al primo evento critico. Quando ad esempio si attribuisce un suicidio al ritardo di un controllo e non all’inadeguata presa in carico del disagio». La radiografia accurata dei problemi dei penitenziari italiani arriva col XIX Rapporto dell’associazione sulle condizioni di detenzione, frutto dell’analisi dei dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dell’opera degli oltre 100 osservatori-volontari che hanno visitato 97 istituti pentenziari.

«È vietata la tortura», il titolo del dossier di Antigone, è stato scelto per ribadire un no categorico a qualsiasi ipotesi non solo di abolizione (come richiesto da Fratelli d’Italia), ma anche di modifica (lo ipotizza il ministro della Giustizia Nordio) del reato specifico introdotto nel 2017, a 28 anni dalla ratifica da parte dell’Italia della Convenzione Onu. Per Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone «la legge risponde a un obbligo internazionale e di derivazione costituzionale. Abolirla sarebbe uno scandalo. Rinirebbero con un nulla di fatto i processi per i fatti accaduti nelle carceri durante il lock down, a cominciare dai pestaggi a Santa Maria Capua Vetere che vedono 100 imputati».

Istituti penali obsoleti, in alcuni casi fatiscenti. Il 20% è stato costruito tra il 1900 e il 1950. Un altro 20% prima del 1900. E il sovraffollamento ormai è una non-notizia. A fronte di una capienza ufficiale di 51.249 posti – cui però vanno sottratti i 3.346 “posti non disponibilii” - i detenuti sono 56.674, almeno 5.425 in più rispetto alla capienza regolamentare. Un tasso di sovraffollamento del 119%, con picchi del 151,8% in Lombardia, Puglia (145,7%) e Friuli Venezia Giulia (133,35). Maglia nera al carcere di Tolmezzo (Ud) con u tasso di sovraffollamento del 190%, seguito da Milano San Vittore (185,4), Varese (179,2) e Bergamo (178,8). Le carceri italiane sono tra le più affollate d’Europa, peggio solo Cirpo e Romania. Siamo invece al 36° posto per tassi di detenzione,: incarceriamo meno di Francia e Spagna, più di Germania e Paesi nordici. La capienza dei penitenziari in un anno è cresciuta di pochissimo, più 0,8%, mentre le presenze sono aumentate del 3,8%. Dalle visite di Antigone emerge che nel 35% degli istituti visitati le celle non garantiscono lo spazio minimo di 3 metri quadri calpestabili per detenuto, nel 12,4% c’erano celle senza riscaldamento.

Sempre alta la presenza dei detenuti in custodia cautelare: 7.925, il 26,6% del totale, in calo (29,9% nel 2021, 40,8% nel 2011) ma più della media europea. Nel 2022 sono state 16.507 le persone che hanno atteso il processo agli arresti domiciliari, di cui 3.357 con braccialetto elettronico (2.208 nel 2021). Il 10% circa degli arrestati viene assolto o prosciolto. Sono state 1.180 le domande per ingiusta detenzione, accolte 556, per 27 milioni di euro pagati dallo Stato.

Crescono i condannati a pene brevi: dal 19,1 al 20,3% le condanne fino a tre anni. Nel 2011 erano il 28,3%). Diminuzione drastica degli omicidi: sono stati 314, nel 1991 erano stati 1.916. Attualmente – secondo Criminalpol - l’Italia ha un tasso di omicidi per 100 mila abitanti inferiore alla Germania e la metà di Regno Unito e Francia. Meglio solo Svizzera e Norvegia. I crimini più frequenti? Sono 32.050 i detenuti per reati contro il patrimonio, 24.402 contro la persona, 19.338 legati alla droga, 9.302 reati contro la pubblica amministrazione, 9.060 quelli per mafia. E sono 740 i detenuti al 41bis (tra cui 12 donne), quasi il doppio rispetto a trent’anni fa.

I detenuti stranieri sono 17.723, il 31,3%, in calo del 5% rispetto al 2011. Più stranieri tra i detenuti in custodia cautelare: il 33,7% (rispetto al dato generale del 26,6). La maggior parte degli stranieri è condannata a pene brevi (il 42,4% deve scontare un residuo di pena inferiore a un anno, il 16,6 ha ancora più di 20 anni, e 123 stranieri sui 1.865 ergastolani. Marocco, Romania, Albania e Tunisia le nazionalità più rappresentati, in calo però romeni e albanesi.

Poche le donne detenute: solo il 4,4%, 2.480, e 22 bambini vivono in carcere con la madre. I ragazzi negli Istituti penali per minorenni sono 380 (di cui 12 ragazze) uno dei dati più bassi d’Europa, il 2,7% dei casi in carico alla Giustizia minorile. Gli stranieri sono il46,8% anche perché spesso non hanno reti familiari e sociali esterne. Sul totale, 180 sono i minorenni, 200 i giovani adulti (18-25 anni) che hanno commesso il reato prima dei 18 anni. Il 61,2% ha commesso reati contro il patrimonio, il 18,9 contro la persona.

Tragico il bilancio dei suicidi in carcere. Nel 2022 sono stati 85 di cui 5 donne e 36 stranieri. Due i detenuti morti per sciopero della fame ad Augusta, il 25 aprile e 9 maggio, dopo 41 e 60 giorni di digiuno. Diffuso l’autolesionismo, 30,8 detenute donne su 100, 15 uomini. Cresce il disagio psichico. Dalle rilevazioni di Antigone, il 9,2% ha diagnosi psichiatriche gravi (12,4% tra le donne), il 20% assume stabilizzanti dell’umore, antipsicotici e antidepressivi, il 40,3% sedativi o ipnotici. I tossicodipendenti in trattamento sono il 21,1% dei detenuti. Uno strumento per combattere la depressione, sostiene Antigone, è la possibilità di telefonare spesso ai familiari. «In molti carceri italiane – afferma il rapporto - si è purtroppo tornati alla disciplina precedente la pandemia. Si è ritornati ai 10 minuti di telefonata a settimana, nonostante lo Stesso Dap avesse chiesto una maggiore apertura». A Velletri, Padova, Firenze e Trieste invece anche una telefonata al giorno.

Problematica l’istruzione in carcere: anche per colpa di trasferimenti solo il 48,8% dei detenuti iscritti ai corsi scolastici viene promosso. Meglio a San Gimignano 84,5%, Treviso 77,2, Rimini 73, Volterra 66,2, Spoleto 65. In altri è un disastro: a Belluno è promosso l’1,6%, a Brindisi il 5, a Napoli Poggio Reale il 6,9. Numerosi invece gli universitari, ben 1.114. Non va bene nemmeno il lavoro: solo il 35,2% dei detenuti lavora, ma molti solo per poche ore al mese, e l’86,6% in piccole attività alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria. Solo il 4,6% è alle dipendenze da datori di lavoro esterni.

Aumentano i fondi per il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (53 milioni in più), ma cala la spesa per detenuto per l’aumento dei reclusi. Il costo maggiore (62%) è per la polizia penitenziaria, poco va all’accoglienza e al reinserimento (9,7%). Pur se inferiore del 15% all’organico, gli agenti sono 31.546, un poliziotto penitenziario ogni 1,8 detenuti. Solo 803 gli educatori nelle carceri rispetto aqi 923 previsti: uno ogni 71 detenuti. Ma a Roma Regina Coeli uno ogni 330 detenuti. Stanno per entrare in servizio 57 nuovi direttori: in Sardegna e Piemonte devono dividersi tra tre o quattro istituti. Per Antigone ne servirebbero altri 100.

Cresce l’area penale esterna, ed è positivo. Meno il fatto che non riesca a sottrarre numeri al carcere. I condannati presi in carico dagli Uffici per l’esecuzione penale esterna sono dunque 73.983 (erano 31.865 nel 2014). Gli stranieri sono il 19,2% dei detenuti, molti di meno della loro percentuale in carcere. Una buona parte dell’area penale esterna (48,7%) è assorbita da tre misure alternative: affidamento in prova ai servizi sociali (66,4), detenzione domiciliare (30,9), infine la semilibertà (2,6).


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