lunedì 25 marzo 2019
I dubbi di Salvini. Di Maio: diamogliela subito, anche Conte è d’accordo
Rami, frenata sulla cittadinanza. «Al momento no elementi»
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No alla cittadinanza per Rami. Il vicepremier e titolare del Viminale, Matteo Salvini, dopo aver fatto intendere di essere al lavoro per concedere la cittadinanza al ragazzino-eroe, il tredicenne egiziano Rami che ha permesso di sventare la tragedia del bus dirottato, ieri ha fatto nuovamente dietrofront. «A ora non ci sono gli elementi per la cittadinanza – ha detto – sarebbe sgradevole entrare nel merito. Stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso, evidentemente non sul ragazzino di 13 anni ma su altri, perché io la cittadinanza la concedo a chi ha fedina penale pulita». Il ministro dell’Interno aveva iniziato a dimostrarsi più possibilista sulla concessione della cittadinanza non solo al piccolo eroe, ma pure alla sua famiglia. Riconoscerlo ufficialmente come italiano, ha infatti detto ieri a sorpresa il leader del Carroccio, significherebbe fare lo stesso «anche» con «chi gli sta accanto». E dopo aver annunciato l’avvio di tutte le verifiche del caso, il ministro si era spinto ad affermare: «Se non ci saranno i problemi che qualcuno ha prospettato, sarò la persona più felice del mondo». Di tutt’altro avviso, il vicepremier Luigi Di Maio. «Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è d’accordo. Non stiamo a girarci troppo intorno. Diamo la cittadinanza a quel bambino» ha sollecitato in un post su Facebook.

«Voglio diventare italiano, sono nato qua. Volevo vedere cosa sarebbe successo a Salvini se tutti fossero morti. Tutti sarebbero andati contro di lui. Se tutti lo ringraziano è grazie a me» ha ripetuto ieri Rami, ricordando che sulla cittadinanza «Salvini all’inizio ha detto sì, poi no. Di Maio vuole darmela, quindi mi fido Di Maio», ha aggiunto. Ma a levare la propria voce affinché Rami e Adam siano riconosciuti cittadini è anche il vescovo di Crema, Daniele Gianotti: «Sono a tutti gli effetti italiani, quindi meriterebbero di esserlo anche ufficialmente», ha detto fin dagli istanti successivi alla tragedia scampata.

Intanto ieri è stata la grande giornata di visita dei Carabinieri alla media "Vailati" di Crema. «Conoscerli oggi, tutti, vederli qui sorridenti, è un’emozione unica» ha detto Maurizio Atzori, l’appuntato scelto che ha ricevuto la prima drammatica telefonata di Adam e Rami, due tra i 51 studenti rapiti sullo scuolabus mercoledì scorso. Dopo la visita del Ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, a omaggiare i piccoli eroi sono arrivati ieri i Carabinieri protagonisti della loro liberazione.

A tutti, i militari hanno donato un cappellino dell’Arma. E il comandante provinciale di Milano, Luca De Marchis, ha voluto sottolineare ancora una volta la loro straordinaria bravura: «Noi siamo addestrati a situazioni come questa – ha detto loro nel salone musicale dell’istituto –, è il nostro lavoro. Voi, invece, non dovreste mai essere costretti a gestirle. L’avete fatto e siete stati eccezionali». Fino all’altro giorno, Atzori era solo una voce.

Quella che a Rami aveva detto "Sì, sì, stai tranquillo", ma che in verità aveva capito fin dai primi istanti la gravità della situazione. Da ieri, invece, è un volto e un sorriso paterno, che ancora una volta ha ricordato come "fondamentale" sia stata «la telefonata del ragazzo, che ha permesso di individuare l’esatta posizione del pullman e di intervenire tempestivamente». Occhi lucidi e grande commozione per Tiziana Magarini, la collaboratrice scolastica che accompagnava le due classi: da subito aveva espresso il desiderio di abbracciare il Carabiniere che l’aveva estratta dallo scuolabus, quando ormai era un immenso rogo dalle fumate nero pece e l’odore acre di benzina. E ieri, a tempo record, è stata esaudita: Simone Zerbilli lei l’ha potuto stringere forte, sussurrandogli un «ti sarò eternamente riconoscente».

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