sabato 28 agosto 2010
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Le politiche per la famiglia sono la vera priorità. E il quoziente familiare si può, anzi si deve, fare subito. Associazioni e politica sono d’accordo, e la spinta arriva dagli enti locali che già ci stanno provando. Dopo Parma, Roma. «Non vale l’obiezione che siamo in crisi e non ci sono i fondi», dice Gianni Alemanno, rispondendo indirettamente al ministro dell’Economia che a Rimini aveva confermato nel programma le agevolazioni per la famiglia, indicando però nella tenuta dei conti l’obiettivo primario. «Tremonti non regala niente, nemmeno le parole», scherza il sindaco di Roma. «E se e Tremonti ha detto che si può fare, si farà», si dice convinto. «La crisi anziché allontanarlo nel tempo lo rende più urgente, soprattutto per le famiglie numerose. E - ribadisce - si può fare anche a costo zero, perché si tratta di redistribuire risorse in modo più equo, prima ancora che di trovarle. Anzi - conclude Alemanno - una svolta in senso sussidiario della gestione delle risorse provoca risparmi». E ricorda come un posto in asilo costi, a Roma, 13mila euro a bambino nelle strutture pubbliche e solo 7mila nelle strutture del privato sociale.«Se l’Italia ha tenuto di fronte alla crisi molto del merito, nessuno lo dice, è delle famiglie», rivendica Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari. Che però giudica come un «fatto di grande importanza», che fra i cinque punti del programma ci sia anche la famiglia. «Purché si tratti di politiche promozionali e non assistenziali visto che - ricorda - il 40 per cento delle famiglie con tre figli è sotto la soglia di povertà».E allora il vero punto è restituire centralità alle scelte delle famiglie, e all’incontro del Meeting "Quali politiche per la famiglia?" tira aria di sano pragmatismo: voucher, detrazioni, deduzioni, purché - appunto - si riparta dal carico familiare. Un pragmatismo dal basso, visto che cresce il network nato sul "quoziente Parma", e salgono già a 54 le adesioni di Comuni che, dopo Roma, vogliono sperimentarlo.Comuni, ma anche Regioni. Roberto Cota rivendica la svolta che si è avuta, in Piemonte, «col rifinanziamento del buono scuola, che era stato smantellato dalla giunta Bresso». Ma innanzitutto, per Cota, «bisogna mettersi d’accordo sul concetto di famiglia, che è quella della Costituzione, fondata sul matrimonio. Non è possibile - attacca - che ogni volta che si profila un interventi per la famiglia, spuntano proposte per modelli che con la famiglia non hanno niente a che vedere», dice alludendo alla proposta del finiano Benedetto Della Vedova, mentre Alemanno aveva attaccato, frontalmente, il precedente governo cha «come prima proposta aveva pensato di istituire i Dico, per fortuna travolti dal Family day». Un tema che, a Rimini, aveva rimarcato anche il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, ribadendo con nettezza che unioni di varia fantasia, quelle gay comprese, «non figurano nell’agenda di governo». E anche Cota, dopo aver ricordato che il quoziente familiare è inserito nella legge delega sul federalismo fiscale, ci mette del pragmatismo, annunciando che il Piemonte «pagherà i pannolini con il servizio sanitario. Ci costerà circa 10-15 milioni, più o meno la metà - attacca - di quanto la precedente giunta ha stanziato per pagare la parcella della nuova sede regionale all’architetto Fuksas». Applausi scroscianti per il precursore del «quoziente modello famiglia», il sindaco di Parma Pietro Vignali: «Applicando il nostro "quoziente" andiamo in controtendeza. Abbiamo creato l’agenzia per la famiglia innescando un percorso virtuoso che considera la famiglia, non come cliente, ma come fornitore di servizi». Ma, a livello centrale, resta una politica fiscale fortemente penalizzante. «In Francia una famiglia con quattro figli ha in media 52 euro di tasse, in Italia ne paga invece 1.750», denuncia Caterina Tartaglione, presidente del Sindacato per le Famiglie. Ma, visto che i conti tornano a investire su sussidiarietà e famiglia «se non per ragioni ideali, almeno per convenienza si cambi strada», auspica Luca Pesenti, ricercatore di sociologia alla Cattolica.
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