venerdì 23 agosto 2019
Rimini, all’Arena Internazionale le iniziative che dall’Italia portano in tutto il pianeta operatori e volontari
Contro la povertà e per la sostenibilità: i mondi vitali della cooperazione
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Eccoli qui, tutti insieme, quelli che li aiutano a casa loro. E lo fanno da parecchio tempo, oltretutto. «Negli anni Novanta i progetti del governo italiano in America Centrale venivano portati a modello durante le riunioni dell’Onu – ricorda Giorgio Marrapodi, direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Affari esteri –. Già allora puntavamo al coinvolgimento della società civile in tutte le sue componenti, secondo il principio di coralità che oggi troviamo formulato nell’Agenda 2030. In questo campo il nostro Paese ha una tradizione ormai consolidata, che dovrebbe essere meglio valorizzata anche sul piano della comunicazione».

L’Arena Internazionale del Meeting 2019 risponde a questa esigenza, proponendosi come luogo di confronto sui temi che più hanno occupato, e non senza controversie, il dibattito pubblico negli ultimi mesi: migrazioni, cambiamenti climatici, interventi umanitari e di promozione umana.

Lo spazio è promosso e condiviso dall’Unione europea, dallo stesso ministero degli Affari esteri, dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics), dall’Università cattolica e, sul fronte delle ong, da Fondazione Avsi, Asvis (Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile) e Concord Italia. Per qualcuno questo di Rimini è un esordio, per qualcun altro un ritorno, per altri ancora una presenza ormai abituale. Fino a questo momento, però, non si era mai pensato di dare visibilità unitaria alle tante iniziative che dall’Italia portano in tutto il mondo operatori e volontari.

«È un segno di una trasformazione culturale o, meglio, è il segno che sulla cultura occorre investire a tutti i livelli, dal dialogo all’occupazione, senza trascurare la costruzione simbolica», sottolinea Stefano Manservisi, direttore generale di Devco, l’organismo della Ue per la Cooperazione internazionale e lo Sviluppo. «L’Agenda 2030 sta dando un contributo fondamentale a questo cambiamento di mentalità – aggiunge –, ma il criterio del mero trasferimento di fondi era già stato superato da tempo. La riflessione attuale, semmai, può aiutarci a mettere ulteriormente a fuoco alcuni aspetti, primo fra tutti il legame inscindibile tra sostenibilità ambientale e lotta alla povertà. Più in generale, una maggior conoscenza reciproca porta ad apprezzare le differenze tra una cultura e l’altra. L’Europa, del resto, vanta un primato indiscusso nell’ambito della cooperazione.

Dalla Ue proviene il 55% delle donazioni mondiali, per una cifra pari a 75 miliardi di euro. A chi lamenta l’assenza di un esercito europeo, poi, bisognerebbe rispondere che l’Europa un esercito ce l’ha già, ed è composto dagli innumerevoli volontari attivi in tutti i continenti». Riformato nel 2015 con l’assegnazione dei compiti di attuazione all’Aics, anche il settore italiano della cooperazione non rinuncia alla propria specificità. «Lo spirito di collaborazione tra i vari attori della società è ancora più sistematico – insiste Marrapodi –. In questo momento operiamo in ventidue Paesi, undici dei quali in Africa. Ci sforziamo di favorire pratiche virtuose, nella prospettiva di quello che tecnicamente viene definito value chain. Si tratta, in sostanza, di rendere efficace l’intera filiera, come già accade in Etiopia, dove la coltivazione del caffè non porta solo maggior quantità di prodotto e maggior occupazione, ma contrasta anche in modo rilevante il processo di desertificazione nella regione».

L’Arena Internazionale offre un programma molto fitto di incontri (fra i relatori, oltre a Manservisi e Marrapodi, anche la vice ministra Emanuela Claudia Del Re e il direttore dell’Aics, Luca Mastripieri), proiezioni, mostre che invitano a indossare i panni di un rifugiato. «Tutti strumenti che permettono di mettere in discussione una serie di luoghi comuni e pregiudizi che, senza essere maggioritari, rischiano purtroppo di alimentare un clima di ambiguità – afferma Giampaolo Silvestri, segretario generale di Avsi –. Ma l’immagine di un Paese ostile e arroccato in se stesso è quotidianamente smentita dall’entusiasmo con cui moltissimi giovani aderiscono ai nostri progetti in oltre trenta Paesi, Italia compresa. Se qualcosa abbiamo imparato, è che non si può più ragionare in termini di “noi” e “loro”. Quanto accade nel mondo ci riguarda sempre e in modo sempre più diretto. L’Italia può dare un contributo straordinario, per esempio attraverso il suo patrimonio di piccole e medie imprese. Anziché lasciarci ossessionare dalla conta dei migranti in arrivo, dovremmo concentrarci su quello che già funziona e su quello che ancora ci resta da inventare».

All’Arena Internazionale, le iniziative che dall’Italia portano in tutto il pianeta operatori e volontari per favorire la sostenibilità ambientale e combattere la povertà Silvestri (Avsi) «L’immagine di un Paese ostile e arroccato in se stesso è smentita dall’entusiasmo con cui molti giovani aderiscono ai nostri progetti in 30 nazioni» Un angolo dell’Arena Internazionale, uno dei padiglioni più affollati del Meeting di Rimini edizione 2019. Qui vengono presentati i progetti e le iniziative di cooperazione dell’Italia nei Paesi in via di sviluppo. Con uno sguardo sempre attento agli obiettivi all’Agenda 2030 dell’Onu

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