martedì 4 giugno 2019
A Fondi, nel Pontino, piantati gli alberi della riconciliazione tra le due comunità
L’incontro tra le due comunità a Fondi, nel Lazio

L’incontro tra le due comunità a Fondi, nel Lazio

COMMENTA E CONDIVIDI

Due giugno, due comunità, quella cattolica e quella sikh, due alberi, un mandorlo e un canforo e la stessa passione per la vita. Per dire che «la realtà è diversa da quella che ci vogliono fare credere e che c’è un Paese che costruisce relazioni, che testimonia la bellezza della nostra Costituzione nella quale si possono riconoscere anche culture diverse». Lo dice con voce ferma don Francesco Fiorillo, parroco di Santa Maria degli Angeli a Fondi, e assistente dell’Ufficio di Pastorale scolastica della arcidiocesi di Gaeta. E fondatore e animatore della Fraternità del Monastero di San Magno, luogo di spiritualità, di impegno sociale, di incontro. Come domenica, Festa della Repubblica, con l’incontro di preghiera, riflessione, condivisione, «un abbraccio», con la comunità indiana sikh. Siamo nel sud pontino, terra di grande e ricca agricoltura, ma anche di gravissimo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici indiane, come Avvenire ha più volte denunciato (ultimo articolo il 22 maggio sulle “operaie indiane sfruttate, molestate e minacciate per 4 euro all’ora”).

«Non è vero che bastiamo noi italiani. È una contraddizione con la Costituzione che si basa proprio sul lavoro – sottolinea Marco Omizzolo, sociologo, consulente scientifico della cooperativa InMigrazione, da anni impegnato a fianco della comunità sikh e per questo premiato dal presidente Mattarella –. Dobbiamo lottare con questi lavoratori per riconquistare la libertà, perché non debbano più chiamare “padrone” un nostro connazionale, perché nes- suno sia sfruttato». Una riflessione che fa anche Gurmukh Singh presidente della Comunità indiana del Lazio: «È importante la fratellanza che stiamo creando. Siamo tutti fratelli e sorelle ma bisogna farlo davvero. Siamo riusciti a creare una vera comunità insieme. Ma oggi non è facile vivere questa vita». Così racconta che tra i braccianti venuti oggi «c’è un ragazzo che era costretto a vivere in una stalla e a mangiare gli avanzi degli animali». Ma ci tiene anche a ricordare «i più di centro nostri bambini che vanno a scuola a Borgo Hermada», la frazione di Terracina dove vive la comunità sikh più numerosa. «Certo – conclude – oggi c’è sfruttamento e razzismo, ma dobbiamo essere forti per vivere insieme». E questo è il senso dello scambio di alberi che, dice ancora Gurmukh, «ricorderanno questa grande cosa che è la fratellanza».

Così la Fraternità dona alla comunità sikh un mandorlo «il primo albero a fiorire – spiega Tina –, e ha un frutto che contiene un seme prezioso, dolce e morbido. E il seme più prezioso è la vita». La comunità sikh dona una pianta di canfora che, spiega Gurmukh, «è l’albero sotto il quale, secondo le nostre tradizioni, si fa la pace, si vive la fratellanza per essere sempre amici. E per tanto tempo perché questo è un albero che può vivere anche più di mille anni». Alberi che, riflette don Francesco, «raccontano di un incontro che siamo certi darà molti frutti in termini di amicizia. Ma ricordiamoci che un albero cresce se è curato e innaffiato». E allora, insiste, «questo incontro è dirompente per il nostro territorio.

Questa è un’Italia che non solo resiste ma costruisce. Non è più il tempo di tacere. Incontrarsi è conoscersi, ed è il modo per sconfiggere quello che ci vogliono far credere, la separazione». Invece «dobbiamo avere gli stessi sentimenti di amore e, soprattutto, di accoglienza. Chiediamo a Dio di spingerci avanti, di tornare ad essere sensibili, veri, a percepire l’altro come parte di me. Il 2 giugno ricorda la nostra Repubblica fondata sulla sensibilità e l’accoglienza, sui diritti per tutti e sulla libertà. La Costituzione e i Libri Sacri, i nostri e quelli della altre religioni, sono lo spirito vero dell’impegno quotidiano».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: