
Cristian Gennari
In Italia si fanno sempre meno figli. Ma non manca la vocazione a diventare genitori. Nel 2024 le nascite sono scese a 370mila, toccando il minimo storico del Paese. Eppure, il 69,4% dei giovani adulti – uomini e donne tra gli 11 e i 19 anni – dichiara di volere almeno un bambino. Tra questi, l’80% ne desidera due o più. Inoltre, il 74 % dei ragazzi e delle ragazze vede il proprio futuro in coppia e il 72,5 % pensa al matrimonio. È la prova di un divario crescente tra ciò che le persone auspicano e ciò che riescono a realizzare. È quanto emerge dal Dossier 2025 Cambiare Paese o cambiare il Paese: dai numeri alla realtà, prodotto dalla Fondazione per la Natalità in collaborazione con Istat, e presentato all’università Luiss Guido Carli di Roma. In rappresentanza dell’ateneo, presente Livia De Giovanni, prorettore per la Didattica e la Qualità, che ha aperto la presentazione del report. Un lavoro che fotografa una crisi demografica sempre più profonda. Come sottolineato da Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, che ha spiegato i dati, il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) negativo equivale, ogni anno, alla scomparsa di una città italiana. A questo si aggiunge che, nel 2024, il nostro tasso di fecondità totale è crollato a 1,18 figli per donna, il minimo storico assoluto da quando esistono le rilevazioni.
Uno scenario, però, che non riflette un disinteresse verso la genitorialità, ha fatto notare Chelli. Quello che il Dossier evidenzia è infatti un paradosso drammatico: a fronte di un desiderio diffuso di costruire una famiglia, solo una donna su tre riesce ad avere tutti i figli che vorrebbe. Il divario tra progetti e realtà è spiegato da ostacoli concreti e sistemici: motivi economici, precarietà lavorativa, carenza di servizi per l’infanzia e difficoltà abitative. Non si tratta di una semplice evoluzione culturale, ma di una scelta spesso obbligata, dettata dall’instabilità occupazionale e dall’assenza di condizioni favorevoli per conciliare famiglia e lavoro.
«Abbiamo voluto smontare con rigore e dati ufficiali la narrazione diffusa secondo cui i giovani non vogliono più mettere al mondo figli – ha spiegato Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità -. Una percezione alimentata da social network, da microsondaggi di strada spacciati per studi e da opinioni trasformate in verità statistiche. Eppure, i dati veri, quelli dell’Istat, ci dicono che esiste un desiderio forte e autentico di famiglia». Il problema, secondo il presidente, inizia dopo: «Quando si diventa grandi e si fanno i conti con la realtà. Così, i progetti crollano. E con essi anche la natalità».
Tuttavia, proprio da questi numeri bisogna ripartire. Lo hanno dimostrato anche le testimonianze degli studenti e delle studentesse di cinque scuole superiori della Capitale. Guardando a loro, De Palo ha esortato la politica a fare squadra. «È una sfida che riguarda tutto il Paese – ha detto –: maggioranza, opposizione, sindacati e lavoratori, banche e imprese, mondo dello sport e dello spettacolo. Ne usciremo solo insieme. Non possiamo aspettare che crollino il sistema pensionistico e il sistema sanitario». In questo quadro, il presidente ha rilanciato l’idea di un «commissario per la natalità», le cui vesti, ha aggiunto, dovrebbe indossarle il presidente del Consiglio. «È un tema sul quale non si può più procrastinare – ha continuato –. Serve una fiscalità equa, con un quoziente familiare che tenga conto della composizione della famiglia, così come il lavoro a tempo indeterminato e un aumento dei salari per le nuove generazioni. In questo modo si attraggono anche i giovani stranieri. Queste sono le fondamenta, solo dopo vengono gli interventi sugli asili nido e sui congedi parentali». Infine, De Palo ha anticipato una proposta su cui la Fondazione sta lavorando. «Crediamo nello ius familiae – ha concluso –. Dobbiamo facilitare l’immigrazione delle famiglie che cercano stabilità».
Sulla stessa scia, l’intervento di Franco Parasassi, presidente della Fondazione Roma, che ha richiamato l’attenzione sull’impatto economico e sociale di un Paese che invecchia rapidamente e non investe sul futuro. «Lavoro, casa e famiglia», le tre coordinate da seguire che ha indicato. Temi che verranno approfonditi anche nella prossima edizione degli Stati Generali della Natalità dal titolo “Cambiare Paese o cambiare il Paese?”, che si terrà il 27 e 28 novembre 2025 presso l’Auditorium della Conciliazione a Roma.