giovedì 1 giugno 2023
Esplode dopo ogni grave omicidio. Stavolta per quelli di Giulia e del piccolo Thiago. Ed è naturale per certi versi. Ma invece che darci giustizia alla fine rischia solo di avvelenarci nel profondo
Certi orrendi delitti e la rabbia social

Certi orrendi delitti e la rabbia social - .

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Ogni volta accade la stessa scena: davanti a un fatto orrrendo proviamo grande pietà per le vittime e rabbia verso gli assassini. Li chiamiamo mostri, scriviamo i loro nomi e cognomi sui social e spesso chiediamo per loro non solo il carcere o l'ergastolo ma la pena di morte. Ci auguriamo che muoiano con le peggiori sofferenze, senza dovere aspettare il processo e la sentenza. È un atteggiamento comprensibile ma che dimostra anche quanto davanti a certi orrori ci sentiamo impotenti. Siamo impotenti. E non potendo fare altro non ci resta che urlare, sfogarci, odiare. E più urliamo e odiamo e più - se lo facciamo sui social - otteniamo like. In qualche modo è come se venissimo premiati per il nostro coraggio digitale.

Meglio ribadirlo: è un atteggiamento comprensibile. Sia quello di chi si sfoga sia di chi mette like. Tanto più che il bisogno di vendetta, la cosiddetta legge del taglione e la voglia di giustizia sommaria non sono certo nate oggi nel cuore degli uomini. Ciò che è cambiato con i social sono due cose. La prima è che chiunque può esprimersi raggiungendo anche platee importanti. La seconda è che tutti in tempo reale possiamo discutere di ciò che accade. Due cose importanti e sacrosante. Che fanno parte della democrazia. Ma che ne hanno generato una terza (con la complicità della TV): più noi ne discutiamo online e più, ogni volta che accade un delitto così atroce, si moltiplicano articoli e programmi che ne parlano, col risultato di far crescere esponenzialmente la nostra indignazione. La quale da giusta e comprensibile spesso si trasforma solo in uno tsunami di odio che esplode e termina nel giro di poche ore.

Così, davanti a simili orrori, invece che impegnarci a diventare persone migliori e ad aiutare gli altri a esserlo (a partire dai più giovani), veniamo travolti dalla rabbia, dal disagio, dalla paura e dalla delusione per il prossimo. Finiamo senza accorgercene in una sorta di buio, dove il mondo ci sembra popolato solo da mostri. Ovviamente nella realtà ce ne sono. Sarebbe una follia negarlo. Ma pensarli come fossero una maggioranza che può e deve essere sconfitta solo con la violenza non è solo un errore statistico. È un tarlo che, alla lunga, distrugge la fiducia negli altri. Dobbiamo combatterlo. Per noi. Ma innanzitutto per le vittime come Giulia e Thiago.

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