venerdì 6 novembre 2015
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"Sono un insegnante e abito nel quartiere Aurelio, a Roma - scrive  Franco Q., Volontario Decoro Tredicesimo -. Da alcuni anni la mia città è divenuta simbolo di degrado, di incuria, di come si può rendere malsana e sporca quella che secoli di storia avevano reso una delle città più belle e ammirate del mondo. La colpa è di tanti: speculatori; affaristi; politici incapaci o indifferenti; cittadini egoisti o rassegnati; amministratori distratti o collusi; ragazzi annoiati e senza guida; visitatori e stranieri irrispettosi o disperati. La mia esperienza, però, può dar conto di una storia di riscatto sociale: della mobilitazione di tante persone di buona volontà che si battono perché le cose migliorino; un cambiamento che può partire dal basso, dalla gente, da noi.È la storia un parco, un'oasi di verde nel pieno di una periferia come tante: un luogo che avrebbe potuto scomparire decine di anni fa. Ho la fortuna di abitare vicino al Parco del Pineto, una riserva naturale molto vasta e poco conosciuta tra i quartieri Aurelio, Boccea, Valle Aurelia, Trionfale, e Balduina. Sono quartieri nati nel dopoguerra quando la speculazione edilizia in seguito alla migrazione di centinaia di migliaia di persone verso la Capitale del boom economico si stava letteralmente mangiando la splendida campagna romana. Negli anni '70 i quartieri che ho nominato erano già fortemente urbanizzati e popolati, e una nuova espansione minacciava di edificare anche le ultime due vallate, separate da una collinetta, che rimanevano nel mezzo. Furono proprio quei cittadini, quei "nuovi romani", a opporsi al progetto di cementificazione. Avevano imparato ad amare la quiete e la variegata vegetazione che caratterizza questo angolo di città, dove i bambini possono giocare, gli sportivi allenarsi, i giovani incontrarsi e gli anziani passeggiare. La mobilitazione di questa gente, non scienziati, non politici, ma semplici cittadini, spinse le autorità ad istituire il Parco Regionale del Pineto, in contrasto con gli interessi privati, in un'epoca in cui le battaglie ambientaliste erano agli inizi ma, forse per questo, più meritorie e idealiste. Oggi il parco salvaguarda ambienti diversi della macchia mediterranea: boschetti, roveti, piccoli ruscelli e zone umide, persino delle particolarità geologiche come antichi greti di fiume e canyon di sabbia. Purtroppo però, la bellezza della Natura, come quella dell'arte, non è sempre rispettata. Nel corso dei decenni il parco è stato a più riprese teatro di insediamenti abusivi, discariche illegali di rifiuti, semplice maleducazione di chi sporca per menefreghismo o esibizionismo, e purtroppo anche di traffici ed episodi criminali.Da qualche anno, con altre persone del quartiere, ho costituito un gruppo chiamato Volontari Decoro Tredicesimo (in riferimento al nostro municipio romano di appartenenza). Ci ritroviamo occasionalmente per ripulire il parco, soprattutto nella sua parte più frequentata da famiglie e bambini. Di lavoro purtroppo ce n'è sempre molto: cartacce, graffiti, pubblicità abusive, vandalismi, resti di festini e raduni non autorizzati, bivacchi di disperati senza fissa dimora. Abbiamo cominciato in pochi: ci contavamo sulle dita di una mano. Col passare del tempo siamo aumentati, abbiamo avuto incontri con amministratori, forze dell'ordine, politici, associazioni di quartiere e attivisti ambientali. Qualche volta siamo stati appoggiati, e le giornate di pulizia sono diventate una festa e un esempio educativo per i cittadini. Altre volte siamo rimasti da soli, o le promesse che ci erano state fatte non sono state mantenute. A volte l'entusiasmo della partecipazione, le parole di stima e di ringraziamento ci spingono a continuare. In altri frangenti lo scoramento prende il sopravvento: le energie e il tempo sottratti alla famiglia e a noi stessi ci sembra non più sopportabile. Il simbolo del nostro contributo alla bellezza e alla natura è una piccola piazza, un largo in realtà: non più che uno spartitraffico lungo la via Boccea dove c'erano due aiuole spoglie, ricettacolo di cartacce, buste di plastica, bottiglie e lattine vuote. L'abbiamo ripulito; ci abbiamo piantato fiori ed arbusti; a terra abbiamo piantato due alberi, uno dei quali dedicato a Francesco Fiori, un attivista del decoro prematuramente scomparso. Negli anni quelle aiuole sono fiorite, sono state vandalizzate e di nuovo reimpiantate; irriducibili vandali e i ladri di piante hanno continuato a danneggiare il nostro lavoro ma la nostra passione e tenacia sono diventate contagiose e ormai il quartiere ha "adottato" il giardino. Con pazienza e tenacia abbiamo garantito costantemente acqua, pulizia e cure anche durante la scorsa torrida estate; oggi le aiuole sono rigogliose e, da grigio spartitraffico sono diventate un'oasi di colore e di bellezza dove ai ragazzi piace darsi appuntamento.La lezione che ho imparato in questi anni, e il messaggio che vorrei lanciare in occasione di questa Marcia per la Terra, è che la bellezza va non solo contemplata, o rimpianta, ma anche desiderata, realizzata, curata, difesa e, se necessario, recuperata e ricostruita quando qualcuno la distrugge".
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