giovedì 27 febbraio 2014
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Arrivano a Firenze da tutta Italia, hanno lavorato per mesi a scuola e a casa, con i compagni di classe e gli insegnanti. Frequentano i licei, gli istituti tecnici ma anche i professionali, a torto considerati la serie B della scuola. Per tre giorni, da oggi a sabato, duemila studenti provenienti da cento istituti, accompagnati da duecento docenti, saranno i protagonisti dei Colloqui fiorentini, che da tredici anni promuovono una modalità rivoluzionaria di studiare gli autori della letteratura italiana e, in definitiva, di fare scuola. Altri mille, che non potranno essere a Firenze, hanno partecipato a momenti pubblici di preparazione al convegno in tante città.Tre giorni intensi fatti di seminari, lezioni condotte da scrittori e docenti universitari, performance teatrali e musicali. Dopo Dante, Manzoni, Foscolo, Leopardi, Verga, quest’anno tocca a D’Annunzio, che certamente non è uno degli autori più popolari tra i giovani. Eppure.... «Eppure in questi mesi che hanno preceduto l’evento abbiamo ricevuto testimonianze di impegno e di entusiasmo che lasciano sbalorditi – racconta Gilberto Baroni, ideatore dei Colloqui e presidente di Diesse Firenze, l’associazione di docenti che li promuove –. Il segreto? Anzitutto invitiamo i ragazzi a incontrare gli autori in tutto il loro spessore umano attraverso la lettura – la più estesa e integrale possibile – delle loro opere, anziché fondarsi sul manuale o i saggi critici come accade normalmente. Poi chiediamo agli insegnanti e agli studenti di paragonarsi direttamente con gli autori. Quindi di confrontarsi fra loro, fino a elaborare una tesina che nasca da questo lavoro. È impressionante, e insieme appassionante, constatare come in questo modo poeti e scrittori rinascano "nuovi" davanti a noi professori (che da tanti anni li conosciamo e insegniamo), ma anche quale potenzialità di giudizio sia presente nei giovani. Insegnanti e studenti si scoprono così protagonisti di una scuola che è vissuta come un avvenimento di cultura e umanità, qualcosa che diventa interessante perché c’entra con la vita». Il percorso che conduce a Firenze comincia nel maggio dell’anno precedente: alle scuole viene comunicato l’autore che verrà trattato, e questo permette di utilizzare molto tempo per la lettura integrale delle opere da riprendere e approfondire poi in classe, dove ci si confronta, si formano gruppi di lavoro che elaboreranno la tesina da inviare entro metà gennaio alla segreteria del convegno (ne arrivano 400 ogni anno), si promuovono incontri nelle scuole in cui intervengono alcuni docenti che compongono il comitato scientifico dei Colloqui. Facoltativa è invece la partecipazione alla sezione arte e narrativa, in cui viene valorizzata la creatività dei ragazzi che si esprime con quadri, sculture, collage, musiche, fumetti, composizioni grafiche e racconti. Il successo dei Colloqui fiorentini li ha trasformati da "evento speciale" a proposta di un nuovo modo di insegnare e studiare proponibile in tutte le scuole. «Molti dirigenti scolastici si dichiarano entusiasti di questo metodo di lavoro – racconta Gilberto Baroni –, decine di docenti hanno ripensato radicalmente il loro modo di insegnare: dal mero "svolgimento" del programma ministeriale alla progettazione di un percorso conoscitivo che, attraverso lo studio degli autori, permette il recupero della nostra tradizione in chiave personale e finalizzato alla scoperta della bellezza come via privilegiata per la realizzazione di sé, secondo tutta l’integralità della persona. In questo senso affrontare a fondo un autore diventa paradigmatico di come studiare tutto. Una studentessa abruzzese ci ha raccontato che i Colloqui l’avevano aiutata a studiare in maniera efficace, e così aveva scoperto la sua vera vocazione: le materie scientifiche».Il valore educativo e didattico dell’appuntamento fiorentino viene riconosciuto anche dal ministero dell’Istruzione, che da alcuni anni li ha inseriti tra le esperienze di eccellenza. E in un’epoca in cui si continua a parlare (e troppo spesso solo a parlare...) di emergenza educativa, sapere che tremila studenti lavorano per mesi alla preparazione di un grande laboratorio culturale che va in scena per tre giorni nella capitale italiana della cultura, è un segno incoraggiante. «Riportiamo al centro dello studio l’uomo in tutte le sue dimensioni – chiosa Pietro Baroni, che dei Colloqui è il direttore –. Si sperimenta l’avventura della conoscenza attraverso la mirabile suggestione della bellezza con cui i "grandi" della letteratura hanno vissuto il loro rapporto con la realtà, con il suo fascino e le sue contraddizioni. Nei ’grandi’ si esprime al meglio ciò di cui è fatto e a cui è chiamato l’uomo: per dirla con il titolo di un film di successo, la ricerca della grande Bellezza. Ha ragione il grande filosofo bulgaro Todorov: "Quando mi chiedo perché amo la letteratura, mi viene spontaneo rispondere: perché mi aiuta a vivere"»
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