sabato 15 aprile 2023
Restrizioni per «chi non ha diritto a restare», si apre il caso dei “migranti ambientali”. Carroccio soddisfatto: si torna ai decreti Salvini. E Piantedosi precisa: l’emergenza? È solo tecnica
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Il governo tira dritto. Anche davanti all’appello dell’Onu e delle Associazioni del Tavolo Asilo. Quei numeri sono troppo alti: bisogna fermare i flussi e regolamentare gli ingressi. Bisogna fermare i trafficanti a tutti i costi e abbattere i fondi per chi non ha diritto a rimanere in Italia. Sono questi, in poche parole, i punti fermi sui quali l’esecutivo non molla in tema di migrazioni. Sul tavolo c’è il decreto “Cutro”, in fase di conversione. Il Tavolo asilo anche ieri ha manifestato «grande preoccupazione e forte dissenso per le modifiche che la maggioranza si appresta a votare al Ddl 591 in Parlamento».

«Rimandare indietro l’orologio al Siproimi, separando il circuito dell’accoglienza dei richiedenti asilo da quello dei rifugiati, ha già prodotto negli anni scorsi- ricorda il coordinatore del Tavolo Asilo e Immigrazione Filippo Miraglia - un disastro nel sistema d’accoglienza, alimentando confusione, disagio sociale, emarginazione e conflitti. Ripristinare quella scelta significa non ascoltare le esigenze delle istituzioni locali, in particolare dei comuni e non considerare che non si può arrivare in Italia e in Europa per chiedere asilo legalmente. Preoccupazione anche per “l’obiettivo dichiarato da esponenti del governo di cancellare la Protezione Speciale. Nell’Ue sono 18 i Paesi che hanno una protezione complementare e senza di quella ci saranno decine di migliaia di persone irregolari in più. Aumenterà quindi il lavoro nero e lo sfruttamento e l’evasione fiscale e contributiva. Non c’è niente in queste scelte che sia nell’interesse del nostro Paese». Le associazioni del Tavolo asilo e immigrazione saranno in piazza il 18 aprile in tante città, a partire da Roma.

Anche l’Onu invita l’Italia a rivedere le norme che impediscono alle navi Ong di salvare vite in mare. Si abbandoni «la nuova e severa legge adottata all’inizio dell’anno che limita le operazioni civili di ricerca e soccorso e ad astenersi dal criminalizzare coloro che sono coinvolti nel fornire assistenza salva-vita» esorta l‘Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani Volker Turk. «Stiamo assistendo - sottolinea Turk - - ad un forte aumento del numero di persone disperate che mettono a rischio la propria vita cercando di attraversare il Mediterraneo. L’esperienza ci insegna che adottare una linea più dura per frenare la migrazione irregolare non impedirà le partenze, ma porterà invece a più sofferenze umane e morti in mare». Turk, si legge ancora sul sito dell’Onu, ha anche elogiato «gli sforzi della Guardia costiera italiana, che da venerdì ha salvato circa 2.000 persone».

Nel mirino della maggioranza in questo momento però c’è l’obiettivo di azzerare la protezione speciale. L’emendamento verrà presentato in aula il prossimo 18 aprile, quando il decreto Cutro inizierà la sua conversione in legge. «La protezione speciale é un unicum italiano che nel corso degli anni è diventata un fattore di attrazione di immigrazione. Noi daremo un giro di vite con l’azzeramento» haripetuto il sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno Nicola Molteni, ieri a Milano, citando proprio il caso milanese di via Cagni, dove ha sede l’Ufficio stranieri. «Bisogna avere il coraggio di dire che la maggior parte dei migranti che ci vanno chiede la protezione speciale e sono egiziani». Il nuovo giro di vite sui richiedenti asilo di fatto reintroduce alcune delle norme dei decreti sicurezza di Salvini. Oltre allo stop della protezione speciale, ci sarebbero anche ulteriori restrizioni ai permessi di soggiorno per calamità e a quelli concessi per cure mediche. In base al testo, si chiede di fatto che questi permessi non siano più convertibili in permessi di soggiorno di lavoro.

Intanto anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi prova a spiegare le politiche del governo. In particolare decide di rispondere al presidente della Cei Matteo Zuppi che, nel corso della presentazione del rapporto Astalli sui rifugiati il giorno prima aveva detto che «la vera emergenza è Lampedusa e lo è da mesi». «Condivido quello che dice la Cei che non esiste un allarme ma esiste uno Stato di emergenza tecnicamente inteso che ha suggerito al governo di dotarsi e di dotarci di procedure semplificate per poter essere all’altezza della sfida di questa complessità». In poche parole, quindi, l’emergenza è solo una questione “tecnica”.

Peggiora nel frattempo il bilancio del naufragio che si è consumato alcuni giorni fa davanti alle coste della Tunisia. Sale a 32 il numero dei migranti morti: altri 4 corpi (tra cui quello di un neonato) sono stati ritrovati su una spiaggia delle isole Kerkennah. È giunta a Pozzallo, ieri mattina, la nave Diciotti con 305 migranti soccorsi dalla Guardi costiera. Altri 230 sono invece sbarcati nella notte a Crotone. Anche questi erano stati tratti in salvo al largo delle coste calabresi dai nostri Guardacoste.

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