mercoledì 10 giugno 2009
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Il discorso che domani mattina Muhammar Gheddafi terrà nell'Aula del Senato è diventato un delicato caso politico-diplomatico che ha provocato una sollevazione dei senatori dell'opposizione contrari a far parlare il leader libico accusato di essere "un dittatore che calpesta i diritti umani". E anche una ragione di dissenso all'interno del Pd.La protesta è montata dalla mattina ed è stata soprattutto l'Idv ha stigmatizzare, all'inizio della seduta, la decisone presa ieri dalla conferenza dei capigruppo, con il solo voto contrario del partito di Antonio Di Pietro, di consentire a Gheddafi di parlare nella veste di presidente di turno dell'Unione Africana. Ma anche alcuni senatori del Pd, tra cui Paolo Giaretta e Anna Maria Carloni, sono intervenuti in Aula per criticare quella scelta, contestando di fatto il via libera espresso ieri a nome del Pd dal vicepresidente del gruppo Nicola Latorre, che sostituiva nella riunione Anna Finocchiaro.Il gruppo del Pd si  è subito riunito per dibattere su quella scelta e, secondo quanto si e appreso, una quindicina di senatori avrebbero messo sulla graticola Latorre chiedendo lumi sul suo assenso alla proposta avanzata dal capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri. Al termine della riunione, definita da alcuni partecipanti come una sorta di "processo" al braccio destro di Massimo D'Alema, è emersa la decisione di non essere presenti in Aula quando alle 11 parlerà Gheddafi, con l'invito ad Anna Finocchiaro di riportare il no dei senatori democratici in una lettera al presidente Renato Schifani. Ma Latorre ha smentito di esser stato messo sul banco degli accusati: "Ci sono stati interventi che hanno manifestato disagio ma non c'è stata alcuna contestazione nei miei  confronti. Se ci saranno le ascolterò, forse le dicono prima a voi che ad altri", ha obiettato Latorre ai cronisti che gli riferivano dei dissensi nel gruppo. In difesa di Latorre, è intervenuto Massimo D'Alema che vedrà il leader libico in un incontro promosso alla camera dalla Fondazione Italianieuropei. "Il Senato concede solo l'Aula. Pertanto mi sembra una polemica insensata", ha osservato l'ex ministro degli Esteri che ha sottolineato che, come italiani, "abbiamo qualcosa da farci perdonare e non è scandaloso che parli in Aula". Stessa posizione dall'ex presidente del Senato Franco Marini. "La decisione su dove debba parlare Gheddafi spetta al presidente Schifani - dice - Ma io sono interessato ad ascoltarlo. Quindi, in Aula o in un'altra sala, io ci sarò". Mentre Walter Veltroni dichiara di "condividere la posizione del Pd al Senato" contro l'intervento in aula del colonnello libico.  Maurizio Gasparri ha risposto alle proteste ricordando che la decisione della Conferenza dei capigruppo "è stata condivisa da tutti tranne che dall'Idv" e che "anche in altre occasioni è stata offerta l'Aula per manifestazioni di vario genere". "Al Dalai Lama, Nobel della pace, non fu consentito rivolgere un messaggio all'Aula e a chi non sa neanche cosa sia un Parlamento sì", ha replicato il capogruppo dell'Idv Felice Belisario che annuncia azioni di protesta dei dipietristi domani in Senato. Non saranno invece in aula i senatori dell'Udc. "Non eravamo direttamente presenti all'ultima capigruppo - dice il presidente dei senatori centristi Gianpiero D'Alia - Ma non assisteremo alla 'lezione di democrazià del colonnello Gheddafi in Senato, non saremo megafono di un leader autoritario che non rispetta i diritti umani".
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