venerdì 5 novembre 2021
Nelle dirette online il boss diceva 'ti sbatto la testa contro il muro'. Il motivo? Abbiamo demolito edifici abusivi e combattuto le infiltrazioni dei clan. Ma la nostra attività dà fastidio
Francesco Miglio

Francesco Miglio - .

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«Con la scorta la vita sicuramente è cambiata ma non sono assolutamente pentito di quello che ho fatto, anzi sono orgoglioso di aver fatto fino in fondo tutto quello che potevo per dare una mano alla mia città e ai miei concittadini. Anche a costo di perdere una parte della mia libertà». È la convinzione di Francesco Miglio, sindaco di San Severo, grosso centro del Foggiano, oltre 50mila abitanti, teatro negli ultimi anni di gravi violenze e sopraffazioni mafiose che hanno colpito anche il primo cittadino, che vive sotto scorta dal 22 maggio 2020. «Mi chiamò il prefetto Raffaele Grassi che mi comunicò che era opportuno darmi una tutela».

Ricordiamo il motivo scatenante.
Si era nel pieno dell’emergenza pandemica ed erano vietate tutte le feste patronali. A San Severo la festa, oltre alle celebrazioni religiose, è caratteristica perché il transito della Madonna del Soccorso per le vie della città viene accompagnato dall’accensione di fuochi pirotecnici. Una tradizione folkloristica particolarmente sentita dalla comunità. Feci un’ordinanza che li vietava. Non fu rispettata e in un quartiere molto 'particolare', il rione Luisa Fantasia, con una diretta facebook fu filmata l’accensione. Io mi arrabbiai molto, e lo scrissi, anche perché scrissero che erano in memoria di un boss assassinato due anni prima. Dopodichè il figlio di questo boss fece una diretta facebook in cui mi minacciava dicendo 'ti metto le mani addosso' e 'ti sbatto la testa contro il muro'. Poi nel marzo di quest’anno ho ricevuto al Comune una busta con tre proiettili.

Ma è solo quell’episodio ad aver scatenato le minacce o c’è qualcosa contro il vostro impegno per la legalità?
Percepisco che a una fetta della popolazione risulto estremamente antipatico, per dirla in maniera gentile. Il nostro impegno si è intensificato all’inizio del 2017, dopo una serie di gravi episodi. Ricordo l’as- salto di notte a un mezzo della polizia. Io e la giunta entrammo in sciopero della fame. Fui ricevuto dall’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti, a cui avanzai precise richieste. Alcune sono state poi accolte come il Reparto prevenzione crimini e la nuova sede del commissariato. Questo ha acceso dei riflettori che nel tempo invece erano stati spenti o quasi. E ha dato fastidio. Anche perché noi demmo la disponibilità di un immobile del Comune.

Ci può essere stato qualche vostro provvedimento che ha disturbato gli interessi criminali?
Abbiamo fatto demolizioni di manufatti abusivi, acquisito al patrimonio del Comune degli immobili confiscati alla mafia, c’è un’attività di forte concerto con la prefettura e le forze dell’ordine. Possiamo sbagliare su tante cose, però su questo tema cerchiamo di fare al meglio il nostro dovere e qualche risultato lo abbiamo portato a casa.

Ora col Pnrr arriveranno molti fondi che toccherà proprio ai Comuni gestire. Teme che la criminalità possa provare a intercettarli?
Il rischio c’è. Dobbiamo predisporci al meglio per spendere bene queste risorse. Ma il governo ci deve mettere nelle condizioni di poter avere le risorse umane per mandare avanti le procedure, perché scelte sbagliate del passato hanno portato gli enti locali a contare su poche unità. Noi abbiamo un ufficio tecnico ridotto al lumicino. Queste lacune possono favorire e magari essere terreno fertile per queste forze negative per irretire le amministrazioni. Dipenderà dalla classe dirigente locale tenere la schiena dritta, però il problema c’è e il governo se lo deve porre.

A lungo si è negato che nel Foggiano ci fosse la mafia. La mafia c’è a San Severo?
In questo momento a San Severo c’è un’organizzazione che si sta strutturando, però siamo ancora in tempo per poter intervenire. Gli episodi più efferati degli ultimi mesi sono il frutto di dinamiche interne a questa organizzazione e sono finalizzate ad assumerne la leadership. Nella mia città, quelle che erano considerate le persone più ascoltate nell’ambito della malavita stanno tutte al camposanto e quindi si sono liberati degli spazi che le seconde e terze linee cercano di occupare. E si ammazzano tra di loro.

Col rischio che possano andare di mezzo anche persone che non c’entrano, anche bambini come è successo già due volte.
Nel perseguimento dei loro disegni delinquenziali non si fermano neppure di fronte a un bambino e questo crea una situazione di allarme sociale molto forte, perché se non si sono fermati davanti a quei bambini potrebbero altre volte non fermarsi dinnanzi ad altri innocenti.

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