venerdì 28 gennaio 2011
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Altri fronti, altre indagini, altre contestazioni di reati? «Nessuna nuova iniziativa», cantilena Edmondo Bruti Liberati , per sussurrare poi: «Ne abbiamo già abbastanza». E neppure altre intercettazioni da affidare al megafono romano della Camera, contestazioni di nuovi reati (subornazione di testi, inquinamenti di prove...).Tutte le carte (ancora altre, dunque) saranno pubbliche con la chiusura dell’inchiesta, per la quale il Procuratore capo non ipotizza slittamenti, anzi sembra accelerare. La richiesta di rito immediato, dovrebbe rintuzzare fino alla fissazione del processo, ogni iniziativa politico/giudiziaria per dirottare il solo Berlusconi al tribunale dei Ministri, o per ottenere la stessa nullità degli atti di accusa.Tutto chiaro secondo la procura, nondimeno la giornata si apre con un nuovo comunicato, insolito e chiaro. Ventitré righe scritte da Bruti Liberati per difendere Ilda Boccassini, l’unica donna in squadra, da tanti considerata il motore dell’inchiesta. A tanti, e soprattutto dal Giornale, che l’attacca con un titolo impastato di fango, lubrici ammiccamenti e allusioni a doppie misure. «Amori privati della Boccassini» apre, infatti, la prima pagina, col sottotitolo che ricorda come lei «Finì sotto processo al Csm perché sorpresa in atteggiamenti sconvenienti con un giornalista di sinistra. Si difese invocando la privacy». Per sapere che si trattava di un bacio scambiato su un marciapiede nei pressi del Palazzo con un cronista giudiziario di Lotta continua, che "Ilda la rossa" (difesa dall’attuale procuratore aggiunto Armando Spataro) fu assolta, che tutto accadde nel 1981 bisogna leggere i testi che occupano la seconda e la terza pagina. Prima ancora, sabato scorso, lo stesso Giornale, aveva ricordato la premura materna per il figlio coinvolto in una scazzottata nell’isola di Ischia. Roba ancora del secolo scorso (1997), conclusa con un proscioglimento del giovanotto.Inevitabili indignazioni e solidarietà. Anche per la necessità di fissare paletti, perché nulla ricada sull’inchiesta. Così nel comunicato numero cinque, Bruti ricorda che il procedimento è assegnato a una squadra (Forno, Boccassini, Sangermano), che lui, «costantemente e personalmente» ne segue le indagini, le coordina e se ne assume la responsabilità. Tanto da aver firmato le trasmissioni degli atti alla Camere, e «apposto il visto per gli avvisi a comparire (Berlusconi - Minetti )».Ma la conclusione più dura è nelle ultime cinque righe non strettamente giuridiche. Anche la Procura di Milano «è soggetta alla valutazione e alla critica della libera stampa: le campagne di denigrazione e l’attacco personale ai magistrati si qualificano da soli, e in un sistema di civile convivenza, devono essere un  problema per chi ne è autore e non per chi ne è vittima». Ilda Boccassini non poteva pretendere di più e per il resto delle mattinata accoglie con distesi sorrisi gli incoraggiamenti, la solidarietà di colleghi e non solo che fanno capolino sulla porta socchiusa.Con suoi toni, infine, si schiera l’Anm, il presidente Luca Palamara: «Il metodo Mesiano (il giudice che per aver deciso un mega risarcimento della Finininvest a favore del gruppo De Benedetti si vide frugare persino nei calzini, ndr) non ci intimidisce». Se l’obiettivo del Giornale «è colpire con la Boccassini un’intera categoria, sappia che questo metodo intimidatorio non ci scalfirà, non arretreremo di un millimetro». Inevitabile, l’annuncio dell’ultima mobilitazione: per domani alle inaugurazioni degli anni giudiziari. E manifestazione ormai rituale e ripetitiva diventa ancora occasione di scontro.
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