mercoledì 23 marzo 2011
Ieri l’esame del testo. Il relatore Paniz introduce la regola che riduce i tempi di decadenza del reato per gli incensurati. Ne può usufruire anche il premier. Bersani insorge: ecco la riforma epocale. Di Pietro: è immorale.
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La maggioranza avanza in solitaria sul processo breve, introducendo anche la discussa "prescrizione breve" per gli incensurati che non hanno avuto sentenze di condanna in primo grado. Una norma che, accusa l’opposizione, è «calata» su Berlusconi e finalizzata a chiudere in anticipo, e senza danno, il processo-Mills. Per protesta Pd, Udc e Fli - fa eccezione Di Pietro - lasciano la commissione Giustizia e nemmeno partecipano al voto sugli ultimi emendamenti. Il testo approderà in Aula lunedì prossimo, poi dovrà tornare in Senato per l’ultima lettura.In mattinata il dibattito in commissione assume quasi i toni di un confronto sereno, con la soppressione di un articolo "sensibile", il primo, che modificava la legge Pinto sui risarcimenti per i processi troppo lunghi. Ma nel pomeriggio il relatore Maurizio Paniz innesca la bomba, presentando l’emendamento all’articolo 4 bis: in sostanza in primo grado, per gli imputati incensurati, la prescrizione scatta dopo un tempo uguale alla pena massima prevista per il reato più un sesto (e non un quarto, come per gli altri accusati) per via delle interruzioni del procedimento. Lo sconto ridurrebbe i tempi di prescrizione del processo Mills da gennaio-febbraio 2012 all’estate 2011, circa 8 mesi. Un termine entro il quale appare improbabile arrivare a sentenza. «Ecco la riforma epocale», commenta in tempo reale il segretario democratico Pier Luigi Bersani. «A questo pensava il premier mentre era a Parigi al vertice sulla Libia», ironizza Massimo D’Alema. Ma è tutta l’opposizione ad insorgere: Di Pietro definisce la norma «immorale», Mantini (Udc) la derubrica a «modesto favore ad personam». E un coro di voci polemiche sottolinea la tempistica del provvedimento: «Berlusconi si fa la prescrizione breve mentre il Paese è distratto dalla guerra libica». E poco importa se la maggioranza ha accolto parte delle modifiche chieste, svuotando il ddl di alcune norme più «punitive». Nel mirino il premier, ma anche il relatore Paniz, che si difende: «Non c’è nulla di "ad personam", da qui a febbraio 2012 il processo Mills non arriverà mai a una sentenza definitiva». Il suo emendamento esclude comunque i reati gravi e prevede un prolungamento della prescrizione per i recidivi.In realtà, sull’Aventino l’opposizione ci sale quando viene emendato dalla maggioranza l’articolo cinque, che prevede, in caso di superamento dei tempi previsti per il processo "ragionevole" (3 anni per il primo grado, 2 per l’appello e uno e mezzo per il giudizio di legittimità), la segnalazione dello "sforamento" da parte del capo ufficio ai titolari dell’azione disciplinare, cioè pg presso la Cassazione e ministro della Giustizia. Anche se i tempi-limite entro cui si deve arrivare a giudizio non rappresentano più in modo netto una tagliola per invalidare i processi, Pd e Nuovo polo leggono nel nuovo dispositivo un intento punitivo verso i pm. E lasciano l’Aula come segno «plastico» di disapprovazione. Resta Di Pietro, ma con un solo motivo: «lasciare agli atti» il suo no.
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