sabato 17 febbraio 2024
La struttura, della Fondazione Sacra Famiglia, accoglie sedici sacerdoti in età avanzata e malati, non più in grado di svolgere le loro attività pastorali. Le parole dell'arcivescovo di Milano
Delpini con i preti accolti alla Sacra Famiglia

Delpini con i preti accolti alla Sacra Famiglia - Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

«Prendersi cura degli altri è un modo promettente per costruire una città in cui sia desiderabile abitare». Ecco, nelle parole dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini, il messaggio e la provocazione lanciati dalla Fondazione Sacra Famiglia ad una società intossicata dalla “cultura dello scarto” e dell’indifferenza come la nostra. La Fondazione, con i suoi duemila operatori professionisti assiste ogni anno oltre 13mila persone fra minori, adulti e anziani in Lombardia, Piemonte e Liguria garantendo 142mila prestazioni sanitarie e socio-assistenziali.

«Luogo della tenerezza»

Ma la forza del messaggio dell’istituto fondato nel 1896 da monsignor Domenico Pogliani a Cesano Boscone non sta – solo o anzitutto – nei numeri. Sta nel fatto che una realtà tanto cresciuta da allora «ha saputo conservare, quale elemento identitario, l’attenzione alle persone che non sono in condizione di essere riabilitate ma che hanno bisogno e desiderio di essere felici», ha sottolineato Delpini, ieri a Cesano Boscone per inaugurare una residenza per sedici sacerdoti anziani. E «la felicità non consiste nella qualità delle prestazioni o nella quantità di ciò che uno riesce a produrre, ma la felicità si può almeno assaggiare quando si è amati e si è resi capaci di amare». E di questo «danno testimonianza le persone accolte qui, giovani e anziani, chi vive condizioni e gradi diversi di disabilità, come chi vive le fatiche ordinarie della vecchiaia». E questo trova consonanza «nella gioia di chi lavora o di chi fa il volontario alla Sacra Famiglia», riprende Delpini richiamando alcune testimonianze offerte nel corso della Messa che ha aperto la visita del presule alla sede storica – ma in incessante rinnovamento – di Cesano Boscone. La Sacra Famiglia non è solo una istituzione ma, prima di tutto, «una casa», aveva detto il presule in omelia: «e la casa si riconosce perché è il luogo della tenerezza», ed è «la tenerezza vissuta anche nei gesti minimi che annuncia Gesù, che dice la vicinanza del Figlio di Dio».

Un clero che invecchia

Fra i motivi centrali della visita dell’arcivescovo a Cesano Boscone, come detto, l’inaugurazione di una residenza per sacerdoti anziani e/o malati . Un’opera nata dalla collaborazione fra Sacra Famiglia e diocesi di Milano. Che risponde ad un’esigenza sempre più forte – un’esigenza di fraternità: il prendersi cura dei preti più avanti negli anni, in un contesto di progressivo invecchiamento del clero. I numeri diffusi dalla diocesi di Milano sono eloquenti. I preti diocesani in totale sono 1.643. La distribuzione per fasce d’età? Diciotto hanno fra i 26 e i 29 anni, 138 sono nella fascia d’età 30-39 anni, 195 nella fascia 40-49 anni, 317 nella fascia 50-59 anni, 312 nella fascia 60-69 anni, 305 nella fascia 70-79 anni, 287 nella fascia 80-89 anni, 68 nella fascia 90-99 anni. Un sacerdote ha 101 anni, due ne hanno 102. Gli ultra 80enni sono dunque 358 (il 22% circa del totale), gli ultra 70enni 663 (il 40%). Secondo dati elaborati e diffusi dall’Ufficio stampa della Sacra Famiglia, i preti che operano in diocesi di Milano sono 1.568. Di questi, 532 (il 34%) ha più di 75 anni. L’arcivescovo come guarda a questi numeri? È preoccupato?

Il pranzo nella casa per sacerdoti anziani, appena inaugurata

Il pranzo nella casa per sacerdoti anziani, appena inaugurata - Fotogramma

Sacerdozio, via desiderabile

«Gesù, quando sceglie i preti, non guarda tanto all’età o all’efficienza ma alla loro disponibilità a servirlo e ad annunciare il Vangelo. L’età dei preti è importante per organizzare i servizi che la diocesi deve assicurare, però non è un elemento così determinante. Quindi noi viviamo con serenità anche il nostro invecchiare», ha detto Delpini dialogando con i cronisti a margine dell’inaugurazione. Dell’invecchiamento del clero e delle difficoltà di rinnovamento generazionale «sono preoccupato, come di molte altre cose. Ma chi vive il servizio alla Chiesa è preoccupato sempre in modo un po’ relativo: perché, prima di tutto, abbiamo fiducia che sia Dio a pensare alla sua Chiesa; e poi abbiamo anche la consapevolezza che essere preoccupati non serve a niente. Quindi: quello che noi possiamo fare è mostrare che è desiderabile diventare preti, e proporre ai giovani che si sentono orientati a questa strada una proposta di vita sostenibile e desiderabile».

Una casa per i preti anziani

La residenza inaugurata ieri a Cesano Boscone, intanto, si offre quale «luogo di fraternità», l’ha definita Delpini, dove questi sacerdoti possono essere accolti «con professionalità e affetto». Oltre alle stanze comprende una cappella, spazi comuni per le visite, un sala da pranzo e una sala polifunzionale, usata come palestra e per altre attività. Questa residenza – realizzata anche con il sostegno della Fondazione Banca Popolare di Milano – è stata completata grazie alla donazione di una privata cittadina. Si tratta della defunta signora Giovanna Sala di Macherio, che ha lasciato i suoi beni alla diocesi con l’obiettivo di creare una “casa” per i preti che, a causa della vecchiaia o della malattia, non possono più svolgere le loro attività pastorali. L’Opera Aiuto Fraterno, l’organismo diocesano che si occupa dei sacerdoti anziani, ha quindi individuato la sede di Sacra Famiglia a Cesano Boscone per far nascere questo nuovo servizio. Ieri l’inaugurazione: ma la residenza ospita già dodici preti da alcuni mesi, e può accoglierne fino a sedici. Altri quattro preti sono accolti nelle Rsa di Sacra Famiglia, sempre a Cesano Boscone. «La scelta di collocare la residenza dei sacerdoti anziani – ha dichiarato il presidente della Fondazione Sacra Famiglia, monsignor Bruno Marinoni – è stata quanto mai provvidenziale per tutti: i sacerdoti hanno trovato casa in una famiglia più ampia che permette, a chi ne ha ancora le possibilità, di svolgere il proprio ministero attraverso celebrazioni e relazioni; tutti gli ospiti di avere una presenza religiosa ricca di saggezza e umanità».

Testimonianze a Messa

Dunque: non c’è età né condizione nelle quali non si possa vivere la propria vocazione di prete e il servizio alla Chiesa. Anche se si è anziani e magari costretti su una carrozzina. Come i sacerdoti raccolti davanti all’altare nella chiesa della Sacra Famiglia, gremita per la Messa presieduta da Delpini e concelebrata, fra gli altri, da monsignor Marinoni, dal suo predecessore alla presidenza, monsignor Marco Bove (oggi vicario episcopale per la Zona VI, nel cui territorio ha sede l’istituto), don Luigi Caldera, prevosto di Cesano Boscone, don Massimo Fumagalli, incaricato dell’arcivescovo per il clero anziano e malato, e fra Marco Speziale, rettore della comunità dei Cappuccini che prestano servizio alla Sacra Famiglia. Ci sono i vertici della Fondazione con il direttore generale Roberto Totò. Ma, prima dell’omelia di Delpini, sono altri a prendere la parola: Daniela, educatrice, mamma di tre figli, uno dei quali affetto da una grave disabilità; Gianluca, che lavora qui da più di vent’anni; Antonio, volontario dal 2001. Tre voci, chiamate a testimoniare come la storia iniziata da don Pogliani ancor oggi è «luogo della tenerezza e della gioia». Per tutti.




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: