martedì 5 luglio 2022
Il parroco di Canazei, vigile del fuoco, è impegnato in prima linea dopo la frana di domenica. "Quel ghiaccio era come cemento"
Don Mario Bravin

Don Mario Bravin - .

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«Possiamo sentirci fra un’oretta, siamo impegnati a coordinare due squadre per il recupero di alcuni materiali». Gentile quanto ferma, la richiesta nel “giorno dopo”, ancora angosciante per Canazei, viene dal vice ispettore di valle dei Corpi dei Vigili del Fuoco permanente, don Mario Bravin.

È anche il parroco della località turistica, sconvolta dalla tragedia della Marmolada, ma ci tiene a parlare soltanto per evidenziare l’impegno dei volontari locali, non certo per la sua scelta di vita – «far parte» del corpo dei pompieri delle parrocchie in cui opera – che ritiene normale e pratica da molti anni.

Dal primo allarme di ieri non vi siete mai fermati. E non è finita, don Mario, vero? «No, continueremo le ricerche fino a quando sarà necessario» racconta, senza sprecare le parole ma anche senza nascondere le emozioni.

«Fin dalle prime ore ci siamo mossi in coordinamento con il Soccorso Alpino, in particolare con le squadre dei cinofili. Dove il cane sentiva, si piantava una bandierina e noi andavamo a scavare. Questa è la modalità con cui siamo intervenuti perché sondare era impossibile. Quella roba lì – ghiaccio misto a ghiaia – è praticamente cemento. Siamo andati avanti fino a tarda ora. Abbiamo recuperato tutto il recuperabile, i feriti e le salme che abbiamo trovato scavando, oppure sotto il primo strato di ghiaccio. Poi abbiamo dovuto abbandonare la zona perché c’era questo ghiaccio estremamente pericoloso che può ancora cadere giù…».

Qui la voce s’incrina ma poi riprende un tono professionale nel parlare delle ricerche riprese in giornata per via aerea, finché il maltempo lo ha concesso. Sottolinea l’impegno di tutti i Vigili del Fuoco della valle, «ben preparati e formati da un costante aggiornamento», ringrazia il comandante del “suo” corpo di Canazei, Giuseppe Costantino, il coordinamento della Protezione Civile («domenica c’erano sei elicotteri che andavano avanti e indietro»). Anche se non invadono il compito specifico degli “psicologi per l’emergenza”, i vigili del Fuoco sanno cosa fare per essere d’aiuto alle persone più provate: dal gesto di allestire la camera ardente ad una parola di fiducia.

«Questa è veramente una tragedia, nessuno si aspettava un crollo simile. Sappiamo tutti che le temperature sono in aumento, ma il sentiero era molto basso, non pensava potesse venir già una quantità così enorme di ghiaccio». Poi il pensiero va ai papà e alle mamme in lacrime incontrate nel pomeriggio: «Anche i vigili del Fuoco non si abituano mai al dolore, al trovarsi di fronte a familiari che soffrono, disperati. Ti tocca il cuore». In queste 24 ore frenetiche per il parroco c’è stato anche lo spazio della preghiera: «Un affidamento delle vittime al Signore, una preghiera per i familiari, improvvisamente di fronte ad una tragedia. Questa è una grande tragedia».

Da qui l’idea della comunità di Canazei, d’intesa anche con il sindaco Giovanni Bernard e il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, di prevedere per sabato pomeriggio alle 18 a Canazei una Messa di suffragio, che l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi presiederà. Proprio Tisi, che il giorno prima aveva comunicato il cordoglio insieme al vescovo della diocesi di Belluno-Feltre Renato Marangoni, è rimasto in contatto per tutta la giornata con don Mario.

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