mercoledì 28 luglio 2021
"Via le mani delle multinazionali". L'esperta di cooperazione internazionale Dentico: il vertice di Roma? Un'occasione sprecata
Pre-summit Onu sul cibo, le critiche delle Ong
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«Un’occasione sprecatissima». Poche parole e un giudizio non certo entusiasta. Commenta così Nicoletta Dentico, giornalista esperta di cooperazione internazionale e responsabile del programma di salute globale di Society for International Development, il Pre-summit dell’Onu sui Sistemi alimentari, che ha chiuso ieri i battenti dopo tre giorni di dibattiti. «Non ci siamo chiamati fuori per il gusto di essere contrari: questo summit aveva gà suscitato qualche perplessità sin dal suo annuncio».
Cioè, come è nato?
Il summit nasce dall’Onu ma non sotto il controllo degli Stati e poi da Roma per la prima volta si porta la questione del cibo a New York. Mira a definire una governance globale su agricoltura e alimentazione per fronteggiare l’emergenza della malnutrizione mondiale, e in generale gli squilibri alimentari, puntando alla trasformazione dei sistemi alimentari con soluzioni innovative che potranno servire, così si dice, a raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile - zero fame entro il 2030. A parte questa premessa, i primi motivi importanti di preoccupazione sono cominciati quando il segretario generale dell’Onu Guterres ha scelto Agnes Kalibata, presidente della Alliance for a Green Revolution for Africa (Agra) , come sua inviata speciale per questo vertice.
Perché è in disaccordo?
Perché manda un messaggio inequivocabile sui sistemi alimentari che Kalibata impersona. L’alleanza Agra promuove la cosiddetta "rivoluzione verde" in Africa, un modello fallimentare che è già stato sperimentato con insuccesso in altre parti del mondo: promuove le monocolture, l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi per favorire l’agricoltura intensiva. Agra parte dal presupposto che la gente muore di fame perché non sa come coltivare la terra, ma la strategia che interpreta è insostenibile da un punto di vista sia economico sia ambientale, perché lo abbiamo visto: la fame continua a crescere.
Ma c’è dell’altro....
Le segnalazioni critiche non sono state minimamente recepite. In questo modo e successivamente le entità istituzionali interne alla Fao, per la prima volta, sono state del tutto bypassate. Così è avvenuto con il Comitato per la Sicurezza Alimentare istituito nel 2009. Si tratta dell’organismo più inclusivo sulle politiche per il cibo normato in seno alla Fao e contempera 400 organizzazioni di tutto il mondo fra pescatori, agricoltori, gruppi indigeni e tutte quelle realtà che hanno un rapporto diretto e competenza con la terra, oltre ai governi e al settore privato. Anche la competenza dell’High Level Panel of Expertise - il gruppo scientifico della Fao - è stato messo da parte per convocare un altro gruppo scientifico molto legato al settore imprenditoriale, quello del World Economic Forum di Davos che di fatto è co-organizzatore dell’evento.
Quali sono oggi quindi gli attori protagonisti e chi "muove" i panel?
I protagonisti sono di fatto coloro che considerano il cibo una merce. Kalibata dal 2006 porta avanti l’agenda della Fondazione Rockefeller e della Fondazione Bill & Melinda Gates per risolvere i problemi della fame in Africa con la introduzione di monoculture, con la produzione agricola per la esportazione e con la immissione di nuove sementi bio-fortificate, tecnologie e sistemi agricoli nel continente disegnati dalla capital-filantropia con multinazionali come Monsanto, Syngenta, Microsoft. Questo oggi è lo spirito del summit: la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale. La presenza di Kalibata come inviata speciale del Vertice rimanda ad una governance del cibo che non lascia ben sperare, dopo Covid-19.
Intravede quindi conflitti di interesse? Questo vertice di fatto ha eliminato, per l’occasione, tutte le strutture classiche intergovernative dell’Onu. La presenza della élite di Davos è il cavallo di Troia delle imprese dentro le Nazioni Unite. Piano piano si sta creando anche una nuova "società civile", come con il Global Citizen movement, che si agita molto per animare gli eventi del summit e che si occupa nel contempo dei grandi eventi per la raccolta fondi per fare le vaccinazioni (come se non fossero già stati dati finanziamenti milionari alle case farmaceutiche). Sono movimenti per modo di dire, entità che emanano direttamente dal settore privato che li finanzia - ad esempio, le fondazioni Mastercard e Gates - e che stanno creando assetti nuovi.
E voi a questo punto cosa intendete fare?Abbiamo cercato di interloquire dal dicembre 2019 con una serie di lettere al Segretario Generale, al Direttore della Fao, a Kalibata, carteggi cui non è mai stato dato seguito. Purtroppo gli Stati non sono stati coinvolti, solo nelle ultime settimane "ci sono", diciamo così, per dare un segnale. Ma non hanno avuto alcun ruolo nella preparazione del summit. C’è un pericolo grandissimo legato quindi al futuro e alla governance delle Nazioni Unite. Da quando ha firmato un accordo con il World Economic Forum l’Onu sta diventando essa stessa una partnership pubblico-privata. L’Onu non ha alcun dispositivo contro il conflitto di interessi, per esempio. Noi non ci arrendiamo. Vogliamo più trasparenza. Vogliamo riportare una sana discussione sui sistemi alimentari entro l’alveo intergovernativo classico. Il cibo è troppo importante per lasciarlo scivolare nelle mani delle multinazionali.

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