giovedì 17 agosto 2017
Ma nella sua vita c'è spazio anche per il volontariato, la palestra e il calcio
Porta il cibo a domicilio e studia infornatica
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Il diciannovenne Ziad Atef Mossa, arrivato a 11 anni dall’Egitto, è un "rider", uno dei ragazzi che, per alcune ore della giornata, in bicicletta si posiziona in sella collegato allo smartphone: appena un cliente effettua un ordine in un ristorante della zona, una app del cellulare lo avverte, gli dice dove ritirare il piatto e dove consegnarlo. A Milano i trasportatori con maglietta e portapasti rosa di Foodora, per cui Ziad lavora, sono diventati parte della geografia cittadina. «Questo lavoro – dice – mi permette di concludere le superiori. Sto facendo l’Istituto serale di informatica a Monza». Oltre a studio e lavoro, nella vita di Ziad c’è spazio per lo sport (palestra) e l’impegno civico come volontario. Racconta: «Con alcuni amici abbiamo creato una squadra di calcio con i profughi ospitati nel centro della Croce Rossa a Bresso: ci alleniamo nel vicino oratorio». Invece a Sesto San Giovanni ha partecipato all’iniziativa “Vivai di bene comune”, finanziata dall’Anci, che ha coinvolto i giovani nel sistemare i parchi. Sempre a Sesto, Ziad – questa volta con il progetto “Fuori luogo” – ha fatto da guida turistica a chi visitava la città in cui il ragazzo vive. «Sento come “casa mia” i luoghi che illustravo», dice con semplicità. Lui vive quella cittadinanza che sulla carta gli è negata: significa impegnarsi per dare il proprio contributo attivo alla costruzione della società, significa sognare di costruire qui il proprio futuro. In fondo, da tanti ragazzi di origine straniera viene una lezione di cittadinanza vissuta, valida per tutti, vecchi e nuovi cittadini.

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