lunedì 20 giugno 2011
Bagno di folla per il leader leghista, che incalza il premier: «Berlusconi è in discussione se non vengono approvate le nostre richieste. Alle prossime elezioni non è detto che andremo insieme». L'urlo dei fedelissimi: secessione.
- Berlusconi: Bossi conferma, la nostra alleanza non ha alternative
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La Lega rimarrà nel governo, ma da Pontida ieri ha dato uno scadenziario di impegni che andranno mantenuti nei prossimi 180 giorni, mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è detto ancora una volta sicuro che si proseguirà fino alla fine della legislatura con un programma impegnativo che conquisterà la fiducia del Parlamento. Ieri il leader del Carroccio Umberto Bossi - dal raduno annuale della Lega - ha ribadito le richieste per una riforma fiscale che favorisca i Comuni, gli artigiani e le piccole imprese; una revisione del patto di stabilità interno; una riduzione dell'impegno delle missioni militari all'estero e lo spostamento di almeno due ministeri al Nord. Bossi, però, ha detto che «premiership di Berlusconi potrebbe finire con le prossime elezioni politiche se non saranno ascoltate le proposte» della Lega, lasciando intendere, tra qualche fischio, che l'alleanza col Pdl tiene solo perché «se si andasse alle elezioni ora vincerebbe la sinistra» e «non ci prendiamo la responsabilità di far andare in malora il Paese».«Noi possiamo andare da soli quando vogliamo, la Lega resta al 10% a livello nazionale», ha ricordato il Senatur, mentre la folla sul prato di Pontida gridava a gran voce "secessione". «Il governo di errori ne ha fatti e hanno contribuito a spostare il voto dalla parte sbagliata».Lo scadenziario previsto dalla Lega, tra le varie proposte, prevede che, entro 15 giorni, il Consiglio dei ministri approvi la riforma costituzionale che prevede il dimezzamento dei parlamentari e il Senato federale, con ok definitivo dal Parlamento entro 15 mesi. La Lega chiede inoltre l'approvazione da parte del governo del decreto legge sulle missioni militari con la riduzione dei contingenti all'estero.«Basta guerra in Libia», ha gridato dal palco il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ricordando inoltre che la fine dei bombardamenti sarebbe l'unico modo per fermare l'afflusso di immigrati irregolari dal Nord Africa.Entro un mese, invece, dovranno essere attivate le procedure per garantire maggiore autonomia alle Regioni che lo vogliano, approvare misure per la riduzione delle bollette energetiche, riformare il patto di stabilità per Comune e Province, tagliare il costo della politica, finanziare il trasporto pubblico locale e approvare le norme per l'abolizione della ganasce fiscali di Equitalia. A questo proposito, Bossi ha annunciato per domani la votazione di un «decreto che metta i paletti all'azione esagerata» della società di riscossione delle imposte.Bossi è tornato a ribadire di volere il trasferimento di almeno due ministeri - il suo, delle Riforme, e quello di Roberto Calderoli, della Semplificazione normativa - a Monza. «Berlusconi aveva già firmato un documento, ma poi si è cagato sotto», ha spiegato il leader del Carroccio, invitando anche Maroni e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a spostarsi al Nord. «Stiamo tentando di servire al meglio la Padania, ma ci guadagnerà tutto il Paese», ha aggiunto. Durante il raduno sono state raccolte le adesioni per la proposta di legge di trasferimento dei ministeri, perché - ha detto Calderoli - «voglio portare a Roma milioni di firme, in modo che (il sindaco di Roma Gianni) Alemanno e la (presidente della Regione Lazio Renata) Polverini» non possano opporsi. Calderoli ha anche sottolineato come la Lega nel passato abbia «dovuto inghiottire dei bei pezzi amari». «Credo che a volte sia necessario per la ragione di Stato. Ma quando non è nell'interesse della gente bisogna avere il coraggio di dire basta».
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