venerdì 18 marzo 2011
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Mentre per una buona parte d’Italia mercoledì sera iniziava la 'notte tricolore', loro erano seduti dietro ai banchi a studiare... la famiglia. Un altro modo per festeggiare i 150 anni dell’Unità, quella dei partecipanti al corso di politiche familiari proposto dall’Afi, l’associazione delle famiglie nata a Verona 20 anni fa e oggi con sedi in tutta la penisola. Gli 'studenti' sono coloro che dovrebbero realizzare una società a misura di famiglia sul loro territorio: sindaci, assessori, funzionari di Comuni. «Perché per realizzare buone pratiche è indispensabile prima conoscerle», sorride Daniele Udai, vicepresidente dell’Afi e ideatore del corso. E intanto pensa agli asili nido, alle tariffazioni amiche di chi ha tanti figli per mense e trasporti scolastici, alle carte famiglia, ai centri diurni, all’assistenza domiciliare, ai percorsi genitori... Belle iniziative, patrimonio però, almeno fino ad ora, di ben pochi Comuni. «Troppo spesso le amministrazioni locali vedono le famiglie solo come utenti di servizi o destinatarie di assistenza. Ecco perché organizziamo questo corso: vogliamo condividere con amministratori e funzionari dei Comuni che il bene della famiglia corrisponde al bene della comunità locale, non solo in termini relazionali, ma anche economici e sociali», spiega Udai. Il corso 'Amministrare con la famiglia', partito mercoledì sera e parzialmente finanziato dall’amministrazione provinciale di Verona, coinvolge 45 funzionari e amministratori in rappresentanza di 25 Comuni della provincia di Verona; corsi analoghi sono stati avviati nei mesi scorsi a Padova, Treviso, Udine e nel 2011 si aggiungeranno Cesena e Napoli, mentre se ne comincia a parlare anche nelle Marche. In sordina, senza tanti clamori, c’è una 'piccola' Italia che investe nella formazione degli 'addetti ai lavori' perché crede che la famiglia meriti riconoscimento e promozione. Negli incontri, tenuti per la maggior parte da docenti dell’Università Cattolica di Milano, si offrono le basi minime di sociologia, demografia e politica per poi passare agli approfondimenti sulle 'buone pratiche': politiche dirette e indirette, servizi a sostegno della famiglia, «visti in un’ottica di sussidiarietà, non di assistenzialismo», precisa Udai. La proposta dell’Afi è stata accolta con interesse dai destinatari. «Siamo andati alla Conferenza dei sindaci a descrivere il nostro corso e abbiamo detto che iscrivere un funzionario o un assessore è il regalo più bello che possono fare ai loro Comuni», continua Udai. E qualcuno ha fatto anche uno sforzo extra, come l’assessore ai Servizi sociali di Mozzecane, piccolo paese del Veronese, che in mancanza di fondi pubblici ha pagato di tasca propria l’iscrizione del dirigente del suo settore. A proposito di risorse: in tempi di tagli ai bilanci, le politiche familiari non sono viste dai sindaci come un lusso? «Se è così è una visione sbagliata – respinge l’ipotesi Roberto Bolzonaro, presidente nazionale dell’Afi e vicepresidente del Forum delle famiglie –. Nei nostri corsi insegniamo a fare miracoli con poche risorse... Fuor di battute, c’è bisogno di efficienza, e l’amministratore deve cercare nuove strade per spendere bene i pochi fondi a disposizione». Al termine del corso, l’Afi presenterà il progetto di costituzione di una rete di piccoli e medi Comuni impegnati nello sviluppo di buone politiche familiari.
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