giovedì 5 gennaio 2023
L'ex leader della Cisl e ora senatrice del Partito democratico: dalla discussione uscirà un partito unito, sostengo Bonaccini perché è un uomo del popolo
Annamaria Furlan quando era segretario generale della Cisl

Annamaria Furlan quando era segretario generale della Cisl - Fotogramma

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Annamaria Furlan, ex segretaria generale della Cisl e ora senatrice dem, non ha dubbi: il nuovo Pd che uscirà dal congresso sarà in grado di dare le risposte ai dubbi di oggi, «sarà un partito unito sotto il nuovo segretario, senza più logiche di correnti», pronto a «dare battaglia al governo, ma anche a collaborare sulle riforme».

Andiamo con ordine: per ora c’è tanta confusione, poco interesse di fronte ai grandi problemi come i rincari, e cattivi sondaggi.
Dopo le elezioni abbiamo visto partiti che hanno perso milioni di voti esultare come vincitori, il Pd che ha perso 800 mila voti, che sono tanti, ma neanche minimamente paragonabili ai milioni degli altri, ha aperto una fase congressuale, con un dibattito importante, per arrivare a ridefinire il programma e il nuovo gruppo dirigente. Questa è la serietà e noi abbiamo bisogno di serietà per affrontare i grandi problemi del nostro Paese, ma anche le grandi possibilità del Pnrr. Purtroppo la legge finanziaria appena approvata non sostiene la crescita, precarizza ulteriormente il lavoro, riesumando pure i voucher, e soprattutto per la prima volta abbiamo una premier donna che però non guarda minimamente al lavoro delle donne e alla previdenza delle donne, tanto da peggiorare in modo ingiustificabile pure “Opzione donna”. Quindi abbiamo bisogno di un Pd che faccia opposizione e che si candidi a formare dopo le prossime elezioni un nuovo governo.

I sondaggi registrano il sorpasso di M5s. Gli elettori non capiscono i vostri sforzi?
Ci sono due modi per fare politica: quello di guardare quotidianamente ai sondaggi e dire cose che piacciono, o cercare con fatica di trovare soluzioni ai problemi del Paese. Questa è la strada del Pd. Il Pd non è un movimento, ma un grande partito di popolo. E questo va consolidato rovesciando la piramide: più ruolo ai territori vicini alle persone. Questo il processo che stiamo tentando di fare con forza. Non a caso abbiamo ben quattro bravissimi candidati, che stimo molto, con le loro specificità, e che spero dopo il congresso possano trovare capacità di fare sintesi. Di stare insieme. Ovviamente ognuno poi deve fare la sua scelta. Io ho scelto Bonaccini.

Perché?
Perché è un uomo del popolo per il popolo. Noi dobbiamo riscoprire fino in fondo la nostra grande radice popolare. E per quello che gli ho visto fare da presidente dell’Emilia Romagna, ma anche da presidente della conferenza Stato-Regioni. Ha tagliato drasticamente le liste di attesa nella sanità, aperto le case di cura territoriali, ha stanziato miliardi per il clima e per il lavoro, dando protagonismo ai giovani e alle donne nel territorio. Abbiamo bisogno di coesione, di unire e non di spaccare, e credo che Bonaccini possa fare altrettanto a livello nazionale.

Dopo il congresso vede un Pd unito o le correnti torneranno a spaccarlo?
Ricordo ancora quando Zingaretti ha lasciato la segreteria: le correnti in questi anni hanno smesso di essere una fucina di proposte, una rappresentanza di sensibilità, e sono diventate invece strumenti spartitori. Di queste correnti non se ne può più, bisogna superarle e dare un ruolo ai circoli e ai territori. Ma vedo grande rispetto tra i candidati, che non hanno questo modo vecchio di interpretare il partito. Confido che alla fine del congresso il Pd non tornerà indietro, chiunque sarà il vincitore.

Ma la nuova Carta dei valori potrebbe tagliare fuori una fetta di dem?
Tante divisioni le ho lette più che altro sulle pagine dei giornali. Finora c’è stato un dibattito intenso. Io dico: meno protagonismi individuali e più bene comune. Abbiamo bisogno di questo per il Pd.

C’è il rischio marginalizzazione della cultura cattolico democratica, come ha denunciato Castagnetti?
È un rischio che dobbiamo assolutamente evitare, perché il Pd nasce come sintesi di diverse culture che mettono al centro la dignità della persona. È indispensabile che il Pd si riaffermi nella pluralità delle idee l’arricchimento di un grande partito popolare.

Vede un problema di data del congresso?
Non credo dirimente una settimana di più o di meno. Importante credo sia il contenuto e la partecipazione che stiamo mettendo in atto.

Il nuovo Pd farà la sua parte sulle riforme? O resterà arroccato per non farsi scavalcare dal M5s?
Il Pd dirà la sua, tenendo conto degli indirizzi che ci ha dato il presidente della Repubblica, vera garanzia di serietà del nostro Paese. Nel suo discorso di fine anno Mattarella ha detto una cosa precisa: la Repubblica è nel senso civico di chi paga le tasse, che è esattamente il contrario di quello che ha scelto di fare il governo. Il Pd deve essere protagonista di una grande riforma del fisco ma anche di riforme istituzionali con la Costituzione come bussola. Farà una opposizione costruttiva. Così come avrà la sua parte nel la lotta alle disuguaglianze, specie quelle tra Nord e Sud del Paese.

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