venerdì 30 novembre 2012
Il direttore generale: emergenza acutissima ma la sospensione delle attività non è mai stata presa in considerazione. «Questo ospedale ha una vocazione, finché ce la facciamo garantiremo l’assistenza». Con altri 29 milioni in meno non sarà possibile realizzare quanto programmato con la Regione. Niente centro Sla, addio al raddoppio dei letti nella terapia intensiva neonatale.
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Non una minaccia, ma un allarme: «Il rischio concreto è che prima o poi non ce la facciamo più». Specie ora che i «tagli lineari» operati dal Commissario alla sanità della Regione La­zio a fine novembre rischiano di manda­re all’aria il piano, già concordato a set­tembre con la stessa Regione, per ridurre le spese e avviare le nuove attività assi­stenziali già programmate, sempre con la Regione. Insomma, una contraddizione continua: soprattutto quando «nel do­cumento del Commissario il 'Gemelli' figura tra gli Istituti di cura privati, quan­do invece in tutto e per tutto opera co­me una struttura pubblica». Che, per in­ciso, assolve il 10% dei servizi sanitari del Lazio.
E, allora: «Si può immaginare qui una sanità pubblica senza questo Poli­clinico? Chi potrebbe mai assorbire quel­la percentuale di servizi?». Non usano mezze parole Marco Elefante, Maurizio Guizzardi e Rocco Bellantone nel delineare i contorni di un paradosso che rischia di strangolare una delle realtà di eccellenza della sanità, e non solo di quella italiana.
Il direttore amministrati­vo dell’Università Cattolica, il direttore ge­nerale del Policlinico 'Agostino Gemelli' e il preside della Facoltà di Medicina e chi­rurgia, denunciano anzi con crudo reali­smo, ed enorme amarezza, i dati di una «e­mergenza » ormai acutissima. Anche se, mentre Elefante annuncia che «è proba­bile » che i decreti per la Sanità del Lazio verranno impugnati, Guizzardi assicura che in ogni caso «l’ipotesi del blocco del­le attività non è mai stata presa in consi­derazione », perché «questo è un ospeda­le che ha una sua vocazione e, finché ce la facciamo, l’assistenza la garantiremo. Non possiamo far pagare ai cittadini il prezzo di questa vicenda». Certo, però, «c’è il rischio concreto che un giorno po­tremmo non farcela».
I numeri di questa crisi parlano da soli. I decreti del Commissario alla sanità del Lazio prevedono un taglio di 29 milioni di euro sul budget per l’anno in corso di 529 milioni (ma dei quali sono arrivati solo circa 150 milioni), sottoscritto a metà set­tembre tra il Policlinico e la Regione. Di questo taglio «circa 5 milioni sono relati­vi alle funzioni per l’Emergenza e per il Pronto soccorso, senza riduzione delle prestazioni erogate». Non solo: questo in­tervento sul budget «renderà impossibi­le aprire attività già programmate con la Regione come il raddoppio dei posti let­to dell’Unità di Terapia intensiva neona­tale, o il centro per la Sla , in quanto ciò comporterebbe un aumento dei costi in­sostenibili da parte dell’ospedale».
Tutto ciò a fronte degli 800 milioni di eu­ro di crediti vantati dal Policlinico nei confronti della Regione Lazio e del Pia­no strategico 2012-2016, approvato dal Cda dell’Università Cattolica lo scorso giugno e in fase di attuazione, che porterà entro il 2014 alla riduzione dei costi glo­bali di oltre 70 milioni di euro attraverso interventi di diversa natura ma con l’im­pegno di non diminuire il numero delle prestazioni erogate.
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