giovedì 24 agosto 2023
Il ministro: «Nel 2024 al Meeting telecamera sul cantiere». D'accordo con Giorgetti: «I soldi vanno spesi bene. No agli stadi, sì ad asili nido». Ma Decaro (Anci): «Restituire ai Comuni 13 miliardi»
Il ministro delle Infrastrutture Salvini e il presidente dell'Anci Decaro a Rimini

Il ministro delle Infrastrutture Salvini e il presidente dell'Anci Decaro a Rimini - ANSA

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L’incontro volge al termine e Matteo Salvini, che in fondo nasce come uomo di comunicazione, ha in serbo il colpo finale: un filmato con video- simulazione sul “ponte degli italiani”, quello sullo stretto di Messina. Si capisce che ne vuole fare il simbolo di un salto di concretezza che intende intestarsi e sceglie il Meeting per assumere un impegno solenne: «Ho fatto un giro in Fiera e ho visto che manca lo stand del Mit», premette. Allora «l’obiettivo è avere al Meeting dell’anno prossimo la telecamera che inquadra i cantieri che hanno iniziato il loro lavoro, che potremo osservare qui da Rimini». E il “ponte degli italiani” lo faranno ingegneri italiani: «Li incontro spesso che vanno a cercare fortuna e fare grandi opere in Turchia, in Cina, in Giappone, negli Stati Uniti, in Germania». Il ponte di Messina invece «sarà la dimostrazione che gli ingegneri italiani sono i migliori al mondo». È la ciliegina su una torta di miliardi di opere pubbliche che annuncia, con l’ausilio di alcune slide, per ribadire che il Sud non è penalizzato, anzi. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, che si concede anche un comizio alla darsena di Rimini, non cita Giorgetti, ma la pensa come lui quando dice che «il Pnrr è una cassa da oltre 200 miliardi la cui maggioranza sono soldi a prestito da restituire». Per cui non si tratta solo di «spenderli tutti ma bene perché sono a prestito e li restituiranno i nostri figli». E «se devo indebitare mio figlio per costruire stadi di calcio - rilancia la polemica con Venezia e Firenze - anche no, se costruisco asilinido va bene». Propone a modo suo anche una transizione semantica: «Hanno inventato degli acronimi che....già 'sta roba, Pnrr. E poi io sto seguendo i Pinqua, che uno dice “cos'è il Pinqua”? È il piano riqualificazione dell'abitare». In tutto, annuncia, «159 progetti che in soldoni riqualificano 15mila case popolari». Ma sul Pnrr non sono solo rose e fiori. Il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, torna a chiedere al governo i fondi per compensare i 13 miliardi spostati dai progetti dei Comuni al RepowerEU. La rimodulazione del piano ha toccato anche i progetti del Mit, facendo saltare ad esempio i finanziamenti per la tratta Roma- Pescara. Ma, assicura l’ad di Ferrovie dello Stato, Luigi Ferraris, «il progetto verrà finanziato con altre fonti». Il presidente dell’Anci, però, resta preoccupato. «Ci siamo ritrovati con uno spostamento di 13 miliardi, e tre programmi a gestione comunale che fanno riferimento al ministero dell’Interno, sul Repower. Sarà - ironizza il primo cittadino di Bari - che i sindaci sono considerati un po’ come il protagonista di Forrest Gump: nessuno avrebbe scommesso sulla sua corsa, ma lui sente una vocina “corri, corri...”, inizia a correre e raggiunge risultati straordinari». E ora «vorremo capire perché sono state spostate queste risorse» dal momento che «la stragrande maggioranza delle opere sono in linea con il Pnrr» e i Comuni hanno «superato lo scoglio della valutazione da parte dei ministeri». Ora la parola passa alla Commissione Europea. Se dovesse confermare lo spostamento di tre programmi comunali legati al Pnrr da 13 miliardi, allora «la nostra richiesta è che le risorse sostitutive arrivino lo stesso giorno. Altrimenti rischiamo di ritrovarci con gare aggiudicate o lavori avviati, come avvenuto con gli asili nido, e non poter rispettare gli impegni giuridicamente vincolanti con le aziende», conclude Decaro. La rimodulazione del piano ha toccato anche i progetti del ministero, facendo uscire ad esempio i finanziamenti per la tratta ferroviaria Roma-Pescara. Ma i fondi, spiega l'amministratore delegato delle Fs, Luigi Ferraris, arriveranno da altre parti. Gli investimenti del gruppo Fs nei prossimi 10 anni incideranno intanto sul Pil nazionale per il 2% e, con 200 miliardi, aumenteranno «almeno del 20% la capacità di trasporto della rete ferroviaria e del 30% il numero di passeggeri», annuncia Ferraris.

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