Gli smartphone, così come i tablet si possono trasformare da strumenti di gioco e di lavoro in oggetti di controllo e di monitoraggio della nostra vita quotidiana. L'ha detto il presidente del Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti, nella sua relazione annuale. "Con gli smarthphone ognuno di noi è, quasi sempre inconsapevolmente, un Pollicino che ha in tasca il suo sacchetto di sassolini bianchi che escono uno ad uno per segnarne gli spostamenti". "I rischi connessi agli smarthphone e alle loro applicazioni derivano essenzialmente dal fatto che i nostri telefonini - ha aggiunto - sono costantemente localizzati, e che il gran numero di dati dati e informazioni in essi contenuti, dalle rubriche telefoniche all'agenda, dalle foto alle annotazioni, possono essere conosciuti, trattati, conservati, utilizzati da soggetti dei quali non abbiamo consapevolezza nè controllo".Per questo per il presidente per le nuove tecnologie serve una "informativa di rischio" simile a quelle dell'uso dei farmaci o sui pericoli dell'eccessiva pubblicità. Per questo il Garante per la privacy, al fine di individuare le modalità che meglio tutelino la riservatezza degli utenti ha avviato un'azione ricognitiva sui principali produttori di terminali e dei relativi sistemi operativi: Apple, Google, Nokia, Microsoft. L'analisi svolta ha messo in luce che i dati raccolti da numerosi software non sono conservati soltanto sul telefono dell'utente ma sono trasmessi anche ai server delle società che offrono il servizio e potenzialmente accessibili anche da altri utenti. È emersa, inoltre, una notevole eterogeneità nelle misure adottate per tutelare gli utenti. L'Autorità ha dunque messo a punto un documento con le prime riflessioni utili per tutelare gli utenti che oggi è stato consegnato al Parlamento. Per il Garante è necessario che essi vengano informati adeguatamente sulle modalità di funzionamento delle applicazioni, i modo tale da poter decidere conresponsabilità sul trattamento dei loro dati personali. Il Garante sollecita, inoltre, i produttori dei sistemi operativi ad esercitare un maggiore controllo sulle applicazioni distribuite attraverso le loro piattaforme di vendita, e sui soggetti che sviluppano tali software, sia mediante accorgimenti tecnici sia attraverso norme contrattualistiche più efficaci nel garantire la privacy.