martedì 31 maggio 2011
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Una svolta che segna la fine di un’e­poca. Dopo diciotto anni di ammi­nistrazione di centrodestra, Milano sceglie un sindaco di sinistra. È l’avvocato Giuliano Pisapia, 62 anni, ex parlamentare di Rifondazione comunistra, candidato al­le primarie di Sel. Una vittoria netta sul sin­daco uscente Letizia Moratti, i sei punti di distacco del primo turno sono diventati die­ci al ballottaggio, arrivato dopo una campa­gna elettorale al veleno. «Abbiamo vinto con il sorriso e con l’ironia», non si stanca di ripetere Pisapia, che per tut­to il pomeriggio di ieri ha fatto la spola tra il quartiere generale del teatro Elfo Puccini in corso Buenos Aires e piazza Duomo dove u­na grande folla colorata di tutte le sfumatu­re possibili di arancione (il colore scelto per la campagna elettorale) si è riunita sin dal primo pomeriggio e si è dissolta solo a tar- da sera. Il riferimento è alla valanga di ac­cuse che lo schieramento avversario gli ha riservato nelle ultime settimane, da quella mediatica della Moratti sul furto d’auto (ri­velatasi un boomerang) agli slogan leghisti su «Zingaropoli». «Loro ci hanno insultato, ci hanno irriso, ma noi abbiamo risposto con il sorriso, con la forza della ragione e con l’ottimismo», ha detto il neo-sindaco, assicurando che il cli­ma politico sarà all’insegna del dialogo con tutti. A partire proprio dalla scon­fitta Letizia Moratti, cui Pisapia ha teso la mano nell’ipotesi di un la­voro comune: «Sono contento che partecipi a questo dono per Mila­no che è l’Expo», ha affermato ri­ferendosi all’incarico di commis­sario straordinario della sua ex ri­vale. Il primo pensiero del nuovo primo cittadino è stato per «i militari fe­riti in Afghanistan e per le loro famiglie», su­bito dopo un grazie a Napolitano, definito un esempio per «la sua saggezza e il suo rigore morale». L’avvocato ha messo poi l’accento sulla necessità di riscoprire «l’accoglienza e la solidarietà», assicurando che sarà il sin­daco «di tutta Milano, anche dei non mila­nesi », sul modello di Greppi, primo cittadi­no della città nell’immediato dopo-guerra. «Abbiamo liberato Milano, adesso dobbia­mo ricostruirla», ha 'annunciato' infatti Pi­sapia, che si è dato quindici giorni di tempo per formare la giunta, composta per metà da donne: «L’ho promesso e sarà così, un se­gnale molto forte sarà avere un vicesindaco donna». Tra i nomi circolati con insistenza quello di Marilena Adamo, senatrice del Pd. Per il nuovo primo cittadino di Milano, in­fine, il voto delle amministrative non avrà ri­percussioni nazionali nell’immediato. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni di Nichi Vendola, leader di Sel, che ieri è volato a Mi­lano per festeggiare la vittoria del 'suo' uomo. «È un avviso di sfratto per il go­verno », ha sottolineato. Concetto ri­badito da Susanna Camusso, segreta­rio generale della Cgil, anche lei sul pal­co di piazza Duomo. La festa tra musi­ca, politica e comicità, è andata avan­ti tutta la sera. Tra i tanti personaggi presenti, lo scrittore Umberto Eco, il premio Nobel Dario Fo, il regista Ga­briele Salvatores, il fondatore di Emer­gency Gino Strada. A festeggiare è tutto il centrosinistra, com­presa Milly Moratti, cognata del sindaco u­scente: «Siamo di fronte ad una città che vuol cambiare». Mette l’accento sul risulta­to deludente della Lega Stefano Boeri, ca­polista del Pd da molti considerato assesso­re in pectore all’Expo: «Milano oggi non è più in Padania». Anche dal presidente delle Acli di Milano Gianni Bottalico arriva un plauso al cambio della guardia a Palazzo Ma­rino. «L’affermazione di Pisapia dimostra che l’elettorato ha apprezzato l’equilibrio del suo programma e non ha dato credito ai tentativi volti ad intaccare il solido profilo di persona moderata e di buon senso». E la vittoria di Pisapia ha fatto esultare i radica­li. Di «primavera milanese», ha parlato Em­ma Bonino, ricordando che per la prima vol­ta, dopo decenni, i radicali tornano a Palaz­zo Marino con un loro rappresentante (Mar­co Cappato).
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