mercoledì 13 ottobre 2010
Severo richiamo del presidente dell'Antimafia. Nelle segnalazioni inviate dalla prefetture un quadro inquietante sulle ultime amministrative: candidati sotto inchiesta, sotto processo o condannati per mafia o altri gravi reati.
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Inquisiti, sotto processo, condannati. Per reati attinenti alla criminalità mafiosa, ma anche per altri gravi reati. C’è anche questo nelle liste dei candidati alle scorse elezioni amministrative. Una fotografia preoccupante della rappresentatività della nostra classe dirigente locale, che ha fatto alzare un grido di sdegno e di allarme al presidente della Commissione parlamentare antimafia Beppe Pisanu. Che, durante la seduta di ieri della commissione, ha detto senza peli sulla lingua: «L’immagine complessiva che se ne ricava è che la disinvoltura nella formazione delle liste sia molto più allarmante di quella che noi abbiamo immaginato. Sono liste gremite di persone che non sono certo degne di rappresentare nessuno». L’antefatto della inquietante vicenda è abbastanza semplice. La commissione antimafia, che ha varato un codice di comportamento anti-mafia per le condidature, ha chiesto alle singole prefetture di inviare un rapporto sulla fedina penale dei candidati alle ultime amministrative. Le prefetture avrebbero dovuto segnalare solo eventuali criticità dal punto di vista dell’appartenenza mafiosa e di reati collegati. Ma alcune di esse sono state più zelanti, segnalando anche tutt’altro genere di problemi con la giustizia: delitti contro il patrimonio, contro la pubblica amministrazione e anche violenze contro le persone. «Non arriviamo all’omicidio – spiega il vicepresidente dell’antimafia Luigi De Sena (Pd) – ma c’è un vasto campionario di reati». Che non risparmia nessun partito o schieramento, locale e nazionale. E nessuna o quasi realtà geografica.Il quadro, tuttavia, è ancora incompleto. Anche perché il 30 per cento delle prefetture (quasi una su tre) non ha ancora consegnato la documentazione richiesta o l’ha consegnata in modo non completo. Tra le inadempienti fa scalpore la prefettura di Milano, che è forse la più importante d’Italia. Problemi di carattere burocratico che, pare, siano legati alla mancanza di una specifica autorizzazione del ministro dell’Interno Maroni o a una non meglio precisata circolare del Viminale. Tuttavia Maroni nei giorni scorsi ha inviato una lettera a Pisanu nella quale promette la massima collaborazione. Di certo, Pisanu non molla e ha dato una settimana di tempo ai prefetti inadempienti per inviare la documentazione richiesta, altrimenti «saranno convocati ufficialmente per fornire spiegazioni del loro comportamento». Comportamento che viene definito, nel migliore dei casi, come «tiepidezza» (Raffaele Lauro, Pdl) o addirittura «al limite dell’incidente istituzionale» (Walter Veltroni, Pd). Spiega ancora il vicepresidente De Sena (che prima di entrare in politica era prefetto): «La questione dell’inquinamento delle liste è molto grave. E dobbiamo prendere atto che il codice deontologico può essere in alcuni casi insufficiente. Infatti, secondo il codice possiamo prendere in esame solo i candidati che hanno in corso o hanno avuto problemi con la giustizia. Ma c’è una fascia di persone che sono ben note a livello locale per i loro comportamenti incompatibili con la candidatura, ma che non risultano indagati o condannati. Per questo serve un filtro a monte, da parte dei partiti, a livello locale e nazionale». Filtro che, assicura chi ha visto l’elenco della vergogna, non ha funzionato granché.
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