giovedì 22 febbraio 2024
Un rito cristiano antico, legato alle tradizioni di una valle dove il rapporto con la natura è profondo. Il fraintendimento di un'associazione ambientalista, che denuncia. E la polemica è servita
La «Messa del lupo» è contro gli animali? La Valle Strona si ribella
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La memoria di un antico rito diventa spunto per una protesta. Accade a Forno, Valle Strona, a pochi chilometri da Omegna, in Piemonte. Siamo nel centro del Cusio. Qui il parroco, don Gaudenzio Martini, ha celebrato sabato la Messa vespertina invocando la benedizione sui campanacci dei montanari. Non solo: in quella che è storicamente conosciuta come “Messa del lupo”, ha compiuto un rito che si ripete ogni anno dal 1762 e con il quale si chiede la protezione divina dagli attacchi del predatore (il lupo, appunto), che negli ultimi tempi è tornato in valle.

Apriti cielo. A insorgere è stata l’Associazione italiana difesa animali e ambiente, con sede a Pregnana Milanese, che contesta quella che definisce «una Messa con annesso rito di esorcismo che invita a sparare ai lupi e promulga l’anatema contro di loro». Lo definisce un rito «pazzesco» e «anacronistico» che «ha fatto ripiombare il paese del XVIII secolo». Da qui la decisione dell’associazione di «scrivere al vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla per chiedere un «intervento immediato», rivolgendosi intanto alla Procura di Verbania «a cui abbiamo inviato una denuncia contro il celebrante per istigazione all’uccisione di animali selvatici e per maltrattamento di animali».

Don Martini è incredulo: «Quando si parla di esorcismo bisogna capire cosa si dice. Quella che noi abbiamo usato a Forno è una formula risalente a papa Paolo V, una preghiera in cui si chiede al Signore di allontanare, “cacciare” il male. In questo caso il riferimento erano i lupi, ma lo abbiamo fatto anche per le calamità naturali, le inondazioni, le frane a gli altri pericoli legati alla vita della montagna. Perché io sono parroco di paesi alpini, so cosa vuol dire vivere tra mille difficoltà. Io sto con la mia gente». E con lui stanno i sindaci dei comuni della Valle Strona (Valstrona, Germagno, Loreglia, e Massiola), che hanno espresso congiuntamente «incondizionato sostegno e vicinanza a don Gaudenzio. Questo rito, che affonda le radici nella storia e nella cultura della nostra valle, è stato oggetto di critiche ingiustificate da parte di alcune associazioni animaliste. Tali critiche non tengono conto del profondo significato storico-religioso che questo evento rappresenta per la nostra comunità, né della consapevolezza e rispetto per la natura che da sempre caratterizza il nostro approccio alle tradizioni locali. La “Messa del lupo” non è soltanto un evento culturale, ma un momento di forte coesione sociale, un ponte che collega il presente con il passato, e un’espressione autentica della nostra identità comunitaria. In questo contesto, la figura di don Martini emerge come custode di queste tradizioni, promuovendo valori di unità, pace e rispetto reciproco. Riteniamo che il dialogo sia fondamentale e siamo aperti a confrontarci con le associazioni animaliste per spiegare il vero significato di questa celebrazione e per trovare un terreno comune nel rispetto delle tradizioni e della protezione degli animali. In questo momento di ingiustificata tensione vogliamo ribadire il nostro sostegno a don Gaudenzio, riconoscendo il suo ruolo indispensabile all'interno della nostra comunità e il valore della tradizione che ha onorato con la celebrazione della “Messa del lupo”». I sindaci dei Comuni della Valle Strona restano «uniti nel difendere le nostre radici culturali e nel promuovere un dialogo costruttivo, basato su comprensione e rispetto reciproco».

Alberto Preioni, consigliere regionale, ricorre allo humour: «La favola di Esopo esorta a non gridare “al lupo al lupo” senza un serio motivo, perché si perde credibilità. Gli animalisti milanesi, forse più avvezzi agli aperitivi sui Navigli che alle passeggiate in montagna, hanno perso di credibilità, scagliandosi in modo così veemente e assurdo contro una tradizione secolare di noi che viviamo sulle Alpi. Un attacco virulento e dissennato che, a quanto leggo, è arrivato addirittura alla denuncia del parroco per una Messa che non incita certo a sparare senza motivo ai lupi, ma che, come si legge nel volantino della parrocchia, invoca “la protezione di Dio dalle calamità naturali, valanghe, frane, incendi, e dal lupo”».
Interviene anche Alessandro Panza, europarlamentare in quota Lega, che si impegna ad andare «presto a trovare il sacerdote. È la vittima di un delirio cittadino che non vuole capire e comprendere i sentimenti di chi vive le sfide quotidiane delle montagne ed è nel pieno diritto di preservare le proprie tradizioni e la cultura locale». All’Associazione italiana difesa animali e ambiente si dicono pronti al confronto. «Abbiamo letto che è diventata un caso politico la vicenda del parroco di Forno da noi denunciato per istigazione all’uccisione dei lupi, vergognosamente realizzata con un rito religioso risalente al 1700 in una chiesa cattolica, rito che tra l’altro era stato abolito nel 1927», spiega in una nota l’Aidaa. Il confronto, secondo gli ambientalisti, deve «partire dall’applicazione in quelle località dei protocolli previsti dal piano lupo obbligatori per gli allevatori, vediamo se dall’altra parte vi è la stessa volontà o ci si limita in questo caso alle esternazioni fantasiose».
Lino Cerutti, storico, profondo conoscitore della zona, spiega che «fino a qualche anno fa, la “Messa del lupo” era una celebrazione di tradizione, memoria di vicende lontane. L’ultimo lupo venne ucciso, dopo un lungo inseguimento partito dall’Alpe Campo sopra Forno, nell’inverno del 1927, da Giovanni Borghini, alle pendici del Pizzo Camino, in Ossola. Una pronipote del cacciatore, presente all’incontro, ha ricordato l’avvenimento. A quella caccia del lupo, Achille Beltrame (gennaio 1927) si ispirò per disegnare una copertina della Domenica del Corriere». E aggiunge: «In definitiva, tra cronaca e tradizione, storie lontane e accadimenti recenti, il pubblico presente ha condiviso le problematiche che affliggono le valli. Per esemplificare: nell’alta Valle Strona si contano 30 pecore e capre sbranate, a Sambughetto 70 e a Forno 80. La piccola economia familiare viene annullata, favorendo l’abbandono con danno – questo sì grave – all’ambiente. Il territorio montano è fragile, frutto di manutenzione secolare da parte dell’uomo, che mantiene aperti i sentieri, regima le acque, tiene fruibili i prati. I molti che avevano portato alla balaustra in chiesa i campanacci per la benedizione da portare agli animali si sono ripresi il sonaglio e, con amichevoli saluti, si sono dati appuntamento al prossimo anno, augurandosi di ritrovarsi con meno preoccupazioni per la sopravvivenza delle proprie attività».

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