mercoledì 22 marzo 2017
Avviato l'iter delle norme per proteggere le vittime della rete sul territorio. Aiuti e formazione.
Piemonte contro i cyberbulli: la Regione più veloce del Parlamento
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Vuole andare più veloce del Parlamento, il Piemonte. Perché in Piemonte il cyberbullismo ha fatto più male. È questa la terra di Carolina Picchio, la 14enne suicida nel 2013 per cui la Procura dei Minori ha intentato il primo processo italiano per episodi di bullismo in rete. La sua storia ha ispirato il disegno di legge ancora fermo in Parlamento e ora spinge l’iter delle legge regionale, che promette d’essere completato in tempi rapidissimi. E che prevede campagne di sensibilizzazione e di informazione, iniziative culturali, corsi di recupero per i bulli e gruppi di supporto per le vittime.

«Il nostro ordinamento – spiegano i firmatari della proposta di legge, i consiglieri regionali Pd Domenico Rossi e Andrea Appiano – non prevede una normativa specifica per prevenire il fenomeno, tranne alcune disposizioni, peraltro alquanto generiche. Come nel bullismo tradizionale, il molestatore on line prende di mira chi è ritenuto diverso: tuttavia l’uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie, quali l’anonimato del molestatore e la sua difficile rintracciabilità per la vittima, che la rendono una forma di molestia ancora più subdola ». Difficile valutare i numeri del fenomeno: secondo quanto riportato nella relazione che accompagna la proposta di legge, il 5,9% dei ragazzi che utilizzano il web o il cellulare ha dichiarato di avere ripetutamente subito azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network.

Nel 2016 la Polizia Postale ha reso noto che sono state 235 le denunce per reati di diffamazione online (18%), ingiurie, minacce e molestie (37%), stalking (3%), furto identità sui sociale (30%), diffusione di materiale pedopornografico (13%) con dei minori come vittime. In 31 casi i denunciati erano essi stessi dei minori e il 6% degli adolescenti è vittima di cyberbullismo. Nella norma, la Regione si impegna a promuovere (anche con finanziamenti) progetti multidisciplinari, «volti alla diffusione della legalità, al rispetto della dignità della persona, alla valorizzazione delle diversità, al contrasto di ogni forma di discriminazione», realizzando campagne di comunicazione, iniziative culturali e sportive e corsi di formazione per educatori e insegnanti per l’acquisizione di tecniche psicopedagogiche per arginare il fenomeno.

Tra gli strumenti da mettere in campo, innovativi programmi di assistenza e gruppi di supporto in favore delle vittime minori (insieme alle loro famiglie) e programmi di recupero rivolti agli autori degli atti di bullismo. La proposta piemontese sarà vagliata dalla Commissione Cultura e Istruzione prima di essere discussa e approvata definitivamente, ma dovrebbe esserci l’accordo di tutte le parti politiche e i tempi per l’approvazione non dovrebbero essere troppo lunghi.

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