martedì 9 marzo 2021
"Basta con l’autolesionismo di dire che le cose andavano fatte diversamente. L’Europa? La campagna vaccinale dimostra che va rafforzata, da noi critiche costruttive"
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - Ufficio Stampa

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Luigi Di Maio, ministro degli Esteri: sta tornando a salire la preoccupazione sulla curva dei contagi. Si procede verso una nuova stretta?

Stiamo entrando nella terza ondata del Covid. Secondo i dati scientifici che abbiamo, il picco lo avremo a fine mese. Questo inevitabilmente ci spinge a misure più restrittive per cercare di fermare il trend dei contagi. Comprendo la difficoltà di cittadini, imprese, famiglie, di chi ha ricevuto l’impatto più forte da questa crisi, ma abbiamo sempre agito considerando la vita e la salute pubblica una priorità.

Il sistema a fasce si è rivelato meno efficace del previsto? Bisognava chiudere prima, come alcuni chiedevano?

Guardi, ormai è un anno che viviamo questo incubo. Si tratta di una pandemia che ha colpito il mondo intero. Poi mi lasci dire una cosa molto importante: questa nuova ondata non è paragonabile alle precedenti. Le varianti non erano prevedibili e in particolare quella inglese sta creando grossi problemi in tutta Europa, colpendo i giovani. Giornalmente sento i miei omologhi europei, sono tutti molto preoccupati. Cerchiamo di uscire da questo autolesionismo per cui ogni 2-3 settimane c’è qualcuno che dice che sarebbe stato meglio fare diversamente. Del senno di poi son piene le fosse, ma la difficoltà resta trovare un punto di equilibrio. Dopo di che io sono il primo a ritenere sconcertanti le immagini di chi, alla vigilia della 'zona rossa', ancora improvvisava party a cielo aperto. Per questo il Viminale ha disposto maggiori controlli.

Serve anche maggiore concordia con le Regioni?

Il dialogo con i governatori è sempre fondamentale, conoscono il territorio e i loro consigli sono importanti. Non esiste altra strada.

Come cambierà la campagna vaccinale?

Il ministro Speranza ha chiarito che avrà una forte accelerazione: entro l’estate tutti gli italiani che lo vorranno saranno vaccinati. È evidente che da questo punto di vista bisogna dare di più, ma soprattutto sul piano europeo.

C’è stata una gestione deficitaria della Commissione Ue?

La campagna Ue di vaccinazione in generale è andata troppo a rilento, alcune procedure sono risultate troppo articolate e bisogna comprendere che l’obiettivo deve essere quello di rafforzare la legislazione europea per agevolare alcuni processi, come ad esempio l’uso di medicinali. Ma non solo. Quando diciamo che l’Eu- ropa va rafforzata non è un caso. Anche nelle trattative con le case farmaceutiche si è arrivati in ritardo, con ulteriori frenate per tutti gli Stati membri.

Paghiamo anche lo scotto di avere voluto, chi più chi meno, in passato un’Europa debole?

La mia vuole essere ora una critica costruttiva, sia chiaro: non possiamo far finta di non vedere che l’Unione davanti alla sfida della pandemia ha reagito con ritardo. Lo ha fatto anche sulla risposta economica, però poi ha recuperato, con il Piano di ripresa dell’Ue molto è stato fatto e molto dovrà ancora essere fatto. L’Ue oggi è davanti a un bivio: può ricostruire nuova fondamenta, più solide, per reggere l’urto della crisi e superarla con forza; oppure perdersi nelle contese interne.

Ritiene giusta la scelta di puntare sulla prima dose per tutti?

Non sta a me giudicare, su questo ci atteniamo alla comunità scientifica e alle indicazioni fornite dal Cts.

Quali errori non vanno ripetuti?

Chi è che non sbaglia? Errori ce ne saranno, sempre di meno certo, ma è normale. Siamo stati i primi ad essere travolti, ma contro il virus non c’è tutt’oggi un manuale d’istruzione. Ciò che stiamo affrontando è unico, è dovere di tutti lavorare con unità e senso di responsabilità. In questo deve distinguersi la politica. Gli italiani chiedono una direzione, vogliono che chi li rappresenta tracci una strada.

Il no all’export dei vaccini AstraZeneca sarà un caso isolato?

Come Farnesina abbiamo semplicemente applicato il regolamento Ue. L’Europa è con noi, è sotto gli occhi di tutti che alcune case farmaceutiche sono state inadempienti e non possiamo rimanere fermi. Non è stato un atto ostile verso l’Australia, ma oggi non possiamo esportare 250mila dosi. Se si verificheranno casi analoghi, ricorreremo nuovamente al regolamento Ue.

Vanno accelerati anche i nuovi aiuti economici?

Dobbiamo dare una visione al Paese. Dobbiamo costruire il cammino per realizzare l’Italia del 2050. Vanno aiutati gli autonomi, le partite Iva, i più fragili, ma contestualmente bisogna mantenere la rotta e aiutare le imprese a rimettersi in carreggiata. È una sfida che va oltre l’emergenza. Quando parliamo di transizione ecologica ci riferiamo a passi oggi necessari affinché l’Italia diventi più competitiva. Questo governo è nato con una chiara identità ambientale e, in vista della Cop 26 e del G20, l’Italia dovrebbe avere un inviato speciale per il clima, come ha già fatto Biden in America nominando Kerry. Ed è stato un bene l’istituzione del nuovo ministero della Transizione ecologica: questo è il futuro, bisogna riprogettare tutto, con la pandemia nulla sarà come prima.

E come saranno aiutate le imprese?

La riforma fiscale è il tema fondamentale.

Gli ultimi dati segnalano un aumento di un milione di poveri. Per trovare risorse, il Reddito di cittadinanza va ricalibrato? E pure il cashback?

Ma le chiedo: quanti sono i falsi invalidi in Italia? E quanti furbetti si sono messi in tasca altri sussidi? Cancelliamo allora le pensioni di invalidità? Suvvia... Naturalmente, sulle politiche attive del lavoro serve una spinta in più, ma riportiamo il dibattito dentro i giusti ranghi. Ci sono dei diritti che uno Stato democratico deve difendere e tutelare.

È solo un incidente di percorso la consulenza di McKinsey sul Recovery? In altri tempi M5s si sarebbe scagliato contro...

Il Mef ha già chiarito: gli aspetti decisionali e di valutazione dei diversi progetti restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni.

Capitolo Esteri. Quale messaggio arriva dal viaggio di papa Francesco in Iraq?

Un grande messaggio di pace. Sulle macerie di una guerra che ha generato dolore e morte. La fraternità è più forte del fratricidio, la speranza è più forte della morte, ci ha detto. Sono parole che devono restare impresse. Mi lasci ricordare che, come Farnesina, siamo al lavoro per implementare insieme al Vaticano il fondo per tutelare le minoranze cristiane nel mondo, istituito con la manovra 2019.

La Libia resta un dossier 'caldo'. L’Italia può tornare a giocare un ruolo dopo aver perso terreno rispetto a Paesi come Turchia, Russia, Egitto, ecc.?

L’Italia non ha mai smesso di essere attiva nel processo di pacificazione. Lavoriamo ogni giorno, lungo il solco tracciato dall’Onu, per l’avvio di un percorso inclusivo e intra-libico. La Ue stessa ha l’obbligo di fornire il suo supporto in modo unitario. Sono stati fatti dei passi in avanti inimmaginabili fino ad un anno fa, basti pensare che siamo alla vigilia del voto di fiducia di un governo unitario. Attendiamo l’esito delle elezioni, però mi lasci ricordare che un anno fa si parlava solo di bombe, l’obiettivo oggi è e deve essere la pace. Lo merita il popolo libico.

Le forniture militari all’Arabia Saudita sono state bloccate. Perché non si ha lo stesso coraggio con l’Egitto, alla luce del caso Regeni?

Abbiamo bloccato le forniture agli Emirati ed ai sauditi rispondendo a una risoluzione parlamentare, per evitare stragi in Yemen contro la popolazione civile. Sull’Egitto, in ogni sede continuiamo a chiedere passi avanti sulla vicenda di Giulio Regeni, la sua famiglia merita verità e giustizia. Così come monitoriamo sempre il caso di Patrick Zaki, chiedendone la scarcerazione. Di più, abbiamo chiesto che il monitoraggio fosse fatto in maniera congiunta con tutti i Paesi Ue. Mi lasci ricordare poi il grande lavoro svolto dalle donne e dagli uomini del nostro corpo diplomatico e dalla nostra intelligence, che ci ha permesso negli ultimi 18 mesi di riportare a casa tutti gli italiani rapiti. Faremo di tutto per riportare a casa anche Zaki.

M5s è di nuovo a uno snodo cruciale. Quale ruolo va assegnato a Conte? E teme che anche lui possa finire 'logorato'?

Non vedo questo problema. Conte ha deciso di portare avanti insieme a noi un progetto rifondativo dentro un perimetro specifico definito dai valori europei ed euroatlantici. E, al contempo, con una visione innovativa su obiettivi da lui condivisi quando era al governo, a partire dall’esigenza di adeguare ambiente e sistema produttivo alle nuove opportunità. M5s è in una fase di grande rilancio, sono molto ottimista. Vedo molta compattezza, saremo protagonisti anche nei prossimi 10 anni. Con Conte nei 5s credo che potremo tornare a essere la prima forza politica del Paese.

Il segretario del Pd Zingaretti si è dimesso. Molti gli rinfacciano una linea troppo 'schiacciata' su M5s...

Con Nicola ho lavorato benissimo, è una persona perbene, che merita il rispetto di tutto. Per quanto mi riguarda, dobbiamo rafforzare il patto M5s-Pd-Leu anche a livello locale.

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