giovedì 25 luglio 2019
Per i giudici l'imputato dovrà risarcire 19,7 milioni per danno erariale. Condannati a risarcimenti anche altri imputati
Diversi condannati in Appello per la vicenda delle azioni della Serravalle acquistate dalla Provincia di Milano nel 2005 (Fotogramma)

Diversi condannati in Appello per la vicenda delle azioni della Serravalle acquistate dalla Provincia di Milano nel 2005 (Fotogramma)

COMMENTA E CONDIVIDI

A distanza di 14 anni dall'acquisto da parte della Provincia di Milano, nel luglio 2005, del 15% delle azioni della Milano Serravalle-Milano Tangenziali spa, che erano in possesso del gruppo Gavio, la Corte dei Conti della Lombardia presenta un conto salatissimo, da quasi 20 milioni di euro, all'ex presidente di Palazzo Isimbardi Filippo Penati. Lui che è stato già assolto un paio di anni fa nell'ormai nota inchiesta penale su quello che per l'accusa era il "sistema Sesto" e anche già scagionato quattro anni fa in primo grado nel procedimento davanti ai magistrati contabili.

La Seconda sezione giurisdizionale centrale (presidente Luciano Calamaro) della Corte dei Conti, però, accogliendo il ricorso della Procura contabile lombarda, guidata da Salvatore Pilato, contro la sentenza del 2015, oggi ha condannato l'ex sindaco di Sesto San Giovanni, che fu anche capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, a versare un risarcimento di oltre 19,7 milioni per danno erariale. Con lui sono state condannate anche altre 11 persone per un totale da risarcire di quasi 50 milioni.
«Un anno fa - ha raccontato Penati - mi è stato riscontrato un cancro e i medici concordano che è anche conseguenza della mia vicenda giudiziaria. Da un anno sto combattendo. Questa è la sfida più importante della mia vita. Della vicenda Serravalle si occuperanno i miei legali». Scontato il ricorso dei difensori.

Secondo la Procura contabile, l'operazione di acquisto avrebbe provocato un danno (i pm lo valutavano in 119 milioni di euro) legato «ad una sopravvalutazione del prezzo unitario delle azioni acquisite dalla Provincia, ben al di sopra del reale valore di mercato». E, sempre secondo quanto sostenevano i pm contabili, avrebbe portato anche ad «un danno per il deprezzamento del controvalore del pacchetto azionario detenuto dal Comune di Milano nella stessa società».

«La gestione della fase precontrattuale - hanno scritto ora i giudici nella sentenza d'appello di oltre 80 pagine - ed il suo esito finale con il pagamento di un sovrapprezzo stimato nel valore superiore al 30% di quello del pacchetto azionario acquistato senza la copertura di una perizia e facendo a meno di assistenza qualificata (...) rimangono parti oscure dell'intera vicenda, che avrebbe dovuto essere gestita con perizia e prudenza dal Penati» e dagli altri. Per i giudici sono «evidenti» in questo caso dimostrazioni di «impreparazione ed incompetenza» nella gestione di «un'operazione commerciale avendo di fronte un contraente certamente abituato e spregiudicato nella conduzione di iniziative finanziarie e commerciali».

Così i circa 50 milioni di risarcimento danni in favore della Regione Lombardia (socio pubblico che è subentrato alla Provincia di Milano nella società holding Asam), i giudici hanno ritenuto di ripartirli in percentuali: «40% Penati», «30% Princiotta», ex segretario generale della Provincia, «20% Vimercati e Saporito», rispettivamente ex collaboratore di Penati ed ex dg della Provincia, ed «il restante 10% agli assessori della Giunta provinciale di Milano».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: